Critica Sociale - Anno V - n. 9 - 1 maggio 1895

CRITICA SOCIALE 139 sioni sofferte, quasi le rendono legittime e de- siderato. . Se nell'organizzazione a schiavi l'elemento sociale della religione rispecchia esattamente i rapporti umani, e li conferma con la credenza nella loro immutabile eternit..'\, appena la lotta delle classi e le aspirazioni degli oppressi minacciano di sover– chiare la violenza armata dei dominatori, l'elemento sociale della religione rispecchia i rapporti inver– titi delle classi, ed allora davanti a dio gli umili sono gli eletti. Sulla soglia della morte ciò che fu dolore si muta in letizia; la città. celeste non ha pil~gli orrori della città terrena. E in questo periodo che ad una divinità prossima e dotata di tutte le passioni umane si sostituisce un dio pill lontano, più astratto e meno simile al tipo dei conquistatori. A questo riguardo notava lo Spencer (P,·tnctpi dt sociologia, § 115) che, se la credenza nella resurrezione dei morti permane anche nelle nostre religioni moderne, ess..1. è pro– messa in un tempo sempre più 1·emoto ed incerto; precisamente come il luogo ove convengono le anime nella seconda vita, prima designato ass..1.i vicino e tangibile~ va poi mano mano allontanan– dosi e perdendosi in uno spazio senza fine. Il qual fenomeno, che non può essere intiera• mente spiegato dal raffinarsi della psiche umana, perché troppo grossolane credenze si accompagnano a queste concezioni pili astratte, deve ricc1·care la propria causa nella necessità di credere in una vita futura molto diversa da quella presente, e quindi separata da una infinita distanza di tempo e di spazio. L'evolversi delle religioni è cosi congiunto non solo al progredire degli strumenti o delle attività produttive limitanti il dominio dell'onnipotenza di– vina, ma ancora alle speciali condizioni della lotta fra le classi. IL Il 11110,·o misticismo. La rivoluzione borghese, per le necessità econo– miche del suo sviluppo, ha cacciato dio dalle in– terpretazioni dei fatti e delle forze naturali. In un'epoca di attività p!'oduttiva intensa e febbrile, davanti alle meraviglie della macchina che vince ogni resistenza della natura, la fede nel sopranna– turale ha ceduto il campo all'osservazione positiva. Il governo provvidenziale di dio, come quello di un monarca assoluto, o di una aristocrazia, poteva adattarsi alla comoda irresponsabilit.c\ dei popoli primitivi, ma non poteva permanere davanti alla febbre indagatrice dell'attività moderna, lanciata alla ricerca di nuove forze da sottomettere, di nuovi segreti da svelai•e. La preghiera propiziatoria, che ai credenti concede il massimo bene col minimo sforzo, doveva venire sostituita dal lavoro ostinato, cosciente del proprio valore e della propria potenza. La religione, diventata un freno nocivo all'espan– dersi delle conquiste borghesi, cessò di essere una forza sociale necessaria alla classe dominante, che anzi cominciò nella classe soggetta la sua propa– ganda razionalista ed atea. E mano mano che l'ir– religione dalla classe capitalista discese tra i lavo– ratori, cui il contatto dei nuovi strumenti di pro– duzione aveva scosse e diroccate le credenze nel soprannaturale, la superstizione religiosa si andò ricoverando in quelle popolazioni agl'icole, fra le quali l'evoluzione economica attardata ed incom– pleta non aveva preparato l'ambiente al diffondersi dello spirito nuovo. La qual cosa, troppo nota e troppo vera, è una nuova conferma della base pre– minentemente economica della fede religiosa. Senonchè in questa fine di secolo due fenomeni strani pare debbano distl'ug~ere ogni teoria che si ostini a vedere nelle ragio111storiche della società borghese la scomparsa irrerocabile di ogni credenza dh•ina: l'alleanza del capitalismo colla casta reli– giosa prima avversata. e perseguitab, ed il ritorno ad un misticismo che, 01• sono pochi mesi, procla– mava arditamente sulle pili autorevoli riviste di Europa la te bancarotta della scienza -». Ma i due fenomeni sono transitor'ì ed hanno la loro origine nella crisi sociale che ath·a,•ersiamo. . .. La borghesia, nel sopprimere la funzione sociale della casta religiosa, ha affidato ad una casta intel– ligente, educata ai nuovi bisogni, l'ufficio di assi– curare la classe domi11ante e di esercitare le atti– vità latenti della classe dominata. Ma, appena mg– giunto il vertice della sua meravigliosa potenza, si trovò, nel primo urto di classe, tt-oppo scoperta ed indifesa. La casta intelligente, questi lavoratori impi·oduttivi, come li chiama il Loria, ch'essa aveva legati al proprio destino e sopra i quali poggiava la propria sicurezza, cresciuti spaventosamente di numero ed immiseriti dalla concorrenza, divennero un aiuto troppo infido e spesso insufficiente. Allora, dove la fede religiosa non el'a pe1• anca distrutta, l'aiuto della reli~ione come coercizione psicologica tol'nò ad essere mvocato. Questo ritorno al passato, che oggi in Europa appare così strano e pauroso e che ravviva le spe– ranze di tanti mistici, fiduciosi nella durata eterna della fede, non ò che il prodromo della dissoluzione di una civiltà che ripudia nella disperazione del– l'agonia i princip'ì pei quali è sorta. Combattere il ritorno della. superstizione religiosa non sar,\ solo còmpito di quella parte di veri lavo– ratori che già è penetrata dalla incredulità bor– ghese, ma sarà còmpito ancom dei lavoratori im– produttivi, che vedono ritogliersi il loro urfìcio sociale da quella casta religiosa che credevano di aver vinta per sempre. La lega degli inlelletuvt in Germania o l'atteggiamento delle democra1,ie borghesi, ostili ad ogni accordo col potere religioso, so110i primi accenni di questa lotta. E una f1·azione della borghesia stessa, e la pili intelligente e la più attiva, che non rinunzia alle ragioni storiche por cui il capitale ha raggiunta la sua sconfinata grandezza; è la lotk1.per l'esistenza cli una casta che contende ad un'altra il diritto di essere una fo1•zaconsenatrice. E mentre questo duello così tragico e così solenne si combatte in quasi tutti i paesi di Europa, una rifioritura di misticismo religioso dà quasi l'illu– sione che questo ritorno al passato sia meno un prodotto della lotta fra le classi, e più una viva e sincera conversione dello spirito mode1·no. . .. Ma questo misticismo porta con sè i caratteri della propria origine. Dopo la civiltà borghese uscita vittoriosa dalle lotte contro le forze nemiche della natura, dopo lo slancio ir1•efrenato dell'indi– vidualità umana, la paura dei fenomeni naturali non può essere l'alimento di una fede nel sopran– naturale; questa fede è attinta invece dal mistero imperscrutabile dei fatti sociali infinitamente com– plessi. )·lentre oggi l'uomo, mercé i progressi delle scienze naturali, sento di avere il dominio sopt·a le forze della natura, le condizioni in gran parte sconosciute dei fenomeni sociologici ed il quasi nessun potere dell'uomo isolato sopra il fatale an– dare della collettività gli persuadono la credenza nel miracolo sociale. Dio, cacciato dalla natura, non

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