Critica Sociale - Anno V - n. 9 - 1 maggio 1895
1:31 CRITICA SOCIALE Urn1.a stol'ica di certe i-ivolto, in date condizioni di tempo e di luogo. Per poco non fummo denunciati come transfugi dalle schie1·0 marxiste. Non solo da avversari (e lì si capisce/, ma da amici, da com– militoni, ci fu intimato i dilemma: siete dunque per la t'ivolta 1 o allora perchè non vi trovate sul posto! o non siete per la ril'olta - e allora perchè non la condannate esplicitamente? Non capirono costoro - a 1::-1.rte il fatto che vera rivolta non ,,i fu nè in Sicilia, nè altrove, ma appena de· tumulti sporadici, o la sola e grande ril'Olta contro ogni legge non ru che del gol'erno e del Parlamento - che altro è assumere la ri– volta a bandiera di partito, e cosi veramente rare il gioco degli avversari, altro è, quando la rivolta scoppii spontanea, spiegarne le cagioni profonde e assumere rimpetto ad essa un atteij'giamento un po' diverso da quello che, por ragiom di stipendio, si conviene ai pubblici mi111stel'ied ai regi questori. toi pensiamo che il partito socialista italiano non perderebbe nulla della sua purezza e della sua ori– ginalità a fare un bagno di storia e ~uardar l'av– ,,enire con occhi impregnati dogli rnsegnamenti del passato nei vari paesi del vecchio mondo e del nuol'O. Al contatto della 1•ealtà qualche rormula si sgretolerebbe, cesserebbe di parere la verità asso– luta dei metafisici, ma le idee, in compenso, si adeguerebbero meglio alla sagoma dei fatti, e ciò non sarebbe un gran danno per un partito « scien– tifico e positivo ». Detto questo, a mo' di proemio, riassumiamo ora redelmente lo scdtto dell'llngels. . .. Questo del Marx - dice l'llngels - ru il primo tentatil'O di applicare a un determinato periodo di storia contemporanea il concetto materialistico della storia, che pone a motore dei partiti, delle lotte e delle evoluzioni politiche il conflitto degli interessi economici delle classi sociali; concetto che il Ma– nifesto det Comunisti aveva riferito, a grandi tratti, alla storia moderna in generale. Le dirricoltà che impediscono di farsi una visione chiara della storia economica d'un paese finchò non sia trascorso un lasso di tempo suOlciente ad averne complete le statistiche con tutte le loro fluttuazioni e ad abbracciare l'assieme dei fattori economici, « i più importanti dei quali agiscono a lungo occulta– mente, prima di erompere alla superncie >, el'ano in quel tempo anche maggiori che oggi non siano. Malgrado ciò, l'intuito potente e la sterminata eru– dizione di Marx lo francheggiarono a segno. che, anche più tardi, quando tentò, con maggior dovizie di dati, la storia economica del decennio 18 t0-50, è quando scrisse Il 18 Bi-umato di Lutgt Bona– parte, ben poco ebbe a mutare di ciò che aveva già quasi aprioristicamente indotto, e nulla, ad ogni modo, di essenziale (I). Bene aveva visto che la crisi mondiale del 1817 e1-a stata la vera genitrice delle rivoluzioni di rebbraio e di mal'zo, come, per converso, il successivo rifìorire delle industrie, che toccò nel 1850 il suo apogeo, era alla sua ,,oJta la causa del fatale rinv1goi-irsi della reazione in Europa. Perciò non parteciparono lungamente, nè l'Engels nè il Marx, al1a illusione, propria alla « demo– crazia volgare » d'allora, che la rivoluzione, dopo l~ scountte del 49, avrebbe preso un nuovo slancio ( 1 ) Nota l'Engels, fra l'altro, come In questo scritto ora da lui rlpubbllcalo, ti troTaper la nrirna i:oita eipre~a la formula del• l~pproprta,tone aoctale del meni dt proau;;to11e, formula che ogcl riunisce I partiti operai di tutti I pae!tl e distingue u ,oelft.. ll1mo operalo moderno da tutti i 1>nudo-1oclall1ml, feudale, bor– ghese, piccolo-borghese, ecc., come dalla eonrusa utopia comu– nltllea. dall'oggi al domani. Il nuovo slancio sarebbe venuto, ma non prima - essi