Critica Sociale - Anno VI - n. 6 - 16 marzo 1896
86 ORITIOA SOCIALE energia. di propositi, concordia. di vedute o sufllcitmza di mezzi, al male quasi irreparabile che prima avea fatto. Ma non la pensarono cosi i signori ministri. Nel Consiglio dell'S febbraio il dissenso, che fin da Amba Alagi li divideva. sull'impresa africana, sui limiti da as– segnarle e sul modo di risolverla, scoppiò in aperto con• flitto. L'uno voleva la guerra a rondo, l'altro una guerra più modesta, l'uno voleva andare ttvauti, l'o.ltro tornare indietro, l'uno inghiottirsì in un bocconesolo tutta. l'A• bissinia, l'altro abbandonarla a ganasce più forti. Ci furono dimissioni d&to o dimissioni minacciate, e por molti giorni avemmo lo spettacolo miserando di mini– stri, che non sape,•ano se non dirsi delle male parole, dimentichi che noi ci trovavamo di rronte al nemico irrilttlo dai nostri sotterrugi e pronto ad ogni e,·ento. I veri traditori della patria, i veri responsabili del sangue versalo e dei danni sofferti o dell'onta subìta sono i governanti d'allora, questo branco di ladroni e di ga• lootll che i peggio non contengono gli ergastoli d'Italia. E intanto, cli Il a pochi giorni, ras Sebath ed Agos T&rari, abissini ai nostri soldi, si ribellarono, occupando una dello nostro retrovie o rendendo malsicura l'altra. Il rallo non poteva essere più grave, e la nostra posi– zione di Adigrat, già piena di tanti pericoli, divenne d'impro,•viso insostenibile. I viveri di(otlanno e rra. bre,•o sarebbero mancati, e le nostro truppe erano de– moralizzato dalla lunga inazione, dal sapersi nccampate tra popolazioni in aperta. ri,•olta o di l'ronte a un ne– mico vittorioso o potente. Il 23 rebbraio, Daratieri, vi~ stosi a mal partito, decide la ritirata ad Adi Caiè e comincia t~d eseguirla mandando avanti le salmerie. Il 24-J robbraio cambia proposta o decido invoco !"attacco: il dì seguente attacca il nemico od ò sconfttto, lasciando sul cam1>0 IO mila soldati tra morti, rcriti o prigio– nieri, o tutta l'artiglieria. in mano agli scioani. Perchè Daratieri attaccò il nemico che sapeva in po· sizioni rormitlabill, quando prima ave,·a decisa la ri• tiratal A questa domanda i fogli crispini hanno risposto che Baratieri aveva ratto un colpo di testa, spintovi dal risentimento pronto nel sapersi sostituito nel comando dal generale Ualdissera: i pili benigni dissero che era diventato 1mzzo.L'una cosa e !"altra sono insussistenti. Hamtieri ha tante responsabilità davanti al paese, che il tUrgH o l"addossargli a11chequest."nltra non no scema o no aggrava la soma. Ma perchè nessuno srugga alla responsabilità. che gli spetta, giustizia vuole e dovere comanda che si mettano lo carte in tavola. Decisa, nonostante il conflitto, la guerra a rondo, nella seconda metà di febbraio si manda furtivamente in Af'rica il generale 13aldissera, o si organizza o si ra. ))artiro un esercito di circa 20 mila uomini. Questo corpo d·esercito doveva: 1. 0 disimpegnare il generale uaraticri; 2. 0 operare colle truppe accampato intorno ad Adigrat un attacco convergente contro gli scioanl por la via Godorelassi-Gundot-Daro Taclè. Alla iinpresa, cho ontra,·a cosi in una nuova fase, si volle dare tutta la solennità possibile. Crispi persuase facil– mente Umberto a recarsi a Napoli o a dare il suo sa– luto allo truppe pronte a veleggiare alla volta di Mas– saua. Colla parola e l'onoro Jet re si impegna,·ano la parola e l"onore d'Italia: la guerra d'Africa dh•entan Insieme una guerra regale e nazionale. Ma ool frattempo Baratiori tolcgr arava a. Roma.che, non potendo più oltro sostenersi, si ritira.va sul Mareb. Questo ratto ora la fine della campagna. L'abbandono delle nostre posizioni intorno ad Adlgrat, l'occupazione che ne