Critica Sociale - Anno VI - n. 4 - 16 febbraio 1896
62 CRITICA SOCIALE coopel'ath•oin una singolare flacchezza morale e nella clirficollil intellettuale ad accogliere con pre– cisione l'idea socialista. Senonchò il Oatti attende che gli animi dei pic– coli proprietari sa1'8.nno più accessibili alla pro– paganda socialista quando, pet· mezzo delle Casse, il piccolo proprietal'io sarà diventato indipendente dalla media e grande IH'Oprielà. Jlioi avevamo op– posto che il tentativo di renderlo economicamente indipendente. osain di rinro,·zare la sua posizione di produttore isolato,contrasterebbe collaevoluzione, contt-aste1·ebbe colle necessità del nostro partilo. Meno egli sento la propria indipendenza - dice– vamo - o pili comprende la inanità. de' suoi ten– tativi e la sua solidarietà colle altre ro1 1 me di pro– letariato. Gatti risponde: le casse non saranno tanto rorti da trasformare il piccolo in medio pro• prietario. E che importa? Voi r,erò credete che potrebbero sciogliel'lo dalla dipone enza della grande o media p1'0prietà. :\la \'i 1•ispondiamo: in primo luogo questa ò una illusione. Il denaro per le loro operazioni le Casso 1•urali lo devono pur prendere o da qualche grande proprietario, o dallo Banche che sono appunto in mano della media e piccola p1'0prietà. In secondo luogo, se anche fosse possi– bile liberarli da questi lacci, \'Oi ne a\'reste bensi aumentata la libertà, ma quale libertà ? Quella di p1'odullori t1ullpendenU. Avreste bensì numentato la sua \'irtualiti\ rii ribellione. ma a chi e a che cosa 1 Ai socialisti e al socialismo. Possiamo per ciò ripetere con ragione, riguardo alla proposta del Oatt,, che, tanto negli effetti ma– teriali quanto negli enètti morali, l'ope1·a dei so• cialisti (come uomini di partito) nella formazione delle Casse rumli, sareblle, nonchO inutile, dan- nosa. E ora sll'ingiamo i nodi. Data la cifra dei lavo• ratori agl'icoli saluiati, sotto qualsivoglia forma, non put) rimanere alcun dubbio sulla necessità, per il partilo nostro, di :agitarsi e organizzarsi nelle campagne. Quesfei-a il punto di partenza e il più impo1·ta11todella discussione. Se anche noi avessimo torto di Cl'edcre alla accossibilitil del lavoratore piccolo proprietado (o delle terre o degli strumenti mobili) alla p1'0paganda socialista, la conclusione: conquistiamo la campagna 1 non J)Otl'ebbe mutare. :\la ci lusinghiamo di avere dimostrato, coll'esame delle condizioni in cui si trova il ceto dei piccoli propl'ietnri, cho la coscienza socialista può venire rn essi S\'egliata. C1·ediamo cioò avere dimostrato che la nosll-a propaganda si svolgerebbe rra un ceto, che non solo va p1-oletarizzandosi rapidamente, ma è già confuso - nei suoi tratti essenziali - col profetariato. Senonché il Oatti ci appuntn di non saper dare consigli speciali per vince1·0 le dittlcoltà cho pre– senta il piccolo proprietario. L'unico consiglio pos– sibile è, a nostro parere, che il propagandista e<r nosca bene i luoghi dO\'O intende di mo,•ersi. Se é luogo, per esempio, dovo sieno molti piccoli pro– prietari, e.gli deve saper analizzare la loro situazione por dimosti·are la loro solidarietà di interessi cogli altri lavo1'8.tori. Cosi, dove provale il tipo del con– tadino fisso, deve conosce1·e i patti colonici per prenderli in esame o pol'ro in rilievo i tranelli e lo frodi di cui sono costituiti. In questo senso so1- lanlo - e cioO nelle premesso critiche - può diffed1·e la propaganda nelle campagne da quella che valo 1>01· roperaìo doll"industr1a. E \>e1·ciò non consentiamo che, per formare dei socia isti a qualunque costo, si debbano usa1·0mezzi elio confraddicono alla evoluzione economica o al– l'indfriz;~o genoi·alo del pa,·tito. Non l'Ìuscirommo a fo1•mare dei socialisti, e