Critica Sociale - Anno V - n. 9 - 1 maggio 1895

132 CRITICA SOCIALE ziaria - la cui indipenden1.a dal I?Otere esecutivo à cosa notissima - ne verranno dm benefici Onora impensati. Ma uno, sopra tutti, è quello che preme all'autore: • quel che importa alla mia tesi è che cesst Il pe,.ditempo • (pag. 34). Questa è la vera ossessione del nostro scrittore: che le sessioni siano brevi, che la deputazione non sia una carriera, che il deputato possa tornar presto alla occupazione .. o, nel caso concreto, disoccupazione abituale. Far presto, sbrigarsi presto, tornar a casa presto, non perder tempo: non si può dire che l'Ambrosoli non interpreti, con ciò, la preoccupazione capitale del maggior numero dei suoi onorevoli colleghi. JI tempo è moneta, che diamine! In qualche pagina dell'opuscolo le pal'Ole tempo, perditempo, ltmtlt del tempo, ecc., ecc., sono ripetute con tanta insi– stenza da far risovvenire un brano celebre d'autore che si trova in tutte lo antologie, nel quale, descri– vendosi la calata di non l"icorcfiamoquale esercito, armato di fen-·o, rivestito di ferro, ecc., ecc., si lascia il lettore sotto un'impressione ferrugigna terrificante. L'Ambroso1i ci terrifica, come farebbe un trappista, coll'immagine della vita breve, del tempo che fugge, che fugge disperatamente dal Parlamento. Il lempo è galantuomo, e la cosa si spiega. Ma questa preoccupazione esclusiva di far presto, di non perder tempo spiega fors·anco perché l'opuscolo sia cosi superbamente modesto. Ah! so il deputato Ambrosoli avesse avuto il lempo.... di tro– vare un po' di tempo per pensarci su! Ed è la stessa preoccupazione che gli suggerisce le successive pt'Oposte: 4.' Il ,1t,·itto d'inten·ogazione o di tnte,pel· tanza St<bor-tltnalo all'economia det lavori J)lù sostanzialt; - il che, senza eufemismi, vuol dire restringere ancor più, annullare a dil'ittura quella facoltà d'interpellanza che il se1·vilismo della Ca– mera ha già lasciato l'Ìdurro ad una vera ironia; e 5.' L'aboltztone degli • Ul/ici •; - una pro– posta, la quale ha scritto egli stesso (pag. 35) essere matluabile per le opposizioni che rncontrerebbe. Gli crediamo sulla parola: gli U{Tlci sono da lui definiti, forse ~iustamente, « mezzo imperfettissimo per l'elaborazione legislativa, etncace solo per la dominazione d'un ministero • (tbtdem). Ce n'è dunque d'avanzo, perchè una Camera come le at– tuali, dove il grand'aflàre dei deputali è di mer– canteggiarsi col Governo, non abbia motivo di disfarsene ... anche dopo che avrà modificato il suo calendario e afforzata la sua virilil~\, abdicando al diritto di costituire se stessa e di interpellare i ministri. Potare, potare, potare! - ecco l'ideale di questo orticultore politico. Poco importa se, a furia di potarsi, gli capitasse come ad OrigCne buon'anima, che non obbe più modo di corrompel'Si neppure volendo. li deputato, per guarentirsi dalla corru– zione, diventerà il depotato, in attesa di divenire anche il depo,.talo, come si tentò già col Badaloni; infatti l'Ambrosoli ,•or1-ebboabolito come« funesto» (pag. 66) quell'art. 45 dello Statuto, ch'era reputato fin qui unica difesa della rappresentanza popolare dalle prepotenze di certi ministeri. .. crispini. Tempo sprecato anche questo, onorevole! Ad abolire quel• l'articolo - almeno per coloro per la cui difesa fu scritto - provvide già la Cassazione; veggasi il caso Prampolini. A potare e a... sparagnar tempo gioverebbe un decentramento « ampio e profondo». l\Ia il nostro Autore non lo crede possibile, almeno « in questo scorcio di secolo», e si limita ad invocar la legge del sindaco elelllvo, una legge sullo stato deglt tmptegali e una 1·est1·tzionedei dl.