avrebbe ratta il Negus o l'imminenza della sta• gione delle pioggie, faceva.nocadere il piano militare stabilito a. Roma, rendevano necessaria la sospensione delle ostilità, pi(l difficile la. campagna rulura, più in– certa la vittoria che si voleva ad ogni costo dopo gli scacchi soJTerti.Tutto ciò non era. una. sconfitta, ma ,,i somigliava. molto negli effetti, o presentava questo pe– ricolo, che protraeva indefinitamente una situazione grave o penosa sopratutto in Italia. Crispi vide tutto ciò chiaramente e gli increbbe di naurragaro quando il porto era vicino. Molti rinrorzi erano già.arrivati a Massaua, altri, molti altri erano in viaggio o pronti a partire, Baldissera stesso navigava già. nel mar Rosso alla ,•olta dell'Eritrea. Baratieri po– teva aver esagerato, e poi Crispi non si ftdava più di lui, e rorse non gli crede,·a pienamente, o rorse temette che il governatore, saputo del comando in capo dato a Baldissera, volesse, ritirandosi, rendere più arduo il cOmpilo al successore. Pochi giorni ancora di tempo e la.po.rtita ora vinta. Rinunciarvi adesso, che l'entusiasmo era caldo o tutto disposto per un'azione vigorosa, gli pareva, più che un contrattempo, una. rovina addirit,. tura. Ma ordinare a Baratieri che attaccasse era una rollla; dirgli che temporeggiasse non si poteva senza. scoprirsi; gli si telegrafò allora cho erano prossimi a giungere tutti i rinrorzi i quali avrebbero migliorata. la situazione alle spalle dell'esercito operante ad Adigrat. Come interpretò Oaratieri questo telegramma 1 Un giudizio sicuro su di ciò non è possibile rarlo . Ma è certo cho la ritirata, già principiata il 23 ( ebbra.io, fu sospesa il giorno appresso, od il giorno 25 le carovane ricevevano l'ordino di rermarsì e di tornare al campo onde erano partito. Facendo cosl, Oara.tieri rorse inter– pretò esattamente il pensiero dol Governo, certamente obbediva al sentimento suo proprio, che gli dipingeva corno disonorevole il cedere di f'ronte al nemico. Per cinque giorni eì si mantenne ancora nelle antiche posi– zioni, mettendo a pron durissima i soldati; poi i viveri mancarono. Il giorno 29 il problema ern divenuto d"una. graviti\ eccezionale. Rimanere sul posto era impossibile; il ritirA.rsi,quando puro si rosse voluto davvero, pieno di difllcoltà.e di pericoli; l'attacco al nemico, per quanto rosse sempre cosa. temeraria. o atto da disJ>erati, appa.• ri\•a mono brutto ed oscuro di prima. Questo stato di cose ru sottoposto all'esame dei generali, degli ufllciali superiori o di molti altri che, per conoscenza di luoghi ed esperienza di guerra, potevano daro utili consigli. Dissenzienti alcuni, consenzienti il maggior numero, ru deciso l'atta.eco pel di seguente. La battaglia inratu ebbe luogo, e con ossa. la catastrore. Non è il caso di discutere la responsabilità. di Dara– tieri sotto raspetlo tattico o strnlegico: ossa rimane intera. Ma la responsabilità, diciamo così, politica, ab– braccia tutti, il governatore dell'Eritrea ed il Governo di Roma. A mezzo gennaio il ministro Mocenni era. de– terminato a. mandare in Africa. Il genernle Ualdissera, o Crispl non volle. Cosi si lasciò al comando dello truppe innanzi al nemico un generale in cui non si twova ftducia, e che tutti, o moltissimi, dicevano dedito ai liquori o malato di cervello. Come può dunque par– larsi di irresponsabilità del Governo centrale che, sa– pendo questo cose, non ha proHodutof E come ha potuto trovar credito l'ipotesi del colpo di testa f Bel colpo, per diol che si ò ripercosso sugli altri generali o sugli untciali superiori, e che ho. avuto bisogno d"una settimana intera per esser prepanto. Ma,presclnd~ndo da ciò, la. campagna d'Al'rica. è stata
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