Critica Sociale - Anno V - n. 17 - 1 settembre 1895
CRITICA SOCIALE 261 degli avvenimenti, comunque si cerchi di darsene spiegazione, colpisce pur sempre la fatale osser,,a– zione che essi si svolgono 1 nelle apparenze, secondo un ritmo monotono ed insistente, talchè al loro cieco avvicendarsi par che meravigliosamente cor• risponda la cecità onde sono intesi dagli uomini. A pochi anni di distanza da noi, l'assemblea repub· blicana di Francia, quella del 1848,cadeva sotto la dittatura militare, sol per opporre la diga della fucileria allo irrompere della marea socialistica, incarnata nella classe la,•oratrice cheave,•aabbattuta la monarchia di luglio. La borghesia tutta quanta, dalla più radicale e ri,•oluzionaria, alla più codina e monarchica, da Louis Blanc e Ledru-Rollin, a Changarnier e consorti, era dirnntata un sol corpo che vibrava per mezzo di un sol braccio, Ca,•aignac, contro il proletariato insorto, e l'idillio della repub· blica di febbraio era ~oloservito per sostitui1·e alla disunione della borghesia, conseguenza del prepo– tere dell'aristocrazia finanziaria sotto la monarchia orleanista, la unione di tutte le forze borghesi contro il movimento proletario. Che cosa av,•eniva più tardi 1 Che quando la borghesia radicale insor– geva in nome di un puro formalismo costitnzionale contro la speaizione di Roma, eseguita in urto alla costituzione, per semplice vo~lia del potere esecu– ti,•o, essa era cost1•etta ad rnfrange1'Si contro il prodotto della sua istessa opera, contro quel Luigi Bonaparte, che era la sola garanzia di ordine per il cosidetto « partito dell'ordine» - avanzo degli antichi partiti monarchici - formatosi per salvare tutte le cose sacre della nostra società: la proprietà. la famiglia e lo Stato - compromesse prima dai proletari. ed a suo modo di vedere, dopo, dai ra– dicali. E Cavaignac, il feroce pe1'Secutore degli operai, diventava l'ultimo paladino delle istituzioni parlamentari, che egli stesso a,•eva colpite facendosi strumento dcll'ordioe, contro gli operai, insorti nel giugno perché si rispettasse la costituzione. Cosi come, qualche mese dopo, tutta la borghesia si stringeva di bel nuovo contro il Bonaparte che minacciava di sommergere la repubblica, cioè la sola forma di governo in cui si possano sopire gli interni dissidi dèlla classe borghese, e l'ironia della storia faceva vindice delle simboliche libertà re– pubblicane quell'Oudinot che er•a stato Io stru - mento principale nelle mani di Napoleone contro la 1·epubb\ica (') ..Monarchici borbonici e monarchici orleanisti, repubblicani moderati e repubblicani radicali, formavano un solo bel coro belante: Re– pubblica!; così come adesso un sol coro si è for, mato, nel nosteo bel paese, da Rudinì al signor filosofo Bovio, che domanda: Libertà, ed impreca a Dio contro un uomo, il Crispi. Onde tanto suprema confusione delle cose1 Lo Stato borghese e esclusivamente accentratore e reazionario. Esso è una possente macchina di guerra contro la classe lavoratl'ice, l'effl.cacestrumento per mezzo del quale son da un lato nudriti e mantenuti gli attuali autagonismi dj classe, dall'altro disarmati delle loro forme più aspre e violenti, intendiamo dire dal punto di vista d.ella lotta materiale. L'uni– ficazione della lotta di classe in uua lotta immediata fra borghesi e proletari conduce alla uniflcazione dello Stato, con ciò alla semplHlcazione di questa lotta, che poi divampa nelle sue forme più terribili e maestose. Ma l'unificazione dello Stato e con ciò l'accre– scersi della macchina burocratica, se sono da un lato un bene per la borghesia, in quanto consolidano il suo potere e lo rendono sempre più formidabile, costituiscono per essa un peso g1·ave, un gravissimo (11 Vi!dl Il veramente geniale opu11colodi Marx: ~,· ac11tzehnte Brumafre du Lout.