Critica Sociale - Anno V - n. 20 - 16 ottobre 1895

3l0 CRITICA SOCIALE ne ha. paura prima ancora cho gli vengano innanzi, e la paura gli f11trovare finalmente il suo posto, il solo che convenga. alla suo. indole, ai suoi metodi, alle sue tradizioni, il posto del carabiniere. Rinforza a Roma la guarnigione che non doveva servire nè meno da pa• rata, da Roma tien lontani quanti più principi può della famiglia. reale, si circonda di guardie e di i;pie, destina al campo di tiro i50 soldati armati fino ai denti, ed ai pellegrini accorrenti fa dare dal prefetto un ben– venuto addirittura nuovo e sbalorditoio. Non si crede– rebbe, mo.questo signore poco cerimonioso lancia al pubblico un manifesto, avvertendo che le riunioni, le dimostrazioni e le processioni, sacre o profane, con musica o senza, sono regolate cosi e cosl dalla leggo sulla. pubblica sicurezza, e ohe i contravventori sa– ranno puniti sen1.a misericordia. Diciamo lo. verità-, a gente invitata espressamente per fare un po' di chiasso e quattro salti non si poteva mandare saluto più gentile e incorag81ante. E siamo o.Ignm giorno. Per la via polverosa salgono lentamente al Gianicolo le bandiere. Pochi gridi e radi si perdono nell'aria senza trovare eco. A pie' del monumento dell'eroe, Crispi recita il suo discorso, un discorso atteso con molta.curiosità, perchè annunziato già prima come una manifestazione politica. di qualche momento. Taccio degli spropositi di storia, di teologia e di grammatica che il dittatore disseminò in quella. che è stata chiamata omelia, predica, enci• elica, ma commemorazione di Garibaldi no. Crispi mo• strò di non sapere e di non aver capito nulla del pa• pato e del cattolicesimo; ma non importa, i ministri del regno d'Italia. banno per lungo uso acquistato il diritto di essere asini e se ne tengono. Pure quel di– scorso ba un significato politico importante, e svela con maggior chiarezza l'atteggiamento che il Governo in– tende prendere e conservare almeno per 01·a di l'ronte al Vaticano. È stato dotto che Crlspl vuol ritornare a Giordano Bruno. Niente affatto: so quel povero frate avesse la. disgra zia di essere ancor vivo, Crispi, non potendolo bru• eia.re ,lo manderebbe a domicilio coatto. Il sugo della sua chiacchierata, polemica soltanto nella forma, è stato questo: Voi, Santità, tenetevi pure l'anima che è vostro dema11io (la parola è sua); noi ci teniamo il corpo fra• gite e corruttibile. Ma poichè queste due coso non pos• sono andare di!giunto, mettiamole insieme, facciamo una società. di soccorso reciproco, perchè noi abbiamo un pericolo comune od un nemico comune da evitare e da combattere. Così potremo gingillare l'umanità an• cora per un pezzo a maggior gloria di dio e del prin– cipe. Amen. Questa, tolte le corbellerie, tolto il velame delle pa• role strane, tolto quel povero Garibaldi che vi sta a. pigione, questa. la. sostanza dell'omelia, assolutamente reazionaria per le cose che dice e per quelle più gravi che Jasela temere. Crispi non disconosce l'autorità. del papa, ma. vuole esserne lui la guardia svizzera; non contrappone al domma. la libertà. del pensiero che ha già. incarcerata per conto suo, ma dice che il governo delle animo spetta alla. Chiesa, dispensiera. benigna. e graziosa di pane spirituale; non grida, come già. stril– lM•a noi 1870,che a Roma si era venuti in nome del diritto nazionale, mo.afferma, come i ministri d'allora, eho l'Italia fa scudo di sè al pontefice. Egli fa soltanto una questione di anima e di corpo, una questione cioè di divisione di lavoro nella grande industria dell'asser– ,·imento dei popoli, e ripete sotto altra forma il discorso di Napoli, messa in luogo di Diouna coppia di santi che più Io servirono, predicarono e diffusero, i santi Paolo e Crisostomo. Riuscirà Il dittatore nel nuovo tentativo1 Avrà egli seguaci o aiutatori nolrimpresa bizzarra 1 .•. Qui bisogna intenderci bene. Ol'italiani accorsi a Roma da ogni parte della penisola e delle isole hanno dimo-– strato col loro contegno, cho non stanno nò col papa, nò contro il papa. Essi sono venuti alla capitale che forse non avevano ancor vista, sono andati a Porta Pia in numero non maggiore che a s. Pietro, hanno fatto le loro processioni tranquillamente, non hanno gridato abbasso a. nessuno, ed hanno o.pplaudito qua e là. con tanta parsimonia che poco piò sarebbe stata avarizia. Quelli cho volevano spingerli contro il Vaticano, quasi macchina da guerra, gli ultra liberali o i massoni, son rimasti colle mosche in mano. I nostri buoni provinciali hanno significato invece, che, se il diritto nostro su Roma non può esser messo in contestazione, pure non c'è alcun vantaggio a disturbare il papa, che noi e lui possiamo restare ancora molto tempo insieme ed esser buoni vicini, ma. ciascuno in casa sua, badando ciascuno ai propri affari e alla. propria bottega, senza far leghe e comunelle di qualunque specie, senza compromessi, senza conciliazioni, senza accordi che non gioverebbero nè a dio nè al diavolo. Questo è 11 solo fatto politico importante dell'anno 1895, questo gran fatto popolare, che, in mezzo a tanti arlifizi di sette e di chiese, salta fuori vivo e sano, con carat• tori suoi propri, e trova la sua espressione teorica nella lettera del generai Cadorna, ed è lontano mille miglia dal discorso del Gianicolo, che In ftn dei conti è un appello al Vaticano appena dissimulato dal tono polo-. mico che Crispi gli volle dare. Ora da questa parte Crispi troverebbe non appoggio ma resistenza fiera e tenace. Le popolazioni nostre hanno un intuito politico dal quale i ministri potreb– bero imparare molto cose, intendono e praticano la fa• mosa. formula. di Cavour meglio assai che non abbia saputo faro il Governo, o considerano la questione ro• mana come liquidata Ilo dal giorno che il papa fu messo sotto spirito colla legge delle guarentigie. Non credono, che il re o il pontellce, per staro insieme a Roma, ab– biano bisogno di un matrimonio sia pure morganatico, perchè ci stanno da venticinque anni e non ci stanno male i non si commuovono, che nello scuoio elementari si reciti la preghiera, perehè son chiacchiere; guardano con indilferenza la scalata che i clericali danno ai mu– nicipi, perchè nulla è cambiato o può cambiare; non griderebbero nemineno, se fossero riconosciute un'altra volta le corporazioni religioso, perchè preti o frati, chiese e monasteri, eo ne sono adesso come prima, e posseggono come prima, e vivono e si muovono e si agitano come prima. Ma so il prete intendesse passare il segno e ficcare il naso negli affari altrui, se volesse diventare stru– mento di tirannia nollo Stato, allora questi italiani cosi scettici o pur cosi cattolici, che amano la religione come una cosa bella o materialo ma non ci credono affatto, sarebbero capaci di pigliare a legnate tutti i clericali di questo mondo corno han fatto altre volte, fosse re d'Italia il pap& in persona. E Crispi ha.scoperto troppo il suo giuoco, ha mostrato troppo chiaramente che una intesa col Vaticano vuol dire un altro giro alle ma– nette i egli potrà, se i, sincero, trar dalla sua. quattro

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