Critica Sociale - Anno VI - n. 6 - 16 marzo 1896
94 CRITICA SOCIALE parnellista in questo momento, per perdermi nelle minuzie della descrizione. Rispondo con dei mono– sillabi e ordino all'auriga di divorare la via. Non vedo più che l'atleta-nazione che vuol uccidere il land-lordismo spietato col vay no rent ! - col « non pagate gli aOltti ! » - i distruggere il pae– sano nemico della sua classe col boycottaggio, l'o• stracismo sociale che vi asfissia senza torcer,•i un :g po 8 s 1 l~Jz~n!tt~i;~::3a: 1 ~g~n ra 8 d~~~ 1 Ìe c:!l~';: per ventisei ore senza una pausa, rovesciando colla stessa implacabilità ministeri liberali o conse1·va– tori che negano giustizia all'lrlanda. il ~9°~!tt~f~s·11iio ':_E~~~is~;s~ 11 So~~i! 0 fa,~~ c~ 1 !;~ 8 Ò il contadino che s'offre o accetta di andare al posto di uno sfrattato? » Molte voci: Uccide,·to! « Credo di aver udito qualcuno dire: ucciderlo.' Io vi insegnerò un modo più crìstiano, che lasci all'uomo perduto la opportunit.-\ di pentirsi. Quando un contadino prende il terreno e la casa dello sfrattato, voi dovete additarlo sullo stradone, nelle vie, nella bottega, sul prato, al mercato, in chiesa, lasciarlo solo, isolarlo dal resto della popolazione come un lebbroso. Voi dovete fargli sentire il vo– stro disgusto pel delitto ch'egli ha commesso! > Il Parnell, intimamente, non fu mai un grande amico dei p1·eti cattolici che presero parte alle due agitazioni, agraria e politica. Ma è un fatto che senza loro, in un paese cosi eminentemente reli– gioso, i movimenti non sarebbero divenuti nazio– nali. Non era ateo come Bradlaugh e non era fana– tico come i memb1•i delle sette religiose. Io lo met• torei fra fii indifferenti o fra coloro che legano ~uf~neor3a~f~ 0 fl~~~~ dlf~!~~fO ~gt 1!:I:i 0 ~~~'. mento, e domani scialivano nella pl'eghiera. Se temeva qualcosa era la ,iettatura. Un vero napole· tano, in questo. Nell'SO, finite le elezioni generali, disse ai colleghi raccolti nell'albergo di Dublino: « finalmente domani posso andare a Avondale ! » - il suo paese di nascita e il suo soggiorno quando era in Irlanda. Alrindomani: « come! non siete ancora partito 1 :t - «. In venerdl ! » l'ispose. - Qualche mese dopo, il Governo presentava un btll che, senza essere socialista, doveva, secondo Olad– stone, pacificare il contadino irlandese, e che rap– presentava, secondo il Sullivan, l'espropriazione obbligatoria dei terreni a favore dei coltivatori; aboliva, colla costituzione delle Corti agi-arie, gli affitti disonesti, sopprimeva le evizioni che insan– guinavano l'Irlanda e vietava gli aumenti di Otto sulle miglio1·ie fatte dal colono attuale o dal suo predecessore; anzi ordinava la J'estituzione di quanto ~~~! 0 0 f:!v!t~tom~:.~ai~r~T:~i, 1h:1~01!~~ 1 ~ctl:i\ii~ il coltivatore proprietario, che prevedeva le delu– sioni cui infatti le Corti agrarie (composte di un tandtord, <li un agepte agrario e di uò giudice) diedero poi luogo, rinutl>Ja legge e spinse l'Irlanda a non valersi di essa. Gladstone lo fa arre..~tare come « sospetto ,. (la legge infame vigeva ancora in Ir– landa), e cacciare nel cellulare di Dublino. L'lr• landa veste la gramaglia. Lo ladies irlandesi man– dano. come un saluto, al leader carcerato, una papalina verde ricamata. Verde! il colore a cui egli attribui\•a le S\'enture patrie. Unluclti{I ! « Portami via questa 1·oba• - disse al carceriere. - Non parliamo del 13; non av1•ebbedormito al U per tutto l'oro del mondo. Andato nell'Ulster, a propugnarvi una candidatura, trova all'albergo una sola camera disponibile, il numero fatale: « bat• taglia perduta! » dice al candidato. - Dal carcere di Dublino tratta con Oladstone per