Critica Sociale - Anno VI - n. 4 - 16 febbraio 1896

CRITICA SOCIALE 61 potrebbe cwer luogo. Vero ò che il nostro contrad– dittore acutamente ci osservtn'a come il genere di propaganda non sia determinato dalla volonfa degli agitatori. sibbene dalla natura stessa dei rap– porti in cui si movono e si agitano. Il che è vero fino a un certo punto: sino I\ quando cioò il p..1rlilo non abbia ben determinato i suoi fini e i suoi me– todi, o non agisca. come un organismo solo. retto da un solo pensiero. Ma, ancho prescindendo da quoste considerazioni, noi troviamo che il dilemma ipotetico posto dal nostro amico non ci può spa– venta,·e per ph'1ragioni. · Anzitutto, i piccoliproprietari a cui noi alludiamo non sono da conrondere colla piccola borghesia sfruttatrice. Essi non sono srruttatori, ma srruttati. Di più - come sopra ricordammo - sono in gran parte anche salariati. Inoltre, ciò che più importa considerare in proposito è In impotenza in cui si trovano le classi dominanti a concretare qualche cosa a favore della piccola proprietà. Essesentono bensì il gran desiderio cli conserva1·e questa pro– prietà lavorafricc, perchò scr\·e di giustificazione e di scudo alla lol'o proprie!;\ oziosae sfruttatrice; ma all'ombra di quello scudo esse de,•ono pur pro– sop:uiro il loro c6mpito storico che Odi ospropriarla o distrug$erla. Esso ponno bensì almanaccare, pe1• esempio, mtorno alla ricostituzione den· homesleaa peP sah•a1'8la piccola proprietà dalla col'rosione degli agenti este1·ioriche si riassumono nella con• correnza mercantile, e degli a$enti interiori che si sviluppano dalle viscere del diritto borghese che consacm la alienabilità e la divisibilità dei beni; ma, come ormai non so può dubitare, questi tenta• tivj hanno il valore delle fantasie di un infermo e degli sfo1•zi disperati di un naufrago. li c6mpito dei socialisti, di fronte a questi badalucchi della bor– ghesia, non potrà dunque essere se non quello di mosti•arne la inanità e lo intime e irreducibili contraddizioni. Senonché, monti-e la classe capitalista e grande proprietaria, che domina og~i, 11011 riesco a fermare la ruina dei piccoli propr1etal'i come produttori, prosegue più o meno Yolontariamentea peggiol'arne la condizione come consumatori. Ora qui, soltanto qui, il partito socialista può compiere una funzione difensiva del proletariato tutto quanto. Nonsi tratta di difendere la piccola proprietà, ma di tentar di elevare il tenore di vita dol piccolo proprietario. Perchò il partito socialista, come osserva il Kaul– sky ('), non attende la sua vittoria dalla indigemrn, nò del proletario nò del piccolo proprietario; anzi. riguar<lo a questo, maggiori sono i suoi bisogni personali e meno e~li si oslina a combattere contro la grande proprieta mercè la co11corren;·a della fame ( l/unge1•Ji011kurren:. ), decidendosiperciòtanto più presto ad abbandonare il campo di una lotta disperata per entl'at'8 nelle file del proletariato militante. Così il dilemma postaci dal nostro amico, se avrebbe valore contro un partito che giocasse al– l'equivoco colla piccola borghesia sfruttatrice, non può averlo contl'Odi noi che caldeggiamo un'azione estranea, anzi nemica, a~li interessi di tutti i capi– talisti, grandi e piccoli, dell'industria e dell'agri• coltura. Prima di riassumerci, risponderemo rapidamente al Gatti. Egli difende la sua proposta dicendo: e le casse rtwalt non hanno virtu d1 opporsi alla cor– rente preponderante della vita economica della borghesia, di porre un argine, sia pur modesto, (') Dai F.t•/lwter Pf"O {lramm, In 1elnem 01·1md1(ttJllchen Thdt, ert411rert ~cm K,. K.wn, çY. - Stutt1111rli89t, 1)1g. ftlCl. all'assorbimento della piccola proprietit agraria. :, Ne siamo ben persuasi. e Maappunto perciò», egli soggiunge, « noi dobbiamo prestar mano .