Critica Sociale - Anno V - n. 12 - 16 giugno 1895
182 CRITICA SOCIALE poco l'ala sinistra dell'esercito proudhoniano ab- j bandonò il terreno dell'individualismo, per trince• rarsi nel collettivismo. La parola• collettivismo» fu in quel tempo usata in un senso affatto opposto a quello che assume oggi in bocca dei marxisti francesi,· come Jules Guesde e compagni. Il principale campione del collettivismo era allora Michele Bakunin. Parlando di quest'uomo, noi sorvoleremo alla sua propaganda in favore della filosofiahegeliana, come egli la intendeva, come pure sulla parte che egli sostenne nel movimento rivoluzionario del 1848. Sorvoleremo del pari agli scritti panslavisti che egli pubblicò dopo il 1860e all'opuscolo Romanow, Pugatschew o Pestet (') {Londra, 1862),nel quale prometteva che avrebbe preso parte per Ates– sanaro II, se questo diventava to czar dei mu• sgiccht (contadini). Ciò che qui ci interessa è uni– camente la sua teoria del collettivismo anarchico. Membro della « Lega della pace e della libertà», Bakunin presentò a questa società essenzialmente borghese, nel suo Congresso di Berna del 1869, il progetto di dichiararsi per l'ugua~lianza economica e sociale delle classi e degli individui. Altri dele· gati, fra i quali Chaudey, lo rimproverarono di predicare il « comunismo ». Bakumn protestò vio– lentemente: Perchè io voglio l'eguagliamento economico e sociale delle classi e degli individui, perchè, d'accordo col Con– gresso operaio di Bruxelles, mi dichiarai seguace della proprietà. colletti va, mi si 1·infaccia di esser comunista. Che differenza fai tu - mi si domanda - fra comu– nismo e collettivismo? Mi è davvero stra.no che Cha.udey non capisca questa. differenza, egli, l'esecutore testa– mentario di Proudhon ! Io detesto il comunismo, percbè è la negazione della libertà, e io non so concepire nulla. di umano senza libertà. lo non sono comunista, perchò il comunismo concentra ed assorbe nello Stato tutte le rorze sociali, perchè esso mette capo necessariamente a.ll 'accent,·amento della proprietà in ma.no allo Stato, mentre io sono piuttosto per l'abolizione dello Stato; - perchè io voglio sradicato il principio dell'autorità e della tutela. di Stato, che, sotto pretesto di migliorare e incivilire gli uomini, li ha fino ad oggi asserviti, op– pressi, sfruttati e corrotti. Io voglio la organizzazione della società e dello. proprietà collettiva. o sociale dal basso in alto, per mezzo delle libere associazioni, e non dall'alto in basso, per mezzo di una qualsivoglia. auto- 1·ità. Mentre voglio l'abolizione dello Stato, voglio pure quella della prop1 1 ietà. individualmente ereditaria,che non è se non un'istituzione e una conseguenza naturale - molti banno votato pel passaggio del suolo alla proprietà éol• lettlva. Cosi i quattro delegatl francesi, Aubry di Rouen, Dela– cour di Parigi, Rlchard di Lyon, Lemonnler di Marslglla, e fra i belgi i compagni o. Maetens, Verrljken, De Paepe, Maréchal, ecc. Per eui Il mutualismo, che si applica allo sr.ambio del servigi e del prodotti e che ha per base Il costo, cioè li lavoro In e88Icon– tenuto, non contraddice punto alla proprietà collettiva del suolo, non essendo Il 11uoloun prodotto del lavoro, non soggiacendo quindi alla legge dello 11cambloe della circolazione. • (ft.lsposta del belgi vanderhouten, DePaepe, Deleralle,Hermann, Delplanque, Roulants, Gulll. Brasseur a un articolo del dott. Coullery com– parso nella Voia, de l'Aunir del settembre {868,e ristampato come documento nella Mémmre de la Fédt!ratio11 Juras.ttenne: Souvlllier, t873,pag. t9-!0J, (I) Romanow è Il nome che 11Idà la dinastia russa regnante, la quale, se facciamo astrazione dall'adulterio conreasato da Ca– terina Il nelle sue ll'emorle, deriva da Pietro In, marito a Cate• rlna