Critica Sociale - Anno VI - n. 3 - 1 febbraio 1896

CRITICA SOCIALE era addirittura un'hwasione. Il quotidiano ne ri– gurgitava. Erano ondate di prosa calda tramezzo alle quali ballonzolava il nome di colui che rap • presentava la na;done inrelice, chiedente ad alte grida la restituzione delle Camere legislath·o di College Green, state soppresse dalla malvagità o dall'oro inglesi. Tra le dodici e le sedici pagine a setto colonne non s'incappava che in lui, non si parlava che di lui, uon sbucava che lui. Il 'l'lmes, che 1-appresenta, nella politica irlan– dese, la persecuzione nazionale, lo rnseguiva col– l'odio dei rancori ereditari dal primo all'ultimo del• ranno. li suo chiodo el'a di prova11e o di far credere che Pàl'llell o i suoi ottantacinque e subo1·dìnati :.. nella Camera dei Comuni, erano stati associati, intimamente o continuamente, coi peggiori delin– quenti, cogli agenti e coi sica1·ì delle cospirazioni omicide, cogli organizzatori e prezzolatol'i degli oltraggi vili e spietnti o coi predicatori del vangelo della dinamite, gli stessi, a suo dire, che forniscono i Condi pel mantenimento del partito (il'landese) pal'lamentare. « Noi, scrh 1 eva, che pili di uua volta documentammo l'intimità di questi « capi costitu– zionali » coi conll'ive1'S o{ 11nwder (macchinatori di assassinii), diciamo loro che non sono protetti da alcun privilegio parlamentare e che la Corte è a loro disposizione pe1· farci condannare corno ca– lunniatori e per domandarne i danni. » E per l'iu– scire a pro,·a1·e come due e due fanno quattro che non erano altro che dei criminali, nell'87 accumulò un materialo di parnellismo e delitto che gli costò più di conto mila sterline. Il 18 apl'ile dello stesso anno, alla vigilia della seconda lettura del bill clet delttlt contro la martire dello leggi coel'citirn - un bili che divenne legge e mise ogni p1·ovi11cia, esclusa quella dell'Ulster piena di fanatici realisti o orangisti, alla me1'Cé delle leggi eccezionali o della sbiiTeria - il 'l'irnes menò un colpo micidiale alla causa irlandese. Pub– blicò un « autogmro » di P;\rnell che commosse e torrol'izzò il mondo politico. Era una lettera di1'8Ua - suppone,·a il giornalone di Prtnlino house square - a l'africk Egan, il tesoriere della Lega ag1·aria, fuggito negli Stati l:niti d"America per sah,arsi dalla ca,•ezz..'\del camefice. Se è Yera, si diceva, Pàrnell o il suo movimento sono irrevoc..'\· bihneuto pel'duti. L'ospistola, che lasciavt\ c1-eC:e.-e di esse1·0 stata scritta novo giorni dopo la tragedia di Pfu,,;1,fx pa,·k, p 1·ova va i ,·apporti di P.\rnell cogli tnvtnctbllt che a.ve, •ano. come si sa, scannati, il Omaggio 1881, lord Cavcndish, segretario di Stato per l'Irlanda o l3urke, giustificava il perchè il leader irlandese e gli altri erano stati obbligali, per vl\'ere sotto la maschem dell'agitazione costi– tuzionale, a condannare pubblicamente gli assassinii e aggiungeva: « Voi potete dire a lui ed agli alti-i interessati che. quantunque io rimpianga l'accidente della morte di lord F. Cavendish, non posso l'ifiu– tal'e di ammettel'e che Hurke non s·ebbe più di quello che si mel'itava. » La firma, che e1·a in capo alla quarta pagina bianca della lettera invece di essere sotto lo parole, come in tutte le lettere, non rece nascer·o noll11 testa del nmes neppure il dubbio che non fosse autentica. Era là perchè non c·era più s1>azioo por dar modo di st1·accia1· via il ~~~li~b~!!to 0 :~~ :~i c~~~v~~•obi~:i'i~·Corte dello tvel'ificazioni dei testamenti, che fa parte di quel etl'O edificio dello Corti reali di giustizia tra lo Strana e f'leel sh'eet. i aspettava con ansia indicibile Riccardo Pigott, l'irlandese che ayeva Yenduto rautog1•afo al Tlmtts. Egli do,·o,·a dichia– rare da chi lo a,·ern avuto. Era qui, in questa Corte, zeppa di avvocati in parrucca e di Untl legione di