concertare il Land act che doveva amnistiare i debiti arretrati, salvando dalla evizione pili di 100.000paesani, per• donando ai contadini oltre un milione di sterline. ~~:n~1:~c\~d~:~~s~l~i1~s: 0 ~1~;1~8:i~iips;:m!r::i sfro. Conclusero di aggiungerne una quattordice– sima che non dicesse niente. . . . Ed eccoci alla stazione per flolihead. Diluvia. Dieci mesi fa egli era qui, pieno di vita, che an– dava in Irlanda a schiacciare il clericalismo e l'antiparnellismo che lo avevano gettato in pasto ai lupi inglesi come cosa immonda. Mi stringeva la mano e mi diceva: « noi vincel'emo ». « Ve lo augu1•0, signol' Parnell. > Poi dal predellino del vagone, zeppo di 1·eporters che lo seguivano in quella campagna: « il giorno - disse alla folla acclamante - che bilancerete i miei errori e quelli dei miei avversari, vi assicuro, non sarà il mio piatto che traboccherà. » E aveva ragione. Egli era indubbiamente pili puro della maggioranza dei suoi contemporanei. Questa sera tutto è finito. Il leader è un'altra volta con noi nel freno che vola, ma non sono più acclamazioni, sono singhiozzi. I fazzoletti non si s,•entolano, ma raccolgono le eruzioni dell'angoscia. Alt! Il treno si arresta. I patrioti, fattisi necrofol'i, si tolgono sulle spalle la cassa piena di home rute. Passiamo il ponte che divide i due paesi che vor– rebbero divorarsi. Eccoci sull' « Irlanda >; l' « Ir– landa > si stacca dal porto con dei muggiti sordi. Mare agitatissimo. I marinai fiutano la tempesta. O' Connor, dopo che ci siamo scambiati nel salone una gor8'ata di tolifaltY nazionale, mi fa delle com• pa1-azioru t1•aO' Counell e Parnell. Il primo, intel• lettualmente, to1•reggiavasul secondo. Ma O' Connell non aveva dominante il concetto dell'indipendenza politica e del contadino proprietario. In lui trion• fava il papismo. Lasciò il cuore al papa, il COl'pO all'Irlanda e l'anima al cielo. Parnell vi ritorna tutto intero: cuo1·e, corpo e anima. O' Connell ri– fiutava l'lrlanda libera se ciò avesse dovuto costare una goccia di sangue; Parnell insegnava all'irlan– dese a versarlo, se bisognasse, fino all'ultima stilla. O' Connell venne a patti coi whigs, diede loro del fiato; Parnell rimase irlandese, tutto irlandese, null'altro che irlandese e non diede mai tregua ai nemici del suo paese. Anche iA. Inghilterra, egli era in Irlanda. Non mise piede nei clubs inglesi se non una volta, dopo la confessione di Pigott, al Club degli ottanta, per ricevere le congratulazioni di lord Rosebery e dei capi del partito liberale; e una sola volta, sempre dopo quella confessione, si presentò, con Gladstone, in St. James Hall, per dar modo al pubblico inglese di rompersi le mani cogli applausi. O' Connell bussava all"uscio di John Bull colle nocche inguantate; Pamell vi picchia, 1 a colla mailed hand, colla mano corazzata di ferro. L'alleanza con Oladstone non gli sbl'iciola punto la statua di anti-inglese. Perchè fu il « gran ve– gliardo » che mise in testa al programma liberale f'lwme 1-ule; non Parnell che ne lo implorass(-1. La traversata di O-i mi(jlia è compiuta. Nella baia di Dublino la luce scialba mattinale ci slava le faccio come a dei 1'00uci da un'orgia. li ponte è a tt,rra. Siamo nel treno per Dublino, lungo sei miglia. Scendiamo, e via per la chiesa. Vi entro, colla folla, esasperato che vi siano ancora tanti imbecilli. Non ho mai capito i funerali, queste sciocche teatl'alità. che vi rubano il tempo. Parnell li aveva in orrore; p1•ereriva, da buon protestante, il sistema inglese, che si risolve in un semplice se,·vizio sociale. Vi pol'tauo via pancia a terra, senza
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