Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895
108 CRITICA SOCIALE Jivenir proprietari della terra che lavorano, in luogo di pigliare la parte t1ol salari&to. ~fa, nei paesi nuovt In cui già domina il sistema ca• pitalistlco, o, per lo meno, là. ove incominci a sorgere, la condizione dell'emigrante, se pure superiore a quella di chi è restato in patri1-t offre immensa precarietà. Basta qualunque rivolgimento interno del capitale, una crisi, cosi facile nei paesi nuovi e dove il capitale non è nemmeno organizzato, perchè il lavoratore immi– grante possa trovani dalla parte del sopra.numerario. Inoltro il lavoratore o il contadino che vi immigri, se non è già. un piccolo proprietario, si tro\·a presto tras– formalo in salariato o sottoposto ad uno sfruttamento terribile e sottile. Basta ricordare la condizione del– l'ornigro.nto al Brnsllo por riconoscere l'esattezza. di questa ossorvnzlone. Ed i) questo nell'ordine naturalo dei r,\ttl. li co.pitnlo indigeno preferisce di potenzinre i prop1·i protltti lmpiognndo quanto più lavoro salariato esso può. La. sete acutissimo. di lavoratori, onde è tra- •vagliato, lo spinge a qualunque violenza, pur di trasror– mo.re il piccolo proprietario immigrato in suo mo.n cipio. li Brasile dimostra nuovamente che il 00 1 / 1 degli inc.li• vidui, cui venne assegnato un appezzamento di terra, lo abbo.ndonarono in un periodo più o meno breve. Di più 1 la. maggior parte di quelli che emirrano, non sono già fra i contadini i più ruiserabili ed i peggio ridotti. Essi in generale possiedono ancora tanto da poter provvedere ai loro più immediati bisogni ne'la terra nuova. Il vero esercito squallido dei paria della terra, gli spietati concorrenti a qualunque prezzo sul mercato del lavoro, 11pericolo vero, in altri termini, che per l'organizzazione dei lo.voratori esista, rimane pur sempre come un triste cancro annidato nel cnore della mo.dro-patrltt..A questa gente abbrutita dalle sor ferenze 1 non solo manca ogni energia economica per trasrorirsi In altra terro., mn sinanco la forza. di pen– sare ad unn diversa sorto per sè stessi. Ora è preci• so.mente n rimuovere questo interno pericolo che Il partito socinHsln dove rivolgero ogni a.ltenziono. Unn terra nuovo, non nncora appoderata, trasformata già per leggo in pubblico demanio, una terra estesa, fertile, sotto clima mite, può essere la salvezza di questa gente o la sah•czza per l'agitazione socialista. Qui non vincoli procedenti dì organizzazione capitali– stica. minacciano gli inesperti coloni di una rapida. mu– tazione della loro aortoi qui, in,·ece, tutte le condizioni esistono perchè l'incontrastato possesso fondiario assi– curi il benessere al proletari che disertarono il suolo nativo. La colonia. Eritrea offre appunto coodiziooi che possono favorire questa emigrazione. ,•, L'art. I della legge sulla colonia Eritrea dà facoltà al go\·erno di concedere a privati od a società., ad in• digeni o stranieri, quei terreni, siano demaniali o di qualsivoglia altro natura. Il Franchetti, spedito sopra luogo per studiare le condizioni in cui sarebbe stato possibile l'impianto di una colonia ch·ile, schizzò presto un piano abile e completo: concessione a ramiglie di contadini di una estensione di territorio dai 16 o.i :'?Oettari a patto che lo lavorino con lept•oprie b1·accia; anticipo da. parto dolio Stato dei primi mezzi indispen– sabili al loro ma.ntonimonto; dovere di restare sulla terra senza intervallo per I primi cinque anni, dopo di che questa diverrebbe loro proprietà ( 1 ). Il piano, come ( 1) V, Riforma Soclalt, YOI, 111 pag. 5. - l\'uora AntOlogEa, 15 a• prlle tltl. si vede, era completo ed onesto, per l'impianto di una vera proprietà coltiva.trico indipendente. Di più, in esso erano contenuti due germi di vero socialismo: l'inter– vento dello lato sin dnl principio per garantire, diret– tamente, ai lavoratori i primi mezzi di vita, e la con– serrazione di un residuale avanzo di diritto su quella proprietà. Ma l"on. Franchetti era un sognatore della. più bel• l'acqua. t.',Hrica doveva essere uo pretesto a novelli h·ipo1aue1 nnanziari, dove,•a dare la m:iloria. a novelli car,·o;zini governativi, ed il piano del Franchetti erJ. troppo intinto d1 socialismo per poter.si prestare a queste soavi dolcezze. L'opera del 1-~ranchotli ru com– pletamento distrutto. Egli ru costrello a dare le proprie dimissioni 1 che vennero immodintamente accettate. In• tanto cominciavano a farsi strnda le veraci intenzioni del go\·orno. L'Al'rica dovova orrriro materia. alla grande speculazione capitalistica, perchO si potesse rormare a.Iloscopo una vasta Compagnia assuntrice della. pro– prietà generale della.colonia o pcrchè il latirondo vi pro• fondesse le suo mirabili bellezze. Ritornando In questi termini la questione innanzi al Parlamento, la parte 1oclalista compirebbe opera stretta– mento doverosa esigendo una più esatta interpretazione dell"art. 1.• della. legge In parola e cercando di far pre– valere concetti socialistici. Innanzi tutto mi par bene osservare che non bisogna pensare a possibilità di esperimenti socialistici o di colletlivismo - più stret• tamente parlando - In Africa. Allo stato delle cose occorre off'riro all'emigrante in Africa le istesso condi• zioni che offro l'emigrazione in America, cioè il pos– sesso integrale e completo della terra. Di più, su di un suolo perfotto.mento libero e capace di appoderazione da parte clitutti, non rluscirebbo facile mantenere quel controlli che puro sono possibili su di una terra dema• nialo di limiti determinati net sono della società. della patria. llloltre, siccome ò nostra Intenzione di ottenere tutto quell o che si pu ò dal governo borghese, occorre per adesso rinunzio.re n tutto quanto susr-iterobbo lo• gicho dlnldenzo da pnrto dello Stato attualo. I.a proprietà coltivatrice di famiglia presenta inoltre non pochi germi di socialismo. Quando siano affermali il concetto dell'inalienabllilà. e della indivisibilità de! pos– sesso in un nutnoro determinato di componenti la re.– miglia ed il controllo dello Stato, è riserbato il campo a tutte le rh·endlcazioni possibili da parte della col– le:ttività. Come, Infine, col possesso, da parte degli oc– cupanti del suolo, dei mezzi di produzione, sarebbe esclusa la possibilità dello sfruttamento loro da parte del capila.le, con l'obbligo del la\·oro clfreuo della terra e con le proprie braccia {criterio già accettato dal Fran-– chelti) sarebbe e~clusa 111. pos);ibitità dello sfruttamento del lavoro altrui. Ora., poichè il comunismo non è pos• sibilo se non là do,·e I mezzi di produzione sono mo– nopolio di pochi e l'inftnita maggioranza è alla dipen– denza di essi, e come reazione a questo stato di fo.tto; per adesso non anebbe per sè nessuna giustift• cazione non solo l'approprio.zione comunistica del suolo al'rlcano, ma nnche la SUI\ gestione comunistica. Del resto In storia delle colonie prova che, al loro inizio, l'associazione del produttori ed Il controllo sociale della proprioth. è lmposslbilo. li vergine, inappoclerato suolo esercita una. strana suggosliono alla libertà. sull'animo . degli immigranti e li spingo a dissolversi per le plaghe lontano della. libera terra, In cerca. di un possesso in– dipendente da ogni vincolo di soggezione reciproca. Per noi l'essenziale è di rendere inefficace la mal-
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