Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

100 CRITICA SOCIALE me,•a. iniziare una repubblica che rosse il preludio della civiltà nuova, il termine medio rra il passat.o e l"avvenirA. Abbandonati dalla democr11zia alla rerocia del nostro e partito rurale>, non sarebbero mancati I Thiers a rinnovare la settimana di sangue, ed il proletariato avrebbe segnato, sull'erta 1ormentata del suo Calvario, una tappa sanguinosa di pilÌ. STIMOLARE E VIGILARE Nell'accompagnarci lo scritto che abbiamo inse– rito qui sopra, lvanoe Bonomi ci dice: e l'ho scritto « senza aver prima letto il tuo ultimo articolo. c. Lotto quello, mi pan'e inutile il mio; pure lascio c. a te l'ultimo giudizio•· A noi inutile non parve; esso s,•olge un concetto cho noi s'aveva appena accennato e lo porta a conseguen1.o alle quali nou osavamo, e non osiamo, arrh•are. Intendiamo dire che le accettiamo come possibtlltà, e non come ce,·tez:.e. Nell'a1·licolo Il domant noi ave,•amo rile,•ata l'atonia, l'impotenza e la contraddizione di cui diede prova la democ,·azia nelle recenti agitazioni popo– lari. E Bbbiamo detto: prendiamone nota por sapere, in av,•enire, su chi e fln do'"e sia da contare. Era una conclusione modesta. Il nost1'0 giovano colla– boratore, d'accordo, del resto, con altri giornali socialisti, ne deduce la sentenza di mo1·te, sicu1·a e pro~ima, della democrazia come partito c1·a,•,•enire. E ue dà anche la spiegazione, unica e reci!!a, nel– l'inte1-esse di classe che SJ>ingealla reazione politica tutto ciò che non è schiettamente socialista o schiet– tamente p1'0letario. Una spiegazione che ha tutta l'aria di esse1·e del più puro ma1·xismo. Lo è veramente? Secondo noi. e la spiegazione e la profezia peccano di semplicismo. Contengono una tenden1.a, ORSia una parte, ma una parte sol– tanto, della realtà delle cose. Il Bonomi suppone che la bo1·ghesin e la piccola borghesia in Italia si tro\'ino presso al termme della 101'0parabola. 'l'utto il suo a1w,menta1·e basa su questa premessa, che noi in piu articoli ci sfor1.nmmo di dimostr"are non vera. Egli dimentica inoltre che ciò che suole chia– marsi la «democrazia» è un conglomerato essen– zialmente eterogeneo. Essa va dal grando propl'io– tario che ,,odo nel militarh1mo e nel dinasticismo una pe1·petua minaccia nscale aì frutti della sua proprietà, dal g1-ande industriale che trova la re– pubblica il regime più confacente allo s,•iluppo del capitalismo, dal demagogo ambizioso che s1 servo della formula democratica corno di lllHl corda a nodi pe1· scalare il pote1·e, p1"111to, magari, a dh·en· tare un nuo,·o Crispi quando l'abbia raggiunto; essa va da questi est1·emi mollo JH'3tici, a tr"d''erso gli strati più incoscienti del piccolo commercio e dello pl'ofessioni mal 1·imune1·ate che ranno della opposizione di malcontento generico al regime esi– stente; va, diciamo, 0no alle altitudini idealistiche del « repubblicano puro» che o<lia il pri"ilegio mo11nrchico o non ,·ede più in là, del • 1·opub– blic.1110sociale » che l'aHisa, iu buoua rode, in quel p1·i\•i\Pgio il foudamento o la trincea di ogni altl"O prh·ilei;io; e scende anche a\l'ope1·aio ancora convinro che 11011 si po:-;~aneppu1·0 aHicina.r·si alla p1•opl'io1.