avremmo abdicato ai nostri pl'incipi. Pa1·imenti dissentiamo dal Bonomi se egli intende cho ci si debba preoccupare della piccola proprietà sfruttatrice. In questa, come tra le classi piu ele– vate, è possibile trovare delle adesioni personali, effetto di una particolare elaborazione della co– scienza. Ma il partito non devedichia1-arsi, in nessun modo, patrocinatore de~li interessi di chi si appro- s:t~/~~\\~ ~;~~\ 1 ~~1 1 0 I~•:~• i~!:idi~~f1ee~o :e:~ florida. li Gatti in\'Oca « l'esperimento nel campo pra– tico.» Adagio, diciamo noi. L'esperimento devo essere fatto solo quando so ne siano fissate le di– retth•e. Se no, avremo una anarchia di metodi applicati individualmente, il risultato de' quali po· trebbe essere bensì di procurarci dei successi ap– parenti, ma di prepararci anche delle disillusioni e delle sorpreso. Se il Galli dice che « il partito socialista è 01·ml\i cosi ben distinto dagli altri e cosi vitale da potel'si permettere certi tentativi senza pericolo 1 falliscano puro, di vede1•5i confuso con altri o menomato ,, s_li ,,a osservato che que§ta distinzione o questa vitalità del partito potrebbero "euir graveme11te compromesso quando, con ten– tativi o sperimenti non conformi alla sua indole, si conrondesse, nella coscienza delle classi campa– gnole, cogli altri partiti, ponendosi a corre1·e coo questi in un arringo non suo colla certezza di uscirne superato. Anche nella scienza il processo sperimentale è preceduto dal processo dedutti,•o. Non altrimenti può comportarsi il partilo del socialismo scientific,o. LEONIDA BISSOLATI. POSTILLA AD UNA POLEMICA Il signor A. ~!archi ci scrive per rile"are che, nella disputa sul principio di causalità. economica, non con– testò e gli che la teo ria del Loria sia. anch"essa incom• piota. o unila.tera.le; consente anzi in parte in questo giudiiio . Ma.insisto a. tro\'are, col Loria, non già er– rato, ma deftclonto IILteoria di Marx in quanto pone a. base prima delle slrutturo sociali lo variazioni dello :~ra~~~t~oir~:~t~l~~:i• t"r1 n~go~~~~ ~el~~if~vt~t l~~j pensiero che determina. coteste ,·ariazioni. Sc1·ive il Groppali: « Il ))ensiero, nel sistema. di ~larx, non mp– presenta, corno nello teorie ortodosse, un rattore attivo s semO\'Onle, bensì un prodotto, un riflesso di altri motori ». Ma.quali sono questi motoril - gli oppone di nuovo il Marchi. - Il Marx non vi accenna, nè essi sono così ovvii da potersi sottintendere. Diamo atto al nostro collaboratore delle dichiaraiioni qua sopra riassunto. Ma.ad esse vogliamo aggiungere unrr osservazione - ossia una domanda - nostra. E cioè: ò proprio "ero che il Marx reco anch'esso, come,·orrebbe il Marchi, delridealismo incosciente i Egli inruso nella scienza, ed illustrò da maestro, la. teoria nuo,·a che ra della evolutione dello strumento produt– tivo la. causa diretta. e proporzionala della evoluzione sociale. Questo ru il còmpito suo e in questo non ru conrutal'l. M&ciò non ra, nè gli si pul) attribuire, che egli disconoscesse o ignorasse i rattori anteriori - tellurici, demografici, economici, giuridici - da cui cotesta evoluzione à condiiionata. li concetto, che la espropriazione del colth·atorl U la base dell'evoluzione capitalista, è accennato o implicito in più luoghi anche del 1. 0 ,,oJume del Capitale. $i \'Oda, per es., a pag. 315 dell"edizione rrancose, in nne alla seconda colonna. E altrove, nella teoria della colonizzaiione (pag. 3--11): « La p,·ima condh:ione della produzione capitalista ò « che la proprietà. del suolo sia giò.straP.pata di mano e alla massa. L'essenzo. di ogni colonia llber,Lconsiste, e al contrario, nel ratto che la masso. del suolo vi è e ancora. proprietà. del popolo, e che ogni colono puU
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