Critica Sociale - Anno V - n. 19 - 1 ottobre 1895

802 CRITICA SOCIALE sosteneva ancora la sua impari battaglia contro il capitale (veggasi: dott. URE, Phtlosophy o( ma– nufactures, voi. 2. 0 ). Qui osserva bensl l'economista che nel suo risultato finale l'introduzione delle mac– chine è favorevole agli operai, aumentando il buon mercato dei prodotti e creando loro perciò un mer– cato sempre più vasto 1 per cui i disoccupati fini– scono per riavere lavoro. Benissimo: soltanto l'eco– nomista dimentica egli che la produzione della forza lavoro è regolata dalla concorrenza, che la forza lavoro preme assiduamente sui mezzi di lavoro, e che quindi, quando cotesti vantaggi arrivano, già si è tornato a formare un eccesso di concorrenti in attesa di lavoro, il che rende illusorio quel vantaggio, mentre il da"nno, cioè 1a improvvisa soppressione delle sussistenze per una metà dei lavoratori, e il calare della mercede per 1'a1tra metà, questa no, che non è illusoria1 Dimentica l'economista che il progresso delle invenzioni non ristagna mai, e che così cotesto danno si perpetua? Dimentica egii che, in grazia degli immensi progressi che la nostra civiltà ha portati nella divisione del lavoro, un operaio può vivere soltanto finché è impiegato a una data macchina poi• un dato minuzioso lavoro? che il trapasso da un lavoro ad un altro, tutto nuovo, è per l'operaio adulto quasi sempre una cosa decisamente impossibile? Ma la esposizione degli effetti delle macchine mi condurrebbe ad un altro e più lontano tema, il sistema di fabbrica, che qui non ho nè tempo nè intenzione di trattare. Presto avrò d'altronde occa– sione, io spero, di svolgere distesamente la spaven– tosa immoralità di questo sistema, di denudare, senza riguardi, la impostura degli economisti, che qui brilla nel pieno suo splendore. (') F. ENGELS. ( 1) Un anno phi.tardi (t8i5) Engel1 1>ubblicòInfatti: La 1Etua– ♦tontJ de/ltJ cla11t lm;oratrtct In JughUkrra. (Nola dt:lla CRITICA SOCIALE). BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO· VAIANO: Aiilo dei ribelli 1•eligio1i. - Milano, Galli, 1895 (L. I). Questo strano libretto, strano anche nella fisionomia. esteriore, ci rammenta, nostro malgrado (chè non siamo amici dei triti para.goni classici), l'oraziana. mttlier fon~wsa: ci richiama l'oraziana anfora che, al rapido attrito della ruota, si deforma in orciuolo. La donna presenta nella parte superiore qualche linea bellissima; dell'anfora. venusta sopravvivono parti ftnamente dise- gn;~~Of~\}! ~l~~ st ~~rev~~!~~~~. ne~~~t~i~:ii~:tga9ln:~ e D10 creatore, di un creatore dei male inevitabile e e P.unitore degli aggiogati ad eseguirlo; voi che non : d~~t~e 8 :ir~;cà,eN:r~~~n~ 0 g d!11~J~~itt; i a~~ ~1~:sr~;~ e: mentoso portate l'implacabile perchè della vita - e date asilo ai torti miscredenti, cui le porte dei con– « venti sono chiuse - date asilo ai forti miscredenti e che non hanno la pace e solitudine, per pensare, e sognare e intravvedere - date asilo ai forti misere– • denti, cui negata è la pietà, che viene prorusa. a.gli e: idioti parassiti, infermi o vecchi - e da essi sperate e contorto. » Ma qui, in questo appello passionato, amaro, vibrante, in questa. tormentosa a.spirazione dell'autore - mo' ci scappava detto del poeta - a svellersi e a straniarsi dalle aspre contese e dai crucciasi disinganni della. lotta per la vita, per sacrarsi tutto e solo al pensiero, qui si compendia e si esaurisce l'interesse del libro: qui finisce e qui è tutta la sua anima. Leggendo avanti, troverete la invocazione che ritorna, coonesta.ta