-.1 loro sorgere in ,•ista degli elTotti morali che ne trnr– remo » Lasciamo andare anche noi i pulicolari della di:1cussione. E, riducendola alla sua più sintetica espressione, diciamo: ammette il Gatti cho la pl'O· paganda nello campagne de bba cs sc1·0 folla. colla pili assoluta sincerità; cho, c!oò.al piccolo proprie• tario, ~1• formarne un socia l isln, si debb..'\presen– tare l'idea della sua ineluttabile scomparsa nella economia borghese, e tanto più nella economia so– cialista 1 Sì1 e allora, come conciliare il carattere ~~s~~a ,~~~a,~~-ob~Fa~~~:si ~ia~~ita!J~ 1 ~~Jn8~': l: piccola proprietà deve scomparii~, si occuperebbero però a tenerla in piedi? L'effetto mora.lodell'azione quale vien consigliata dal Galli si ridurrebbe dunque a paralizza,·cicom• pletamente come socialisti. Senza aggiungel'e che, mentre, nnchòfacciamo la propaganda nostra, siamo più forti moralmente di tutti gli altri partiti, se ci dessimo a quest'opera di salvataggio della piccola p1-oprietà,avremmo per ri\·ali e concorrenti tutti 1 partiti borghesi che, quando si tratta di spacciare empiastri da appiccicare alle gambe di legno, J>Os• sono dire o fa1'8ben altro da quel che possano i socialisti! Diamine! Non è questo appunto il loro mestie1'8? lnoltre,O bensl vero che, quand'anche noi, insieme ai partiti bor~hesi,cercassimoo procacciassimoalla piccola proprietà i puntelli del credito, ossa do– vrebbe pur sempre, malg1·adoi nosll'i aiuti, scom– parire. Ma ò poi altrettanto vero che, oltro coope• ra1·ea rita1•darne la scomparsa, noi l'itarderemmo anche il cammino dellospil'ito l'ivoluzionario,perché cominceremmo per abolirne, in noi stessi, i fattori più coscienti. Vogliam dire che, mentre i socialisti sono occupati ad apprestare cordiali alla piccola proprietà, non possono somminish'a1'e, al tempo stesso, il Yelenodella sobillazione al piccolo p1-o– p1•ielario,o in generale, al proletario. Sono due funzioni, duo intenti, che si escludono a ,•icenda nella teoria e nella pratica. E non vale che il Gatti invochi a suo favore l'esempio delle Cooperatire di braccianti. Anzitutto la cosa é assolutamente diversa. Nella Cassa ru- 1·ate si tratta di tro,•are aiuli a che ciascuno dei soci possa prolungare la sua \'ita di produttore indipendente; nelle Coopera.th 1 e di braccianti si tratta di t1"0,·are 1 J>erun gruppo di operai, un la· vo1·0da farsi in associazione. ~la. poi: quale fu rutile rica,•nto dallo Coopera• th•of Lo stesso Gatti lo riconosce: quello di per– suadere. con metodo froebeliano, della inanità di tutto ciò che non ò trasformaziono completa del sistemn. lia loro utilitil fu dunque nel dimostrare la loro inutilità. E noi vorremmo, in vista di un identico risultato. perdere tempo e rorze e riputa– zione intorno allo Casse rut'ali? Seguiremmo la. strana tattica di voler arrivare alla verit..\ a furia di e1•rori.mentre la strada della vel'ifa la vediamo davanti a noi diritta e sicura 1 Si badi inoltre, a proposito delle Cooperati\'e di lavoro, che i loro effetti non furono solo negatid: fm"Onoanche posilh'i; esse ottennero di velare pe1· non breve tempo agli occhi del proletariato gli antagonismi di classe e di taglia1·e i nervi della resislenza economica o della organizzazione poli· tica. Sta bene che, in ca~ a molti anni, si sia r·i– conosciutodi avere sbagliato. Ma,intanto, un tempo prezioso si ò perduto, energie personali si sono sciupate, e la psiche proletaria in quelle regioni si risente ancora di quel malaugurato periodo

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