\collettl\"a 0nchò i tro11i l'imangono dtti. Non discutiamo ora questi due ultimi punti di vista; diciamo solo che esistono, e rarlicati, in mol– tissimi, e flnchò una propaganda diver'Sa o il suc– cedersi delle generazioni non li abbiano tolti di mezzo, non sarebbe da positivisti il non farne alcun conto Ora, un conglomerato cosi \•ario no· suoi elementi non può es:ie1·e mosso da un solo sentimento, non può gettarsi tutto per una medesima \"ia. li con• flilto intestino dello sue varie anime può bensl determinru·ne la paresi. può spiegarne il moto lento, oscillante, confraddittol'io anche, secondo che l'una o l'altl'a prevale. Una cosa si può dÌl'e: che esso tende ad una scissione, ad una decomposizioue nei vari elementi onde risulta. Que.~ta decomposi– zione è già. accennata nelle varie frazioni e far.ioni che si disegnano nell'ambiente democ1·atico. Rea– genti este1fori 1>0ssono anche affrettarla; uno di questi reagenti - forse il pi\J. attivo - è il socia– lismo che a,,anza. Il socialismo, di fronte alla democrazia, deve quindi innanzi tutto stimolula. Lo stimolarla ne affretterà la scissione. poichè gli elementi suscetti– bili allo stimolo do,•1-anno separarsi da quelli che vi sono refrattal'i. Uua parte cammine1·à rinculando: un'altra inolt1·e1·à verso noi. Non è da p1-otenr1 .. ,-e neppure una dedizione im1>rovvisa e completa. Nella stol'ia niente di simile avviene; l'evoluzione natu- 1·ale delle cose si rifiuta ai dilemmi della nost1-a impazienza. ~fa le condanno sommarie, nonchb ap· p1•ossima1·ci al nostro flne, anzi ce ne dilungano. 1;:ssetendono a respingei-e nell'esercito reazionario tutta la massa democratica, a riti'Oso della logica delle cose e dell'inte,·esse medesimo del nostro partito. Perch0 anche questo è da avvertire: le rivolu.– zioni. sia politiche, sia sociali, non avvengono mai ad ope1'8. di un solo pa1'lito, in nome di un solo p1·incipio, r,er un solo fino; esse si giovano sempre di molti e ementi per distruggere resistente, sal\•o poi, !':\~giunto questo scopo immediato, pre\'alere, con piu o meno <H h-ansazioni a seconda delle forze rispetti,•e, quell'elemento che rapp1·esenta la rorza maggio1·0 e la coscienza più chinl'a, in p1•nporzione alle pos.~ibilità ed ai bisogni del tempo. S'aggiunga che, nella guerra sociale. come in tutte le guerl'e, una parto ò da lasciarsi all'imp1·(n•isto. Non si è previsto tutto se non si è preveduto anche questo: che v'è qualcosa, sempre, che non si può prevedere. )Ifa perchè l'imprevisto sia ridotto ai minimi termi111, noi abbiamo, oltre quello di stimolare. un altro ufllcio di fronte alla democrazia, che è di studial'la nella sua evoluzione, di analizzarla di continuo, di rh•elarla a noi e a se stessa e di vigi– larla. Perchò siano evitati ai socialisti e al prole– tariato combattente i sacl'ilìzi inutili, i mo"imenti utopistici 8 le delusioni che riempirono di lagrime e di sangue la storia del passato. FILIPPO TORATI. IL RISVEGLIO RELIGIOSO lii. Il coshletlo socialismo cattolico. Vedemmo già in questa Rivista (') come l'attuale quasi repentino riabilitarsi e rinvigorirsi della religione e del clero si debba attribuire a una reazione di inte– ressi minacciati La potenzialità. della religione è in ragione diretta degli interessi che le danno alimento. Da.sitrauo punto di \'iSta ponemmo In rilievo l'opera del romano pontell.ce e la nuova orientazione della po• litica intern a degli Stati. ('l Anno 1896:numeri t e I,

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