dichiararono allora - che una nuova crisi economica mondiale scoppiasse, né avrebbe trionfato definitivamente prima che una lunga lotta si rosse consumata fra gli elementi anta– gonistici che si celavano nel seno stesso del popolo. Eppure le previsioni dei due autori - benché paressero pessimiste e li facessero accusare come tl'aditori della rivoluzione da tali che poi si rap– pattuma1'0no con Bismarck quando questi si degnò di accettarne la dedizione - correvano, confessa l'Engels, ancora un po' troppo. L'illusione era spie• gabile: la rivoluzione partiva dalla Francia, e l'os– sen•atore era dominato dai ricordi della $•--ande rivoluzione dell'S9: la sollevazione di Parigi si ri– r.ercoteva vittoriosa a Vienna, a Berlino, a Milano; 11 movimento investiva tutta l'Europa sino allo frontiere della Russia. Pareva che la grande batta• glia fra borghesia e proletariato fosse ormai impe• gnata deHnitivamente. Le rivoluzioni anteriori, malgrado il diverso contenuto rispettirn, a\•evano questo, tutte, di comune, ch'erano state rivoluzioni di una minoranza, la quale, per l'adesione o pe1• la passiva acquiescenza delle altre classi, sembrava rappresentare il popolo intero. i\fa questa del 48, benché l'incertezza dominasse, e negli agitatori e nello masse medesime, intorno all'indirizzo che doveva avere, rappresentava tuttavia davvero gli inte1'8ssi della mag~ioranza - gli interessi reali e non un semplice miraggio. Tuttavia la storia doveva dimostrare che l'ora estrema della produzione capitalistica era ancora molto più lontana che non sembrasse; che c'era ancora da superare tutta una rase del suo sviluppo e della sua estensione. Questa fase sparse la grande industria in tutti i paesi dove prima era limitata a pochi centri, semplificò il conflitto delle classi, eliminando gli elementi intermedli che lo compli– cavano, alla val'ietà delle scuole, ai vangeli e alle molteplici panacee delle siìtte sostitui la sola teoria di Marx univer'Salmente Piconosciuta, e agli sbran• cati gruppi proletarì locali e nazionali, mal cel'ti del fine e dei metodi, flottanti fra entusiasmo e disperazione, sostitui il solo esercito mondiale dei lavoratol'i che, unito sotto un solo vessillo, sempre meglio disciplinato, alieno da colpi di sorpresa, avanza di posizione in posizione, conscio delle dir– ficolt.'\ della via quanto sicuro della vittoria. li colpo di Stato del Bonaparte, risultato naturale della situazione tesa e precaria che l'Engels de sc1•ive, chiudeva provvisoriamente l'Cra delle rivo– luzioni dal basso, per aprire quella delle rivoluzioni da11'alto. Mentre, con la paco interna, prosperavano le industrie francesi, la necessità di deviare le cor– renti rivoluzionarie e di occupare la classe solda• tesca spingeva il Bonaparte a procurare annessioni alla Francia col pretesto di favorire il principio di nazionalità; Bismarck lo scimmieggiava, rivoluzio-, nando ed unificando la Germania; sul tel're11Ocosi sbarazzato dalle piccole divisioni interne, liquidate le maggiori contese di indipendenza nazionale, SOi'· geva. l'Internazionale dei lavoratori. « I becchini della rh·oluzione del 48 erano cosi divenuti i suoi esecutori testamentarii.:. Gli a\'\'enimenti del 70-71, che pare,·ano aver dato, colla sconfitta della Comune, il colpo di gr-azia al p1'0letariato militante, ne favo– rivano invece lo sviluppo o l'avvento. La missione di Bismarck era terminata e l'ironia della storia l'olle che egli deponesse il Bonapa1•te e che re Guglielmo di Prussia fondasse la repub– blica francese. La Comune, naufragata nelle sterili lotte f1-ala maggioran1..a blanquista e la minorann proudhoniana, se aveva dimosh-ata una YOltadi più l'immaturit-\ politica del proletariato, aveva anche provata impossibile ormai in Parigi una rivoluzione
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