Critica Sociale - Anno V - n. 16 - 16 agosto 1895
• 252 CRITICA SOCIALE Perché essi si erano amati nell'umanità. cosi come le anime dei credenti si amano in Dio. Nè perché questa loro amicizia fosse fatta a base di pensiero, escludeva essa ìl tumulto dell'azione. Ma l'azione era il frutto maturo e non l'acerba ra– dice. Veramente, solo dell'opera di cosi grandi uo– mini si può dire, senza piegare a la menzogna re– torica, che lo scrivere è agire: che ogni libro, che ogni pagina vale una battaglia. Anzi 1 a spiegarsi con l'analisi quella parentela di tendenze e di spi• rito che fu alla base della loro luu~a amicizia, non può dimenticarsi quel che fu il piu elevato e raro e comune carattere d'entrambi: d'esser uomini ad un tempo d'azione e di pensiero, pensanti per l'a• zione e agenti per avere pensato. Non topi di bi– blioteca, nè eruditi canonici, nè inamidati profes– sori, ma guerrieri della buona guerra, ma pensatori ed apostoli, la loro vita fu tutta uno sbaraglio e l'uno amò di essere dell'allro la spada e lo scudo. - Nè questa austerità ed universalità di un affetto, che si rifletteva e poneva le propaggini iu cose così grandi, escludeva perciò le delicatezze piì1 soavi e l'antico ed immortale idillio del sentimento. Era, s'è detto, un'amicizia più grande; non s'è detto che rosse più povera di quelle che rammenta la storia. Il Lafargue, che, pel' aver fatto sua compagna una figlia di Marx, ebbe la ventura di vivere nel– l'intimità. dei due grandi, ci narra, ne' suoi Ricordi pe1'sonalt ('), quanto quella intimità fosse al tempo stesso tenera e forte. Per Marx, Engels non era soltanto un amico, era l'alter ego, un memb1•0della sua famiglia: le sue t1gliuole lo chiamavano « il secondo padre ~- Nella lunga ventennale separa– zione I cui le circostanze li costrinsero, la loro corrispondenza epistolare era quasi quotidiana: ed Eleonora, la figlia di Ma1•x,l'ammenta come le let– tere di Engels animassero suo padre, com'egli, leg– gendole, si interrompesse sciamando ad alta voce: Questo è vero! - Qui no, non hai 1·agtone, ecc., quasi si trattasse di un colloquio vivo coll'amico presente. Il giorno che alfine Engels, lasciati gli affari, doveva arrivare da Manchester a Londra, Marx era cosi impaziente che gli era impossibile di porsi al consueto lavoro. Marx era orgoglioso del suo Enge1s: sentiva che nessuno, fuo1• di lui, poteva essergli collaborato1·e; e, per lui, Engels era tutto un pubblico; per guadagnarlo alle proprie idee, per persuaderlo quando fossero in disparere, per meritarne l'approvazione, nessuna fatica gli pareva soverchia. Conquistarla, era per lui_ u~ trionfo. Un giorno - narra Lafargue - egh mt condusse espressamente da Londra a Manchester « per farmi vedere Engels :i.. Egli ammirava in lui la complessità.immensa de11ecognizioni, ed era J?ieno di timo1·i per gli accidenti che lo potessero 1nco– g1iere. « Totremo sempre - diceva - quando va ~Ile caccie, di cui quel benedetto uomo è tanto pass10- nato, galoppando senza freno per la campagna; tremo sempre che non gli accada qualche brutta disgrazia! » A Londra, si può dire, vivevano assieme: si ye– devano tutti i giorni; facevano lunghe passegg1~te discutendo, animandosi; qualche volta passeggia• vano in casa, l'uno da un lato, l'altro dall'altro lato della camera, in direzione opposta. Questo eser– cizio era loro cosi abituale, che in ciascun angolo della stanza - narra un cronista - si notava sul suolo una cavità, nel punto ove ciascun d'essi era consueto di girare su se stesso, con una brusca voltata, ch'era loro comune, militarmente. Anche allora discutevano vivissimamente. Qualche volta avvenh•a che l'un di essi si abbandonasse al corso dei suoi propri pensieri, mentre l'altro