-tllt sovrani dt gr·azta e dt con(e,·imento deglt o,·dtni equestri. Quest'altro gruppetto di riforme « elevereb~e la • di~nità del deputato, la sua indipendenza verso • gh elettori (o che non lt canzona gtà abba– « stanza?!) e verso il Governo, e quindi sotto ogni • rapporto la sincerilà del sistema• (pag. 71). Ed è tutto qui, tutlo qui. Ogni dippii1 guasterebbe, sarebbe il soverchio che rompe il coperchio. Ritoc– care la costituzione, dio scampi! « le riparazioni « diventerebbero a poco a poco, inevitabilmente, « una costituzione etr novo; ... una rirorma positiva « dello Statuto costituirebbe, come si suol dire, un • JJ1·ecedenle pericoloso • (pag. 62-63). Pericoloso per chi, lo scrittore non dice: ma non ci vuole uno sforzo eccessivo d'ingegno pe,· le11gere fra le righo o sotto le righe. - Alleniamoci dunque al ,eccbio, i)8r piet...'\di noi; diffidiamo della « irre– « quietudme di spirito insila nella libertà», della « onnipotenza de~li elementi elettivi • (ibidem). Non mettiamoci m testa l'ubbia di voler curare sul serio le piaghe del sistema, • quelle piaghe, « dico, che phì attirano l'attenzione dei pensatori e « le censure del pubblico• (pag. 71). • Nulla si può « faro, pur troppo, per 1·endere piu inoffensivo le « ambizioni 1 la caccia assidua ai portafogli o a tutte « le cariche elettive della Camera, il servilismo, la « ipocrisia, la slealtà che paiono aiutare a quei fini, « o quindi l'abbassamento morale degli individui e « dei partiti. 'fanto meno si può agire direttamente « per escludere dalla Camera, o impedire che vi «: giun~ano, gli elementi $ià per sè immorali o in– « degm .... Ne5:ìuna istituzione umana può salvarsi « dalla corruzione ... • (pag. 44). Par di udire il salmista. Noi siamo poh•ere e polvel'e ritorneremo; siamo fango, siamo sterco, siamo putredine. - Pat·late almanco al singolare! rimbeccava quel tale. - A vanti dunque col servi– lismo, coll'ipocrisia, colla slealtà, con l'abbassamento dei partiti e con la conuzione sempre crescente nella quale guazziamo, ossia nella quale guazzale ; e di questo passo, con un ritocco al calendario uf– ficiale, con qualche pezzente di più nelle carceri e qualche commendatore di meno... denll'O o ruori di esse, avremo salvato il Parlamento, la monarchia, la società! . .. Questa micrologia, o micromania, è tanto più significante, in quanto non viene, lo ripetiamo, da un cervello di stoppa o da un rammollito 1 ma da un deputato giovane, a cui l'esperienia ç:iornalistica o parlamentare impressero traccio nel! ingegno na• turalmente alacre. Ciò dimostra ch'essa non è una idiosincrasia individuale, ma è la nota di tutto un partito, .designa quasi una tendenza generale di classe. E per questo che c'indugiamo a rilevarne la portata e il valore. Abbiamo un parlamento che, a confessione dei migliori di tutti i partiti, rispecchia sempre meno la nazione vera 1 non diciamo tutta la nazione, ma neppure quella parte a cui il disordine economico e morale imperante permetterebbe di aver qualche voce; su i>O milioni di cittadini \'alidi, poco più di due milioni posseggono la scheda, e la schiera si assottiglia ancora coi livragamenli in massa delle commissioni; abbiamo, in alto, la oclocl'azia, la ge• rontocl'azia, la plutocrazia, la cleptocrazia dei trigami e dei deplorati; la corruzione di riflesso, il paras– sitismo di seconda mano negli strati medii; e in basso, negli ipogei, il sordo fermento della guerra civile. Ogni tentativo di filtrare un po' di luce, un po' d'ossigeno, un po' d'intellettualità in queste innme bolgie, ogni primo alito di iniziativa popolare auto– redentrice, ò intimidito, soffocato, represso come misfatto. li povero è guardato con sospetto come straniero, le sue riuqioni sono vietate, è punito il

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