Critica Sociale - Anno V - n. 15 - 1 agosto 1895
CRITICA SOCIAl,ll Alla quale conclusione, che ò poi anche quella del Soldi, non noi certo mostreremo il viso del– l'armo, poiché è da essa che pigliammo !"abbrivo, e notammo che è per essa che dobbiamo, in linea principale, pronunciarci o lottare. Noi possiamo e dobbinmo lottare per essa dal punto di vista di un i11to1·ossemolto generalo; J>Oichè ò ve1·amenle pietosa, corno benissimo è fatto ril~va1·e dal Soldi, la figu1--n che in questo pasticcio africano fa il nostro paese - e diciamo « paese», alludendo specialmente alla nostra borghesia, la quale sembra incosciente di ciò che è chiaro, o ogni giorno lo diventa di pili, pe,· chiunque abbia occhi: che, cioè, essa non fa altro che il servizio di altre borghesie, segnatamente della borghesia inglese contro la rivale francese, la quale ultima or muove contro di noi la Russia alleata in Abis– sinia; e, per questo vero '»Wtterde dupe, la nostra borghe:5ia spende il proprio denaro e il denaro e il sangue del popolo, aggravandosi ogni giorno i guai e i pericoli interni, senz'altra soddisfazione - per quel che riguarda l'Italia - che del coaliz– zato interesse dinastico, militaresco e di pochi spe– culatori, che vh•ono, come le iene, di macelli e di stragi. I quali interessi tutti - palliati sotto il solito velario della gloria o della patria - non sono p,·opriamente l'interesse di classe borghese. Oud"è che, se lo svelare questi putridi interessi - che differenziano l'impresa arl'icana dell'Italia dallo imprese coloniali di altre borghesie, che hanno in esse un reale e palpabile interesse di classe - ò p1·ecipuamente còmpito nostro, perchè è sul pro– letal'iato che ne gravano più disastrose le conse– guenze e perchè la spiegazione dei renomeni poli– tici cogli interessi di classe e di ceto non raggiunse che nel nostro partito una rorma scientiflcamente sicu1-a; in questa campagna, per alfro, pei motivi accennati, potremo avere il concorso di tutta la parte sana della popolazione, anche non socialista, la quale - come ben si vede - è tutt'altro che fanatica degli allori e1•itrei e non chiede che di vederci dentro più chiaro onde sciogliersi dalla perplessità che tuttora l'ingombra. Ma, e in linea subo1·dinatal Dato, cioè, il nostro scacco sulla tesi pit'1 radicale - scacco inevitabile in un paese ove l'opinione pubblica è assai meno rorte di qualsia.si pili lercio e pHt antisociale inte– resse di quattro abili briganti congiurati nell'ombra - dovremo noi sta1•cene con le mani alla cintola? O che cosa potremo e dovremo proporre e caldeg• giare! Questa era la questione da noi sollevata; la quale non si risolve certamente col dire che, ad ogni modo, il governo borghese non ci concederà quello che noi chiederemo; poichè anche il richiamo delle truppe sappiamo a pr·to,·i che verrà negato, eppure shun d"accordo che conviene battere su questo. La rormula del Soldi, che le classi dirigenti non ranno mai altro che il proprio tornaconto e che quindi ò ingenuo chieder loro checchessia che stia in contrasto con quel t ornac onto, O formula ti-oppo astratta per essere ,Tet'8.in ogni applicazione par-. licolaro e sopratutto p er prestarsi all'azione com– plessa e continua della propaganda di partito. Dire al proletariato: « prima conquista il potere e poi potr-ai rare questo e quest'alt1·0 >, non è solo soste– nere una tesi nichilista, poiché un partito non vive, non si svolge, non si amwza nell'inerte aspettazione dQl paradiso di là da venil'e; ma è anche cascare in un circolo vizioso, poichè, in tesi generale, il « questo e quest'altro», cioè lo riforme minori che il proletariato può fin d'ora vagheggiare pel suo miglioramento immediato, sono la condizione ne– cessaria, se non sufllciente, per quella conquista del potere che pare al