reJ)o1·ters, che si svolgeva il grande d1·amma del pm-nellismo e deWto, dinanzi 1a Commissione straoz'Clinaria di tre giudici scelti dal Parlamento, incaricata di investiga1'8 se o no erano vere le ac- ~i,~: ~hr?:~fe,~ ~~l~;?c,~~~~o ~:~~~~tin:i ~~::~js rientrarono proprio quando giungeva sir E. \Vebster, il capo degh av,•ocati del Ttrnes, a comunicare che Riccardo Pigott si era conressato falsario! L' « au– tografo» non era che il la,•oro della sua perHdia ! La comunicazione suscitò lagrime di commozione perfino in colo1'0 che a,•1'8bbero messo la mano nel Cuoco contro Pàrnell. Solo il leader mantenne la sua fama di impertu!'babile. Egli l'imase tale e quale colla mano nella mano, col bavero del paletot nocciuola rialzato come prima, senza uno scatto nò un sussulto. I suoi nervi erano di b1'0nzo. AveYa l'immobilifa di una statua. Rimandata la seduta all'indomani, pres.e la valigetta nera che portava alla Corte, si la.sciò congratulare senza punto inte– nerirsi e uscì con Michele Davitt - il padre della Lega agraria - rendendo la rolla agitata dalla consolazione cho lo salutava con un'orgia di cap– pelli nelraria e lo applaudiva con delle boccate di vina Pà,-nelll viva Pàrnelll e rimanendo freddo, imJ.)<'\Ssibile come se traversasse una via spopolata. lo mvece mi sentivo gli occhi e la gola pieni di lagrime. Dopo a,,er letti quaranta volumi di pat·· neUtsmo e delitto, a ,•ederlo ancora 1>assare tra queste siepi di gente come leade,· di una nazione che anela a sottrarsi dagli abbracciamenti delittuosi di un'altra che la tortura da un secolo, io senti,,o un bisogno immenso di piangere. Riccat'do Pigott, il falsario, era un vecchio di s::; anni che aveva consumata la ,•ita come gior– nalista. Era grosso, forte, di statm>a media, calvo, con delle ciocche di capelli bianchi sulla o,•alità dell'osso frontale, con una barba lunga del colo1·e dei capelli, colla pelle delle guance qua e là sgras– sata e con un naso d'uomo cui non dispiace lo toht~·hy i1·landese. Indossava il r,·ocoat del ~en• tiluomo, aveva i guanti in mano all'iuglose e I abi– tudine di servil"Si dolrocchialino tutto le ,•olte che aveva bisogno di leggere o di vedere da lontano. La sua confessione ru spontanea. Una domenica, il ?O febbraio 188fl, cioè il giorno prima di ripre– sentarsi in Corto a subire il fuoco implacabile delle intel'1'0ga.zioni del capo dogli avvocati di Pàrnell, andò a casa di J•:nl'icoLabouche1·e - il noto depu• tato radicale, direttore del 1'rttlh - « a toglie1·si il seg1·eto dalla coscienza». Oli irlandesi sono, di so• lito, religiosissimi e hanno una grande paura di andare a casa del diavolo coi rimorsi di coscienza. Labouchere non volle sentire nulla senza la p1'8- senza di un testimonio. E il testimonio fu Giorgio Augusto Sala, redattore del Daily Telegraph, cre– duto da non pochi il principe del vecchio gforna– lismo. Il Sala che fu anche co1·rispondenle di querra nel '66 con Oal'ibaldi. ·era una specie di Oiarelli. Un vero buonatutto di l'edazione. Prolinco, instan• cabile, inesauribile. La sua erudizione era renci– clopedia. La sua ro1'Za il diario. Registrava tutto e tutti. La stretta di mano del tale che venticinque anni dopo ricordava nella prosa dell'amicizia e la prima ,·appresentazione di un'opera o dramma che non conosceva che dalla lettura. Il suo stile digeribile era saltuariamente infarcito della sua ambizione di poliglotta. Cioòdi forostiel'ismi. Scrisse anche lui i suoi « anni di giornalismo» in due vo– lumi e mori poche settimane sono. Quale fu la ragione del delitto di Pigott, cui non si poteva negare una penna energica, eloquente, patl'iottica e feconda? li verbale redatto dal Sala, firmato dal delinquente dopo la. lettu1-a, è ignoto. Ma in allora si sussurrava <"ilela causa fosse stata la misel'ia. La solita tristaccia che servo di scusa

RkJQdWJsaXNoZXIy