con ar– titlziose pretensioni di utile pubbli<'o; troverete cau• stici accenni, ironie, scudisciate a destra e a manca, come è sempre nello stile di Umano, uno stile nervoso e nevrotizzato, che davvero é l'uomo; rilievo questo che assorbe e i:lirime la pedantesca questione toccata da altri, se sia buono o cattivo stile. Ma saranno guizzi, razzi, baleni; non più luce chiara; - frantumi, sbozzi; non ediflzio nè organismo. Chi penserà. seriamente oggimai che una nuova reli• gione esca armata dal cervello di uno o di due o di ~~:;~r~ori~ifo~~ea;~c~v:r::~~:a;~afld!o~~à~i eQi:~t~s: vedere lo cose non come stanno, ma rovesciate sul capo. Le religioni sono il riflesso della vita dei popoli, non questa di quelle i solo a cotesto patto, di scaturire dalla vita materiale collettiva, sono efficaci ed attive. E, qualunque sia la loro forma, si allontanano e dissi• pano quanto più la. coscienza umana e sociale si svi– luppa. In fondo alla nostra via non è una nuova e mi• gliore religione, ma. è l'irreligione, perchè in fondo alla nostra via vi è la coscienza sociale che si ritrova. Taciamo delle norme regolamentari con cui l'autore vuol disposto e mantenuto l'asilo. Qui è che veramente dalla bella donna si sviluppa la coda del pesce. Pure, malgrado questa, a nostro avviso, inconsi– stenza scientinca e questa. derormità., il libretto di Umano rimane documento obiettivo e pungente dell'ora e dell'uomo,non somigliante ad alcun altro i uno di quei fiori,sboccianti su la frontiera fra il geniale e il malato, e fatti di sdegno e di lagrime: lagrime spremute a un sensibile e tormentato idealista da quest'abbietto quarto d'ora di vita italiana. Subiettivamente, liricamente, à una nuova e non volgare espressione dell'antica agonia di pace e di raccoglimento che assillò in ogni tempo pensatori e poeti. E si ricongiunge, a cinque secoli di distanza, senza saputa nè, certo, volontà dell'autore, al meraviglioso sonetto di Dante Alighieri a. Guido Cavalcanti o Guinicelli che sia; solo, Dante, più sano e veramente umano, collocava nell'asilo natante gli amici e le amiche.... Guido, vorrei che tu e Lapo e io fossimo presi per incantamento e messi ad un vascel, ch'ad ogni vento per mare andasse a voler vostro e mio; sicché fortuna, od altro tempo rio, non ci potesse dare impedimento; anzi vivendo sempre in un talento di stare insieme crescesse 'I disio. E Monna Vanna e Monna Bice poi, con quella ch'é 'n sul numero del trenta, con noi ponesse Il buono incantatore; e quivi ragionar sempre d'amore; e ciascuna di lor fosse contenta, aiccome io credo ehe sariamo noi. f. t. VITTORIO VITTORI (Bardo Trentino): Alcune liriche. - Bologna, Zanichelli, 1895 (L. 3). Vittorio Vittori ha pubblicato testè, por i tipi dello Zanichelli,un forte volume, raccogliendo in esso molte sue vecchie poesie e aggiungendone nuove. Il volume ò diviso in tre libri e per il tempo in cui furono com– poste le liriche e per l'argomento: ad ogni libro :pre– cede una illustrazione, lo duo prime del fortissimo scultore Tullo Golrarelli, l'ultima del Pera.zzo. d'1~Ìa~:~!~ f.i~&:n!t~~~-i~~s~i! ~!:~~\~':c=en;ti!e~e1f-:~ dore de11 ·adolescenza.si desta. e cresce il desiderio d'amore con qualche intemperanza romantica, chè la. mestizia che sta su questo libro ò irrequietudine inco– sciente dell'ignoto, non pianto di vita vissuta, o il canto dì ribellione alle ingiustizie sociali prorompe alquanto a.narcheggiante, chiassoso, stridulo: ma le correzioni - e non sono poche, nè di poca importanza - che

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