Critica Sociale - Anno V - n. 9 - 1 maggio 1895

B CRITICA SOCIALE 141 - fatta la debita parte alla diversità. di origine e di precedenti storici - della. piccola proprietà dell'Unione nord•americana ed italiana, noi osserviamo un'analogia grandissima. La piccola proprietà. press::odi noi sorge dal frazionamento delle grandi proprietà. feudali ed P.ccle– siastiche; in America invece nasce dalla distribuzione dell'agro pubblico non ancora passato in proprietà pri– vata; le bonanza farms danno origine alle piccole pro– prietà, in molti casi a numerosi homesteads. Qualisono però le condizioni in cui trovasi questa piccola pro– prietà. dirimpetto alta grande, o meglio alla vita eco– mica sociale in genere1 11 progresso americano, colla sua corsa vertiginosa, non solo ha raggiunto, ma, sotto molti aspetti, ha sorpas• salo quello europeo, specialmente nel perfezionamento tecnico applicato alle industrie e quindi naturalmente anche all'agricoltura; ed è inoltre cosa amai risaputa che questo perfezionamento tecnico troverà facilmente applicazione nelle grandi proprietà, cui per lo piò va anche unita abbondanza di capit.ali, mentre con grande difflP.oltà penetra nelle regioni dove la piccola. o media proprietà predomina; se pure - e ciò avviene ed av– verrà. sempre per certe applicazioni speciali - non trova addirittura. un ostacolo insormontabile. Per cui troviamo la lotta tra i piccoli ed i grandi proprietar'i combattuta con troppa. disparità di condizioni, con forze troppo smisuratamente disuguali; da una parte i deboli disavvezzi e disarmati, dalraltra i forti agguerriti ed armati di tutto punto. Qual meraviglia adunque se in tali condizioni di lotta i piccoli proprietari avranno la peggio! Ma la forma più caratteristica sotto cui si manifesta questo malessere della piccola proprietà è la stessa precisamente che abbiamo osservato anche in Italia; l'aumento continuo di grava.mi ipotecari che su di essa vengono li pesare; sì che la sua vita non rimane più che una ingannevole parvenza, vanità che par pe1·so1ia. La proprietà. descritta nei registri catastali e risiedente in tanti piccoli proprietari non è che una. finzione le– gale, una. crudele ironia, poichè la vera proprietil. ri– siede in soli pochi capitalisti. L'Economista di Firenze, periodico non sospetto punto di socialismo, scrive nel numero del 7 aprile di questo anno: « Quando il Congresso degli Stati Tniti ordinò all'Ufficio di censimento d'investigare le ipoteche gra– vanti sulle proprietà, i dati statistici ottenuti confer– marono quanto del resto era già noto in tesi generale, cioè che una sparuta frazione del popolo degli Stati Uniti possiede la parte ma,ggiore delle ricchezze >. Ed il George nel già.citato liworo dice: (1) « La più comune forma di impresa agricola negli Stati Uniti, non è già quella che paga il fitto in natura o in moneta, ma quella che è oppressa dalle ipoteche. La proporzione, secondo la quale i poderi americani occupati dai loro nominali proprietari sono ipotecati, può essere soltanto cor,ghiet– turata e). Ma si può dubitare ben poco che il numero dei poderi soggetti ad ipoteca debba grandemente ecce• dere il numero dei poderi affittati; nè sembra, certo, calcolo esagerato il dire che il numero dei poderi sot– toposti ad ipoteca somma ad una metà del numero di quelli non affittati. » Chi poi ci dà. un quadro veramente classico delle condizioni della piccola proprietà negli Stati Uniti è il ( 1 ) Pag. 308. tl) Precisamente come da noi, dove il debito chirografario, prl– vat..ospadrone;~ia, eludendo la statlstic{I,. ,. e la legge pena.le . o Godwin Moody (I),sì che non posso fare a meno di ripro– durne qualche brano: « Non ho il più piccolo <lubbio - esclama egli - che i fatti mostreranno che per lo meno il cinquanta per cento dei piccoli poderi sono soltanto nominalmente propri dei loro antichi proprietari. Che da ultimo, questi piccoli proprietari in simili condizioni sono totalmente ingolfati nei debiti, così intricati nelle ipoteche, che i loro più duri sforzi sono spesi a pagare il sempre crescente interesso, perchè il tetto debba rimanere sulle teste alla famiglia, sforzi che non pos– sono mai giungere al loro scopo. » Nè diverse sono le condizioni dei piccoli proprietari negli Stati nuovi, dove i terreni non ancora messi a coltura vengono per la prima volta a frazionarsi ed a dar vita a tante piccole proprietà. Quivi il piccolo pro– prietario, per impiantarsi, è costretto a gravarsi di un vero cumulo di debiti. Comincia coll'ottenere la terra mediante il pagamento fatto in rate a scadema fissa, pagando l'interAsse, molte volte, anticipa.lo, nè ottiene il documento comprovante la proprietà se non dopo sborsata l'intera. somma. Dovrà inoltre fornire la. sua tenuta di tutto il necessario, come casa, sementi, at– trezzi rurali, cibo, vesti, ecc., e qui dovrà. nuovamente ricorrere al credito usuraio che gli oppignorerà i raccolti. Dati tali principi, a quali risultati si potrà. riuscire i Nessuna meraviglia a.dunque se chi viaggia in codesti paesi ò colpito dalle numerosi pubblicazioni che riscontra dovunque, annunzianti che trova.osi in vendila piccole proprietà in buone condizioni. Sarà. una fortuna pel piccolo proprietario se potrà disfarsi del peso che lo opprime ed esonerarsi, senza gravi disturbi, dall'o1tore di essere un proprietario. Che tll.licondizioni dei piccoli proprietari siano effetto del capitalismo invadente ci affermano pure i dati sta– tistici ufficiali raccolti negli Stati delrUnione americana. Nel sovra cita.lo scritto dell'Economista leggesi: -e I piccoli possidenti di beni stabili crescono di numero, in proporzione della maggiore distanza da.i grandi centri. In questi i possidenti ,·eali sono pochissimi, gli appa- 1·enti moltissimi, avuto riguardo che i possidenti sono considerati reali quando gli stabili sono liberi da !po– teche, mentre sono considerati apparenti nel caso con– trario. Ad ogni modo la proporzione tra. possidenti ed aOUtuarl sta come segue (1): nelle città di oltre 8000 abi• tanti i possidenti sono il 30 per cento; nelle piccole città e villaggi sono il 44 per cento; nei poderi infine sono il 66 per cento ». E questtl cifre che cosa. pro– vano~ Provano appunto che l'opera del capitalismo va irradiandosi dai grandi centri verso le parli pili. lontane della campagne, che il grande vampiro va allungando da ogni parte i suoi tentacoli, fino a. che direttamente o indirettamente non avrà il monopolio assoluto della terra., come giù. lo ha delle industrie e dei commerci. E con quanta attività. proceda in questa. sua opera di assorbimento ce lo dice ancora il Godwin Moody: « Tutta. quanta la regione agricola. del nostro paese è per~orsa da agenti di banco che rappresentano i capitali di tutti i ma.ggiol'icentri monetari del mondo, i quali fanno pre– stiti od accendono ipoteche sui poderi, che riunite su• perano qualsiasi fantasia di calcolo. » Non è a credersi però che il capitate si accontenti d'impadronirsi della proprietà, terriera e che adagian– dosi in questo letto si rimanga soddisfatto. No; altre sono le tendenze, altri gli scopi del capitale, che per ( 1) Terra e la~o,·o agli Stati Untu, pag. 85. {:J Notisi che dal numero dei possidenti doHebbonsi giusta .. mente to,liere <tuelli che non sono che apparenti,

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