~ Bonaparte, sacrifizio, che non sempre è compensato dall'utile che se ne trae. Oltreciò, il carattere repressivo dello Stato reagisce sull'interno meccanismo della società e può talvolta operare a dissolverla. L'or– ganismo militare e bu1•ocratico finisce col rappre– sentare uno Stato nello Stato. Ora tutto questo contl'ibuisce a far perdere di vi.sta al potere ese• cutivo la realtà del suo essere ed a fdrgli sorgere l'idea della sua onnipotenza pur anco sulle cause della sua onnipotenza, cioè sulla classe che l'ha prodotto e se l'è foggiato. L'utopia burocratico-fi– scale passa dallo stato d'utopia a quello di reallà. Ma qui essa è già un pericolo contro la borghesia che se l'è foggiata, e sorge in questa l'aspirazione ad infrangere l'idolo proprio, che come tutti gli idoli è la creazione di quelli che lo adorano. Questo non è sempre di facile realizzazione, nè del resto la storia si presta a tutte le velleità degli uomini. La borghesia, dopo di esser.si costruita la pesante armatura con la quale muove alla guerra, tenta di disfarsene, per procedere con passo più spedito e franco. Ma. ò solo la borgh0Sia - intendiamo dire la classe industriale e la classe fondiaria che hanno raggiunto lo sviluppo borghese del modo di produ• zione - che può risentire questo impaccio e può avere code.sta aspirazione a disfarsene. Poiché difatti la condizione naturale di ogni suo ulteriore sviluppo è riposto nello esercizio della più illimitata. libertà, senza della quale essa non può porre in opera gli elastici scatti della concor– renza, per il cui mezzo raggiunge la matura pie– nèzza del suo sviluppo. Ovunque la bor•ghesia in– contri impacci nella sua opera demolitl'ice, essa li vince, se economici, con la crisi, se politici, con una rivoluzione, mezzi l'una e l'altra a ristabilire gli alterali equilibr'ì della società. È diverso il caso per le altro classi sociali. Dice Marx a proposito dei piccoli proprietari fondiari: Finchè sussista una connessione meramente locale fra i contadini parcellari, la.medesimezza dei loro interessi non produce alcuna comunanza, alcuna unione nazio– nale e nessuna organizzazione politica, ed essi non formano alcuna classe. Essi sono perciò incapaci di far valere i loro interessi di classe in nome proprio, sia per mezzo di un Parlamento, sia. per mezzo di una Convenzione. Essi non possono dirigersi, essi debbono esser diretti. Il loro conduttore deve contemporanea– mente apparire come il loro signore, come un'autorità sovrapposta ad essi, come un potere governativo illi– mitato, che li protegga innanzi alle altre classi, e che ad essi mandi dall'alto la. pioggia ed il bel tempo. L'in– flusso politico dei conta,Jiniparcellari trova così la sua espressione ultima noi fatto che il potere esecutivo si assoggetta la società. (') L'impero del 2 dicembre era difatti il prodotto della spontanea e momentanea coalizione della burocrazia con i contadini parcellari e la fan(:rhiglia delle grandi città. Alla mente dei contadrni, se Napoleone I aveva creata la proprietà parcellare, Napoleone III dove,•a sostenerla e difenderla contro la piovra fìnauzia1•ia che li aveva estenuati sotto la monarchia di luglio e contro il fisco che finiva di toglier loro quello che aveva lasciato l'usuraio. Il piccolo proprietario, naturalmente conservatore e pavido, odiava cordialmente le classi lavoratrici aYide di nuovo: esso era il naturale alleato di chiunque avesse cercato di farla finita con quelle e coll'inquietante ed iroso radicalismo dell'Estrema ('I K. ?,L\R.x, De,• achl:ehnte B,.u,wrtre, ecc., lhmburg, J86!l, rag. s:i.
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