Soldi il precedente neces- sario di esse riforme, e che viceversa 1•enderebbe coteste riforme inutili, perchè tardive. Conquistato il potere, il proletariato non avrà più davanti a sé una questione eritrea, ma essenzialmente una que– stiono mondiale, uguale nelle somme linee in ogni regione. Poi, senza spingerci fluo a credere, o almeno senza dare gran peso (e davvero il momento in Italia non ci inco1·aggia su questa via) a ciò che il compagno Ferri, in un suo recente articolo nel 1-0ncitrts di Berlino, chiama il l<lassenscham, (pudore di classe), e pur ammettendo, come tutti ammt1ltiamo, che nella storia del pet·iodo capitalista l'iute1-esse di classe dil'igente (più o meno benin– teso) sia il supremo motore di tutta la JX)litica, non perciò è necessario assentire a questo: che codesto rnteresse di classe debba sempre e unicamente tra– dua'Si in soldi e denari. Vi è un interesse di classe che si 1·isolve nel concedere, sia pure in limitata misura, sia pure pe1·chò non si possa utilmente ricusare, o perchè la concessione limitata sia cre– duta un parafulmine di mali maggiori. E vi sono le contese intestine delle varie frazioni della classe dirigente, che agevolano la conquista di coteste concessioni da parte del p1•olotariato, non ancora forte quanto basta per sba1•agliaro il nemico nelle estreme trincee. Tutto questo non può essere espu– gnato con sottigliezze ragionative, poichè v"è la storia - uoa storia copiosissima - che lo assecura. E infine, pur prescindendo da tutto questo, che forse non è gran fatto applicabile all'Italia date lo ancol'a deboli rorze del partito socialista italiano (allo quali, per alti-o, fa. risconti-o la debolezza anche della borghesia italiana, piccola o g1-ande, sulla quale insistono e il Del Vecchio e il Soldi), vi è, secondo noi, nella fo1•mulazione di un ideale di applicazioni concrete immediatamente possibili, se anche non tali che si debba sperarne l'accogli– mento da parte del Go,·erno, v·e in ciò, diciamo, un interesse grandissimo della propaganda del no– stro pa1·tito; vi è anche per la tesi, così cara al Soldi, e del resto sostanzialmente consentita da noi, che le classi dirigenti non agiscano che in vista del prop1fo tornaconto. Questa tesi, ritorniamo a dirlo, é vera in astratto, ma la sua verità, pe1•ciò appunto, deve essere dimostrata in ogni applica– zione speciale alle masse, le fluali non sono dei filosofi che assurgano tanto facilmente alle sintesi estreme, nè dei credenti che le accettino belle e fatte e tutte di un l'"zzo. Perciò noi persistiamo nel credei-e che - dopo la protesta principale poi richiamo delle truppe - un disegno concreto, studiato e predisposto con competenza, di coloniz1,azione cooperativa sovvenuta dal Governo, e ugualmente lontano dai vieti idillii franchettiani quanto dal « tutto o nulla'» di una logica. troppo dogmatica e unilaterale; un disegno che mostrasse alle popolazioni sofferenti d'Italia come sarebbe possibile, senza rovesciare l'attuale costituzione ecouomica,assicurarea una parte almeno dei nostri contadini emigranti o morenti di fame una vita meno tra,•agliata nella nostra colonia 1 sot– tratta a speculazioni sot'dii:!ee a sfruttamenti inu– mani; sarebbe una eccellente arma di guerra per mettere al muro della loro propria malevolenza ed impotenza classi dirigenti e Governo, e una splen– dida piattarorma dalla quale avrebbe agio il nostro partito di attirare a sé 1e simpatie dei miseri o degli intelligenti: le due grandi forzo per le quali e con le quali il socialismo ingrossa nel cammino e muove alla vittoria. LA CRITJCA. 1">.S. - Nel Secolo 25-:tO luglio, Anlonio Mafficombatte la proposta di Massimo :amog~ia, ùa. noi pubblicato. (o non « riprodolla.>), di colonizznziono cooperativa,
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