H e principe di Holsteln•Oottorp. - Pugat.tcheto, Il ra!so Pietro llI, era uu cosacco che nel 1773capitanò una sollevazione di contadini. - Pe.ttel era un congiurato repubblicano, \mpiccato da Niccolò nel t8'6. B' l 1otec 1 ( 1 no B1arc v dello Sta.lo. In questo senso, signori, io sono coltetlivista e niente affatto comunista. Se ciò non è eccessivamente chiaro per illustrare i principì, serve però quanto basta dal punto di vista biografico. Noi non c'indugeremo a rilevare l'assurdità della frase « eguag1iamento economico e sociale delle classi»; già di questa frase fece giustizia a suo tempo il Consiglio generale dell'Internazionale. ( 1 ) Noteremo invece che Bakunin, secondo i passi citati: 1. 0 combatte lo Stato e il «comunismo» in nome della « più assoluta libertà di tutti»; 2. 0 combatte !a « proprietà individualmente ereditaria» in nome dell'uguaglianza economica; 3. 0 reputa que~ta proprietà una « istituzione dolio Stato», una conseguenza diretta di questo; 4.' non ha nulla da oppor,·e alla prop,·ietà tndtviduale. quando non sia ereditaria, né al diritto ereditario, quando non sia individuale. In altri termini: l.' Bakunin concorda ·con Proudhou finchè si tratta di «negare» lo Stato e il comunismo; 2. 0 a questa negazione aggiunge quella della propl'ietà. individualmente ereditaria; 3.' il suo programma non è che la risultante della somma dei due principi astratti, uguaglianza e Ubertà, che egli impiega successivamente e dis– giuntamente per fare la critica dell'attuale ordine di cose, senza chiedersi se i risultati di una di queste negazioni siano compatibili con quelli del– l'altra; 4. 0 non capisce, più di quel che la capisse Proudhon, l'origine della proprietà privata e il nesso causale fra l'evoluzione di questa e l'evolu– zione delle forme politiche; 5.' non si rende alcun conto del significato delle parole « individualmente ereditaria», espres– sione da esso impiegata anche in altre occasioni. Se Proudhon fu utopista, Bakunin lo fu doppia• mente, poichè il suo programma non è che l'utopia della ltbertà accoppiata coll'utopta della egua– glianza. Mentre Pt>oudhon rimase almeno fedele, fino a un cel"to segno, al suo principio del con– tratto, Bakunin, diviso fra la libertà e l'eguaglianza, è costretto fin dal principio a sacrificare quella a questa o questa a quella. Se Proudhon è impecca• bilmente proudhoniano, Bakunin ò un proudhoniano falsificato dall' e odioso » comunismo e persino dal marxismo. Effettivamente Bakunin non aveva nel genio del «maestro» Proudhon quella fiducia illimitata che pareva avervi Tolain. Secondo lui, « Proudhon, malgl'ado lo sforzo di piantarsi sul terreno solido, rimase idealista e metafisico. Il suo punto di par– tenza rimase un'idea asb-atta del diritto; egli parte dal diritto per venire ai fatti economici, mentre Marx pose e dimostrò la verità, illustrata da tutta la storia antica e moderna delle società, dei popoli e degli Stati, che i fatti economici precedettero e precedono i fatti giuridici e politici. La scoperta e la dimostrazione di questo vero è uno dei più grandi mel'iti di Marx».{') (I) eL'eguaglia.mento delle cla•sl - esso scrisse alla Alliance, per mezzo della quale Bakuoin aveva mandato all'I11ternazionale quel programma, nel. quale figurava cotesto ramoso eguaglia– mento - equivale, letteralmente, all'armonia del capllale e del Ja,·oro cosl insi.11tentementepredicata dal sociallsmo borghese. Non sl tratta di egua~llare le classi, che è una contraddizione logica e un'impossibilità, ma, al contrarlo, di abolirle: questo è ciò che distingue Il movimento proletario e che forma lo scopo dell 'Joterna:r.lonale del lavoratori. > ('J Lo StQto e l'A.narohta, l873 1 pag. 1!3•1U dell'edizione russa.
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