con- (') Nella Neue Zelti t690-91; pag, iO e 37, tinuava a volerlo persuadere; si incontravano a faccia a faccia e si confessavano, scoppiando in una gran risata tedesca, che da mezz'ora ciascuno galop– pava per la sua via senza più dar retta al compagno! Una così profonda comunione di spirito non po– teva esser rotta dalla mol'le. Tutti i b!ografl, tutti gli amici concordano in questo, che Enge1s, dopo la mo1•tedi :Marx, non ebbe altra maggior cura, altro ideale, altro sogno che di completa,·e e di pubblicare l'opera di Marx. Quanto abbia sudato sul terzo volume del Capitale, a dipanare l'arruffio delle note spesso illeggibili, a coordinare, a diluci– dare, a ricostrurr'0, a fare di un torso una statua, è cosa che solo i famigliari ponno averne un'idea. Da dodici anni vi sudava, contento, superbo della impostasi missione, trascurando i suoi propri lavori per rendere all'amico questo supremo tributo. e lo « non fui - soleva dire - che il secondo violino; « ma d'aver trovato un primo violino come ~Iarx, « questo è stato il mio ter•noal lotto!» Dall'83, morto Marx, toccava a lui, Engels, diriger l'orchestra: ma aveva l'aria di dirigerla solo per procura e per necessit.\; la grandezza della sua modestia non aveva riscontm che nel suo affetto fedele· per l'amico rivissuto in lui. Ora sono andati entrambi. Non ebbero, nel mo– rire, il folle conforto delle piccolette anime ere• denti, di potersi rivedere e ricongiuugere altrove. Sono morti l'uno all'altro, come sono mo1·ti a noi. Questa coscienza e prescienza dovette rendere più saldo ed ansioso il loro affetto, come rese più se· verarnen te operosa la loro giornata. Solo chi sa. con certezza che la vita ha un termine fisso, che al sepolcm non si sfugge e che non vi hanno in natura reviviscenze e riparazioni postume; quegli solo della vita intende tutta la tragica serietà e il valore inestimabile, e impara a non disperderne un minuzzolo, e riesce a farla piena per gli altri e per sè. Sono morti a sè come a noi. Be11possiamo, per seguire il vezzo o per darci l'illusione di un con– forto, ripeterci a vicenda che nulla trapassa e che il loro pensiero vive immortale. Ciò supporrebbe che noi fossimo capaci di accoglierlo intero, che noi fossimo essi stessi, come l'un d'essi era l'altro. o, essi sono mm·ti, questa parola sbugiarda Je nostre pO\•ere frasi. Qualche cosa è trapassato con essi che uon si rinnova. t:sst sono morti. Pu1•e di essi rimane quanto non rimase forse - dopo Cristo - di verun altr'uomo nel mondo. -"("" -r" E rimane proprio di esst, della loro fusione, del loro esser due in uno. La loro unioni;, li moltiplicò: r moltiplicatrice fu l'amicizia che li strinse. Perchò, se essa non era fatta di debolezza, anzi di forza, pure le energie di ciascuno ne dovettero essere centuplicate. Guai a cht è solo! minaccia il vecchis- ~ simo adagio. Ma questa solitudine nella vita, questa ,.._ solitudine del pensiero, se è penosa e paralizzati-ice per tutti 1 lo dev'e.5sere a mille doppi pei novatori: per coloro alla cui mente si schiude una nuova rivelazione del mondo. E il mondo, che non li in- tende, li belfeggia; e il dubbio li assale tratto tratto di essere fuori della vera via, di errare nei laberinti del delirio ... poiché si trovano soli. L'amicizia di Engels e di Marx, che li fece collaboratori, fu essa la loro collaboratrice. Il loro genio sall alto con le sue ali. 14 DQOllO 1895, FILIPPO '!'URATI. Il modopiù spiccio per abbonarsi consiste nel mandare cartolina vaglia da L. 8 all'Ufficio della CRITICA SOCIALE, Portici Galleria,, 23, Ml– lana (scrivere chiaro l'Indirizzo del mittente e Indicarese al tratta di nuovo abbonatoo di sempllcerinnovazione).
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