Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

CRITICA SOCIALE 199 vagia influenza sociale del capifa.lismo sul suolo colo– niale, di spezzare i denti alla speculazione oscenissima che trasforma emigranti ed indigeni in servi del capi– tale che si impossessa. della terra, di instaurare alla Eritrea un ordine di cose che assicuri all'emigrante una condizione di vita facile ed umana. La proprietà coltivatrice, come è nella proposta del Franchetli, rag– giunge questi scopi; ecco perché è nOstro interesse di consigliarla o di incoraggiarla, sul suolo africano. Quando nel 1890 il prof. Antonio Labriola, nella nota lettera al Baccarini, propose in Arrica. esperimenti di socialismo, Federico Engels, interpellato in proposito, rispondeva: « La più elevata domanda. che si possa fare all"o– dierno governo italiano è che esso distribuisca. la pro– prietà. fondiaria. nelle colonie a poveri contadini perchè la coltivino essi stessi, o non a. monopolisti, individui o compagnie. e La piccola coltura è lo stato migliore e naturale delle colonie fondate oggi dai governi borghesi, e noi socialisti possiamo quindi appoggiare con buona co– scienza. la introduzione della piccola coltura nelle co– lonie già fondate ( 1 ) ». . . . Contro la propo.sta di indirizzare in Africa le correnii della nostra emigrazione, si oppongono taluni socialisti e radicali, mettendo innanzi l'idea che più utile sarebbe avvivare una colonizzazione interna. Ma è pur da no• tare (e qui accenniamo di volo,sebbene la.questione me– riterebbe d'esser trattata per disteso) che le condizioni favorevoli che l'Eritrea, come paese all'alto nuovo, può offrire, non sarebbero mai pareggiate da quelle offerte sul suolo della patria. Di più, renormo spesa che la colonizzazione interna importerebbe, non è logico pre; supporre che sia in grado di affrontarla una nazione come la nostra., ridotta oramai agli estremi della rovina. finanziaria. L'A.frica è costata denaro e sangue, l'Africa può offrire qualche cosa. - cerchiamo di trarne ogni vantaggio possibile. Io non dissimulo la gravità. teorica di risolvere il problema, ma esso mi pare di una importanza senza pari per il nostro partito. Trovandoci innanzi ad una. questione di assetto della proprietà in condizioni af– fatto nuove e sottratte all'influenza del capitalismo, quale è il punto di vista che noi dobbiamo far trion– fare? Quale alteggiamenlo dobbiamo noi prendere di fronte ad essa, posto, come è indiscutibile, che al par– tito socialista sia utile favorire l'emigrazione dei con– tadini su terre nuove? E di questi problemi non sarebbe male che il nostro gruppo parlamentare facesse oggetto dei suoi studì e delle sue proposte. ARTURO LADRIOLA, ( 1 ) cuore e Crmca. - Anno 1v, pag. i5. BAKUNIN1 1) Il. Dicemmo che il « programma » di Bakuuin ri– S!]lta, nelle suo somme linee, dalla semplice addi– z10ne di due principi astratti: libe1·là ed egua– glianza. Vedemmo anche che questa somma potè a~re~c~rsi facilmen~e coll'aggiunta di un terzo pr10c1p10: solida1·iela. Il pl'ogramma della famosa Alliance ~e ne aggiunse poi parecchi altri. Eccone un esemp10: {1) Veggad la I.~ parte nel num. precedente. (La OrWca), La Alliance si dichiara. alea; essa vuole l'abolizione dei culti, la. sostituzione della scienza. alla fede, della. giustizia umana alla. divina. Nel proclama che i bakunisti affissero ai muri di Lione in occasiono del tentativo insur1·ezionale della fine di settembre 1870, leggiamo, all'art. 41: Lo Stato, ormai caduto, non potrà più ingerirsi in quanto riguarda il pagamento dei debiti privati. Questo è cli una logica indiscutibile; ma sarebbe difficile indurre la facoltà di non pagai•e i debiti privati dai principi insiti nella nattwa umana. Bakunin incolla l'uno all'altro i suoi priucip'ì as– soluti: esso non si domanda - il carattere asso– luto della sua lo~ìca non lo esige - se qualcuno di questi principi può limitare la« assoluta» forza dell'altro, o viceversa; egli è perciò nella « asso– luta » impossibilità di mettere d'accordo le conse– guenze del suo programma. ogni qualvolta lo pa- 1·ole si 1·ivelano insufllcienti e bisognerebbe ado– perar\•i qualche maggior precisione di concetti. Egli « vuole > l'abolizione dei culti. ~fa poichè lo Stato è « ormai caduto », chi li abolirà? Egli « vuole » l'abolizione della pl'opriet..'Lprivata ere– ditaria. Ma che fare se, malgrado la caduta dello Stato, essa persistesse? Bakunin sente che la cosa è poco chiara, ma se ne consola facilmente. Nell'opuscolo da lui pubblicato durante la guerra franco-tedesca: Lette1·aa un francese sopra la presente crtsi, sostenendo che la Francia non po– frebbe salvarsi che con un vasto movimento rl\•o- 1uzionario, egli conclude col dire che si dovrebbero spingere i contadini a impadronirsi delle tenute dei nobili e della borghesia. Ma i contadini francesi propendono ancora per la « propl'ietà individuai- · mente ereditaria»('). La nuova rivoluzione sociale non rinforzerà essa questa disposizione? Niente affatto - risponde Balrnnin - i lo Statoessendo abolito, manchel'à ai contadini la consacrazione giuri– dica, la garan::ia che alla pl'op,·ietà da1,·a lo SLa1o. La p,•oprietà cessa di essere un dfritto pe,· divenlal'e un semplice stato di fallo. (~) Consolante davvero. « Caduto lo Stato», il primo mascalzone capitato, se è più rorte di me, s'impa– dronirà del mio campo, senza neppur bisogno di trincerarsi dietro il principio della « solidarietà», poichè quello della « libertà• gli sarà pili che suf– ficiente. Un bello « eguagliarnento degli individui :., in fede mia! Certamente - ~onfessa allora Bakunin - in prin– cipio le coso non passeranno tanto lìscie; "i saranno lotte, l'ordino pubblico, quest'arca santa del borghese, sarà turbato, e può ben darsi che le primo conseguenze di un tale stato di cose producano ciò che suolsi chia– mare una guerra civile. Ma preferite voi di vedere la Francia in balia della Prussia L. Del resto, non temete che i contadini si di\'orino '" vicenda i se anche da principio lo tentassero, presto si persuaderebbero della materia.le impossibilità. di seguila.re per questa via. e procurerebbero quindi di intendersi e di organizzarsi egualitaria.mente. Il bisogno di nutrire sè e le proprie famiglie e la conseguente necessità. di tutelare da as– salti improvvisi lo proprie ca.se, le famiglie o la stessa vita, tutto ciò li costringerà. a. reciproci accordi. Non do\·ete credere del pari che in questi accordi, stipulati aU'infum·i di qualsiasi pubblica tutela ( 1 ), i pil\ forti e 1') La TMoloqle polttlque de Mn:ztnt; pal!"· 91. l') li ~onivo è dello &tesso Bakunin, <'> Corsivo di Bakunin.

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