Critica Sociale - Anno VI - n. 1 - 1 gennaio 1896
CRITICA SOCIALE 13 imo! tenersi conto alcuno .... Pigliando adunque da. Dio il principio, si dia una larga parto all'istruzione reli– giosa, amnchè ciascuno conosca i doveri verso Dio; sappia bene ciò che devo credere, sperare e faro per salvarsi, e sia ben premunito contro gli errori cor– renti o le seduzioni corruttrici, ... Cosi sarà sufl\con– tomente provveduto al benessere materiale e mora.le delle classi inferiori, o le società. cattoliche esercite– ranno non piccola influenza sul prospero andamento della stessa società civile. > Tale è in sintesi il pensiero del capo della cattolicità .. Poichè il vero, il radicale rimedio, dico papa Leone. non può venire che dalla religione, si persuadano tutti quanti (e dico a nuora perchè suoce,·a i11tcnda !) della necessità. di tornare alla vita cristiana, senza la quale gli stessi accorgimenti reputati più emcaci saranno scarsi al bisogno. Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancar mai e in modo nessuno l'opera sua, la quale tornerà. più efficace, quanto sarà più libera; e di questo devono necessariamente persuadersi i reggitori dei popoli. ... Ora io non so se ciò sia nelle intenzioni del ponte– tefice, anzi credo che in buona rede noi voglia, ma sta in ratto che le predicazioni religiose collimano meravi– gliosamente cogli interessi delle classi dominanti e la Chiesa viene per questo a schierarsi - tra i forti e i deboli - coi rorli dell'oggi. Dipende ciò dal solo rattorc economico, che invisibil– mente influenza la religione, o dipende anche in parte dalla natura stessa della religione che vive istintiva– mente adattandosi all'attualità delle condizioni eco– nomiche? OO~IENICO SPAOONI. EMIGRANTI 10 ~o• patrLu fine• et dulela U11ciulmu1 aHa. Y1R(l!L!O. e Si parte! • iHtonio suona; e l'amiun::io tutto un tumulto di voci domina: gli estremi saluti e i ,•ichiami l>'epidi; scioylie l'ullime strette. e Si parte! » At ,·oco g,•ido co,llinuo pur essi ai can·i del ti·c11Ovol{/ono, l'1m t'aU,·o con {Ili alti e la voce confusamente sollecita11do, questi coloni cui la miseria, inesoi·ata diva lerribile, sospitiue con l'ultimo soyno verso il mai·tfrio de l'avvenire. Vam1Oa t'iunoto. Si ${erra, celci·e mosll·o. la nei·a mole: sprigionasi it fi$Chio s~ come il si,i{lullo vivo, umano d'un ultimo addio. ( 1) Non pili che un ))aio di ,·olle all'anno, e In ricorrenze go– lennl, rom11lamo l'iuterdeuo che abbia.mo 1>0gtoa noi 11te6lll In fatto di versi. ... E cl par ben fallo di romperlo per d:ire Il pauo a queale nrofe del nostro Lanzo, co,l mosse e commoese e cosl ,he di attualità In questi giorni di maledl&lone, mentre, con aument-.ta frequenta, I telearammi cl ~ecano noliria di Imbarca• zlonl di mlgllala di esuli che salutano- la patria, tro1>110 occupata a raccogli,-,re I sa.ngulno&iallori delle- a111W: africane per Intere&• i,..'1'1!1 di loro. (l,A CIUTI\;,\ SOCl,\1,E). O voi, fuuocnti, lunui a la J)lacùta casa de yli al)i, vc,·.,o l'esilio: la terra, cui deste jìllenli Opl'e sudate, lac,·imo e sa11yuo, più su l'admle vili, nel fulgùlo sol, 11On$'alliela pe1· voi cli g1·appoli? non oggi ai suoi figli gagliai·(li, 1wovl)idll madre, matura it pane? Ne$sw1a ca,·a tomba lia la pah•i<1, ter1·a, o fuuoenti? 1iessw1a trcmuh, cam'zie di pad1·i amo1·osi che pe,· voi si 1'imiovi a la vita? Pooei·i stanchi vecchi! a l'a.uidua op1·a dei campi più t1·isti t•iedono, pe11sosi elci /i{lli lontani ch'ltan benedello l'ultima volta. O vano augurio! o cli menio1·ic ne la cleserla casa ter,·ibile angoscia! e del fosco climaui, o de la 11egra lomba aspettanle ! E al ciel le stanche braccia prolemlono - forse è p1•efjhiera, {ot·se bestemmia - cui t'ope,·a assidua se,•vile m gli alll'ui campi logom e spe;;-a. Chiedono al cielo: 4C Mai la Giusti,;ia ved1·emo, biaiica cliva invincibile, auste,·a sovrana, vegliai•e, beneclice11te,l'uman lavoro? • Ma il cielo - enigma fnddo - nel plumbeo ,;elo s'asconde: ma i fi{lli allì·ettansi lontano, lonla11O,lontano, sollo il destino fosco, a l'ignoto. ,\~OEl,O i..ANZA, Ricordi idue nostri morti LEOPOLD JACOBY. Venne da noi, spontaneamente, saran forse sei anni, in caccia di notizie sul movimento aocialista italiano per le suo corri- 1po11de11ze a giornali tedeschi. Ci donò l'originalo tedesco del suo libro L'i,lea dell' Et"Ol1ai<me., che già era uscito tradouo, nell'84, fra gli u Eretici dell'Econo:.nia •• nella /Jibliot«a del Uoccardo, ma che noi non avo\'amo ancor letlo. Lo scorremmo, e quel tentativo di sintesi darwino-begellano-marxlsla ci pane spesso profondo, qua e là originale. Sapemmo allora di lui ch'era un erudito, foderato di poeta e imbottito di anima aocialista. Un ,•ero se.lfmade.man, ma un ulfmadmum idoalista tedesco, non anglo-americano a base di b111i11tu. Medico, doUore in filosofia, dottore in scienze nalurnll, s'era conquistato tutti questi rami di lauro lesi aan– dosi il pane e dando lezioni di Blenografl.a ai condiscepoli; il suo volumello Bs u:e.rde Licllt ! (Sia fillla lei lt,ce!), che ebbe l'onore di essere il primo all'indico dolle leggi bismarkiane, lo a,·ova collocato a un tratto alla lesta d11ipooli della gio,•ine Germania socialisla, Poeta lo a,·eva rivolato a sé st.esao la lettura del RUokert; aocialisl.'l era stato fatto dall'assistere, medico di campo, alla guerra del i0-71, dal vedere dapprosao il rovescio della Comune o il rigoglio improvviso della demo• crazia aocialista tedesca dopo quei fatti. Allo sciovinismo ger– manico, tronOo delle rocenti vittorie, gridò in faccia: « frode e meur:ogna I •; e pa&IÒ all'alil'a rioo. Vestiva povero, noglelto; una negligenza che stridev:l col
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy