Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

204 CRITICA SOCIALE uguali tra di loro 1 Rispondi, o ottimo. Che ne sembra a te1 Ga1·. - Non so che dire, o Socrate. Soet·. - E io tel credo. Ma, di grazia., vuoi tu che noi mutiamo l'ipotesi nostra circa il salario e la mo– neta t Poichè io penso che qui sia da seguir l'esempio di chi, preso a dipanare una matassa, come s'accorge che non gli è venuto a mano il bandolo vero, lascia di tirarlo, anzi lo ravvolge daccapo, e cerca altro filo. Or che di' tu 1 Abbiamo noi a provarci a mutar supposto, ammettendo che il salario non sia moneta 1 Gar. - Proviamoci pure. Socr. - E sia. Diremo dunque che il salario si paga bene in moneta, ma non è moneta esso stesso, e chi lo riceve, in tanto se ne contenta, in qunnt'e' può, barat– tandolo in sul mercato, averne in cambio il bisognevole o.campnr la vita. È ella cosl o no1 Ga,·. - Certo cosi dev'essere, o Socrate, giacchè s'è visto che altrimenti il ragionamento non torna. SOcr. - Noi possiam quindi a!l'ermare che, quand'uno dà. il salario a un lavoratore, à la medesima come se gli desse quelle cose che con esso salario il lavoratore compererà. Ma dimmi: i lavoratori comperano essi d'ogni cosa 1 Gai·. - Noi anzi poche ne comperano e poco variate. So~,-. - E dimmi ancora: di quello cose che gli oziosi ricercano, e per aver le quali rorniscon lavoro o salari, procacciando cosl quell'utilità. che sopra s'è detto, di cotesto cose, che pur hanno a esser mollissime, ne comperano essi, i lavoratori1 Gar. - No, per Giove! nè lo potrebbero per le loro meschine tortone. Socr. - Che è dunque ciò che comperano1 Poche cose, cred'io 1 o attinenti quasi interamente o.I sostentamento della ,·ita e alcun poco al vestire. Kon è cosi 1 Gar. - Così come dici, per l'appunto . Socr. - Or rispondi, o ottimo. Se i salo.ri sono in fondo le co,e utili che i lavoratori comprano cd usano, o se tali cose non escono, o quasi, dal genere delle sostanze alimentari, aggiunto poco J'allro, so n'inferisce che tutti gli alimenti che vengon prodotti, se tu ne togli la parte consumata dai ricchi, si riducono a esser salari. Non è vero t Gar. - È vero. Soc,·. - Sicchè ancora, quanto- più si produrrà. di derrate alimentari, purché non si sperperino, tanto più il cumulo dei salari sarà grande. Ga,·. - Mi par naturale. Soc,·. - E per contrario tanto più saranno i salari strema.ti, o miseri coloro che da ossi traggono il cam• pamonto, quanto maggiormente sarà il lavoro distolto dalla produzione di quello cose che i lavoratori consu– mano, e volto invece a produrre quelle che ad essi, per cosi dire, sono inaccessibili. (') Ga1·. - Mi par ben detto, o Socrate. Soct·. - Ebbene, dimmi. Tra questo cose che ho chia. ('I •Queate conYersioni del capllale-aalarl .... diminuiacono la parte del prodotto brutto, che è consuma.bile dal luoratore, perchè soatltulscono ad un prodouo di consumo del salariato un prodotto che in quel consumo non entro.. Ora to eo,uUllotu: e u red<llto tklla cta,ae laeortarlce uon dlpencU gld (come a torlo C!'edeRlcardo) dal prodotto brutto, mo eta quella r,·aico11edt ea10, elle e co1tttullo df derrate dt conum10 tlell'operato •· - A. Loru•, MH1ll11I a. p. c., ,·ol. 1, pag. 30t. • Ogni prodotto è ottenuto cc,I lavoro e quindi contiene nel pro• prlo ulore una ceri.a quantità di 11.larl; ma non è in quanto sia prodotto dal l.uoro e quindi contenga nel auo ,•alore del salari, che ea,o allmtrita la domanda attuale di tar:oro, ben.li tn 9ua11to •la ima merce di c<»11wnodel taroratcn·e. • - It,t'd, p ag. 308, mate inaccessibili al lavoratore e che tanto rattraggono i salari quant'esse si slargano, non sono forse, anzi non vanno innanzi a tutte, quelle di cui ran ricerca gli oziosi 1 Tu lo devi pur ammettere, o ottimo. Ora, se quest'ò vero, corno paro in tutto che sia, giacchò nè tu nè lo troviam nulla da opporre, non ò egli da con– chiudere recisamente che que· tuoi O.Jiosi non solo non son utili, ma son noci,•i, contuttochè diano, come si dice,·a, salari e procaccino occupazioni o lavoro, E che i salarl dati da loro non è punto lo stesso come so fossero dati da a.Itri, quali sarebbero possessori di terre e industriali 1 E che non ogni lavoro, no, è ugualmente utile al lavoratore, ma quelli invece sono i più utili, se non forse i soli, i quali han per effetto di produrre cose che dovranno poi esser da.te al lavoratore stesso come nuovo salario, non potendo esser usate e consu• mate cho da lui! Che ne dici1 Ilo io ragione o noi Via, rispondi, e non te no stare così rannuvolato e quasi torvo. Che importa che la veri1à piaccia. o non piaccia? Ell'è pure la. verità. Quant'a. me, già. altra. volta il dissi ( 1 ), io son tal uomo che a un'unica cosa al mondo m'arrendo e mi acconcio di buon grado, alla mia ra– gione, cioè, e a quello che, ragionando, trovo essere il meglio. Or tu ra il mellesimo, buon amico, e 'iivi sano o lieto. S V. ( 1 ) •ed\ Il C,·11one, "'• n., dell'ed. Teubner, t888. ILGIUBILEO D LSOCIALISMO In memoria del • 1\.J:anifesto • Col titolo fa memoria del mantfesto del par– Ulo co,m.mtsta, il prof. Antonio Labriola dà prin– cipio, nel rascicolo di giugno del Devent,·social, - la rivista ma1·xista parigina succeduta alla Ht·c nouvette - ad una serie di Saggi intorno atta concezione materialtsltca detta sto,•ia, che ve– dranno presto la luce anche in Italia, a cura del Loescher di Roma, e nei quali ·egli raccoglierà il risultato dei suoi lunghi studì sul marxismo. Questi So,ggl desteranno certo molto interesse fra gli studiosi italiani. Noi ,·ogliamo darne fin d'ora una primizia ai lettori della c,·tttca, e trascegliamo perciò alcuni brani caratteristici della pubblicazione rniziata dalla rivista parigina. Fra tre anni - così e ntra il Labriola nel suo argo• mento (1) - noi potremo celebra.re il nostro giubileo. La. data memorabile della pubblicazione del Manifesto det pai·tilo comunista (( ebbro.io 18~8) richiama. la nostra prima e indubitabile entrata nella storia. È a questa data che si riferiscono tutti i nostri giudizi: ed apprez– ·iamenti sui progressi fatti dal proletariato negli ultimi cinquant'anni. È questa data <'hesegna il principio della nuova éra. Questa erompe e emerge, o meglio evolve, dall'ùra attuale e si sviluppa per rormazione intima o immanente a questa medesimo., quindi in modo neces– sario e ineluttabile, quali che ne possano essere le vicende e le fasi successive, non prevedibili nell'ora presente. L'Autore accenna alla genesi del Manifesto, alle circostanze storiche nelle quali nacque alla vigilia della rivoluzione che scoppiò da Parigi a Vienna, da Palermo a Berlino, e s'indugia a sce1•nere nel ( 1) Anertiamo che noi qui ritraduciamo dal francese: è quindi poulblle cbe Il nostro testo dh·erga, In qualche minuto dettaglio di forml1 dal tuttora inedito letto llallano. (La CRITICA).

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