Critica Sociale - Anno V - n. 19 - 1 ottobre 1895

CRITICA SOCIALE 2!l7 dell'intero frutto del proprio lavoro, sapeva già che nelle presenti condizioni esso è obbligato a cedere altrui di questo frutto una parte; è obbli– gato, in altre parole, a compiere un sopralavoro. li Marx quindi de,•e aver accettata la teoria del Ricardo non per giungere alla causa del profitto, ma piuttosto perchè essa, conservando nelle merci il legittimo marchio della loro nobile origine, ed estrinsecando cosi il profitto nella circolazione per mezzo della differenza fra lavoro totale e lavoro necessario, sembrava adattare alle esigenze dello scambio la ·scoperta, da lui precedentemenle fatta, del sopralav-oro. Forse anche tale scoperta, se col– l'andar del tempo gli si maturò a sè, avr.\ potuto balenargli la prima volta da quella stessa legge l'icardiana del valore che, in piena economia capi– talistica, tanta importanza annetteva alla funzione del lavoratore. Fu soltanto nella enunciazione teo, rica del suo pensiero che il grande socialista non seppe seguire il processo mentale per cui era giunto alla sua scoperta, e non si avvide che, come nei nascosti meandri del suo pode1'0so cervello, cosi anche nella esposizione era necessario analizzare il sopra.lavoro all'in(uori della forma valore. Co– munque, sta il fatto che la teoria secondo la quale il valore si determina dal lavoro, lungi dall'essere necessaria alla concezione del sopralavoro, la pre– suppone. Ma ai marxisti si affaccerà. (orse un ultimo dubbio. Assodato che la teoria del sopralavoro ò Indipendente dalla lenria del valore e può quindi rimanere incrollata anche quando si provi questa erronea, sembra però in tale ipotesi che la teoria, almeno, del sopravalore venga a mancare di ogni base. Ora, se anche ciò avvenisse 1 il concetto della origine usurpativa del profitto non avrebbe nulla a patire, perché, come abbiamo visto più sopra, la causa del profitto consiste non nel sopravalore 1 ma nel sopralavoro, e la teoria del sopralavoro è stac– cata da que11a del valore. Ma poi ad un più attento esame non riesce difllcile comprendere che, messa al sicuro la teoria del sopra.lavoro, un sopravalore ci sa1·à 1 comunque. Una volta che la causa del pro• fitto, il sopralavoro, resta inconcussa, i suoi effetti, i prodotti di questo sopralavoro, nei quali appunto il profitto consiste, devono seguitare a manifestarsi. La caduta della teoria classico-socialista del valore non può cancellare dal mondo economico un fatto che é da essa indipendente. E giacché tali prodotti permangono, qualunque altra teoria. del valore non potrà mai presentarli nello scambio che per quello che rono, per valori che il capitalista ottiene gra– tuitamente, per sopravalori. Cos.l una nuova teoria del valore sarà. presa in considerazione dalla scienza, soltanto quando mostri di poggiar~ sopra le premesse medesime del sistema manista. h questa una nuova pl'ova della grandez1.a del maestro. ANTONIO GRAZIAOET. IL RITRATTODI ENGELS uguìto dalla rip1'oduzione dell'autografo, inserito nel 1101tro numero commemoratic;o - lavoro deUo Stabili- 1,u,,to artistico Villorio Turati e della 1101tra eccelle11te Tlpogra/1,a clegli Operai - fu. da noi fallo tira,·e a pa,·te in elegante cartoncino b1·i1tol, a gramli ma,·gini, pe,•chè 1•imanesse, fra i compagni, ricordo del ura1, precm·so1·e. Può aversi inviando all' Uf/lclo <lella CRITICA SOCI:ALE in Milnno cenl. 80. (Per almeno 10 copie cenl. 25 la copia). CONCORRENZA E ASSOCIAZIONE A proposito della concorren1.o. il Boccardo scrive non esser vero che essa. dia lo. vittoria. o.i grandi capi• talisti contro i piccoli, pcrchò questi possono unirsi in a.ssociazione e « strotu in fascio romano > sostener ro.cil• mente la lotta industriale.(') Questo argomento potrebbe rivolgersi contro coloro che sostengono esser ratale la scomparsa della piccola proprietà ed il concentramento dei mezzi di produzione in poche mani. Mi sia lecito fare al proposito alcune osservazioni. Prima di tutto, bi sogna notare che se anche la con– correnza, tempera.la. dall'associazione, non conducesse al concentramento, si avrebbe sempre l'accentramento dei capitali, che nella produzione runzionerebbero come un capitato solo. Il Marx considera. appunto lo società di produzione come un potente aiuto per l'accentramento. Egli, inratti, sr.rive: (') L'accentramento, ponendo gli industriali in grado di aumentare la distesa. delle loro operazioni, non ra che supplire al la\'Oro dell'accumulazione. Che tal ri– sultato debbasi all'accumulazione o a.lJ'accentra.mento, che questo tragga origine do.Iviolento processo del– l'annessione, . . . . . . . . o che la rusione Ji una quantità di capitali già. rormali o in via di formazione compiasi a mezzo del processo pili pacifico delle so– cietù.per azioni, ecc. - l'elTetto economico non cambia. E poco appresso : L'accentro.mento, aumentando ed accelerando in sif• fatto modo gli effetti dell'accumulazione, estende e pre– cipita i cambia.menti nella composizione tecnica del capitale, cambia.menti che aumentano la parte costante di questo a spese della sua parte variabile. e determi– nano una riduzione nella relativa domanda del lavoro. :f: cl1iaro dunque che l"accentra.mento, anche senza. il concentramento, influisce in modo sravorevole sui sa.lari. Vediamo ora. quanto \'i sia di vero in ciò che afferma il Hoccardo. In alcuni paesi , ad esem pio l'Inghiltorro., in cui la grande proprietà. feudo. le non ru distrutta a.I principio dell'era capitalista, questo stato di cose di per sè stesso garantiva i grandi proprietari da.ogni tentativo di lotta. por parte dei piccoli produttori; in altri paesi, come la Francia., in cui la. differenza non ora co!!l spiccata., si proibiva per legge l'associazione non solo agli operai, ma anche agli imprenditori, il che metteva i piccoli alla. more~ dei grandi. A qu~to proposito basta ripor– tare l'articolo 2 della leggo votata il 14 giugno 1791 dall'Assomblea. nazionale: Art. 2. - I cittadini di una stessa condizione o proressione, gli imprenditori, coloro cho hanno negozio aperto, gli operai e compagni di un'arte qualunque, non potranno, quando si troveranno insieme, uominarsi nè <leipresidenti, nò dei segretari-sindaci, tenero dei registr i, prendere delle risoluzioni e deliberazioni, for– ma.re dei regolamenti intorno a.i loro pretesi interessi comu ni. (') Ora che i grandi capitalisti e proprietari son diven– ta.ti cosi potenti da non aver nulla a temere dall'as– socia.1.ione, essi non ricorrono pili a misure legisla.– ti ve, salvo ad invocarle di nuovo in caso di bisogno. ( 1) Bocc.1.11.00, Dl:ionarlo dl e:onomla 7>0/ltlca, C,mcort-enta. l'J M.u,x, ll capllale. Voi. I, tap. !3. ( 1 J C'IUTICA SoclALtr:, / pri1tclpi dell'89. Anno v, n. ,.

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