Critica Sociale - Anno V - n. 8 - 16 aprile 1895
122 CRITICA SOCIALE il solito O' Connor che non lo vide che affisso sullo cantonate di Manchester! Il vostro COmpito, o si– gnori giurali, sarebbe facile se l'accusa, invece di proc&sarci pei delitti degli alfri, si rosse limitata a trascinare davanti la giustizia i rivoltosi per dei tumulti; i mcetiugai per dei meetings proibiti; i cospiratori per della cospil'aziono. Ma qui siamo affa– stellati e inchiusi in tutti i delitti. Non siamo accu– ~ti di ri, 1 oluzione sanguinosa, ma di un delitto pel quale arrossirei di essere qui sul banco degli accu– sati! Se c'è qualcuno che sia colpevole è il go,•e1·no - il più rorte governo che abbia avuto l'Inghil– terra, almeno in questi a11ni- che rifiutò di ascol– tare la voce di tre milioni e mezzo di cittadini che vogliono la Charla del popolo. La si considera un alto tradimento. E che cosa troviamo? Che i chartisti, un anno dopo l'altro, inviarono alla Ca– mera dei Comuni la petizione pcrchè la si pren– desse in considerazione! E un anno dopo l'alfro abbiamo veduto le petizioni, pe1• questa stessa Charta, conrortate da 65 a 66 voti! Erano questi signori onorevoli dei cospiratori o dei violatori della legge, Il governo whig, nel 39, ci permise di sedere nella Convenzione, aufrice di que ta Charta. Ora il governo to,·v ci dice che è un tradimento! Da chi è stata fi1·mata la Charta alla Convenzione? Da otto deputati al Parlamento! So mi si domandasse se abbiamo raccomandato agli scioperanti di unirsi all'agitaziono per la Charta, mi confesserei gutlly - colpevole! » Finito il processo, i giurati si 1-eKalarono un pranzo uell'albe1-go vicino. Saputo che O Connor era pure a pl'anzo in un'altra sala, alle frutta lo man– darono a chiamare. « Alla vostra salute, gli disse il capo dei giurati. Noi ci coug1•atuliamo con voi. Voi siete un uomo onesto. » - e Sig-nori, risJ?OSO loro O' Connor, nel mio discorso dissi che piu che la ,·ostra assoluzione avrei amato convincervi che i vostri pregiudizi contro me em110 inrondati. Ci sono riuscito?» - « Yes! completamente! risposero in coro. Confessiamo che avevamo dei forti pregiu– dizi contro voi. Ma ora sono inte1·amente dissipati. » « La dichia!'Rzione di questi gentiluomini onesti e leali - racconta O' Connor - mi consolò per tutte lo persecuzioni legali che io avevo dovuto subi1·e.:. Poi, nel volume del processo dei :;9, l'O' Connor copre di stima e d'ammirazione il « giusto giudice• che ru altamente imparziale. Il summtng up o il riassunto di ciò che dissero i cinque rappresentanti l'accusa, i sei av"ocati della difesa, O' Connor, gli altri imputati o tutte le de– posizioni dei 72 testimoni, incluse le 5 spie, è uu monumento di esattezza. Se mai c'è una parola che colorisca la p1'0sa degli otto giorni di processo, è a favore degli accusati che, senza sapore di legge, si erano abbandonati alla sua giustizia e al loro buon– senso. Se il proto non fosse lì appiattato col fucile chartista per sbattermi via la penna, io mi darei la pena di tradurlo parola por parola, per dimo– strare alle zucche che presiedono i nostri dibatti– menti qua11to siano cretini, sciocchi e banali coi loro sistemi pa1•ziali, colle loro interpretazioni stu– pide, col loro prender parte al processo invece di l'imanere impersonali, colla loro fraseologia che turba la inente dei giurati ed è sentita nel loro verdetto. E tempo di finirla con questi magistrati che mandano alla galera colla bocca piena di in– sulti per loro che non hanno saputo astenersi dal– l'insinuare nell'animo dei giurati il verdetto. Qui i magistrati della Corte d'assise hanno la testa nella parrucca e uno stipendio che va dalle 12:; alle 175.000lire. Sono borghesi come i nostri. Ma almeno questi si elevano al disopra dei pregiudizi e della politica della loro classe, per ricordai-si solo che sono là- pagati, perchè la giustizia sia uguale per tutti. an Mezz'ora dopo, i giurati uscirono con un ver– detto che ne as olveva ventuno, ne dichiarava col– pevoli della quarta accusa sedici e della quinta quin· dici. Per sette era stata l'iti,-ata l'accusa durante il processo. La senten1,a venne wspesa per un errore nella procedura. E la sentenza oon venne mai p1'0nun– ziata, perchè il go\'erno non se ne occupò più. I ministri aveva110 fiutata !"opinione del paese. con· t1·aria a questi processi contro la mauifestazione del pensiero. PAOLO VALERA. LA :MARCIA DELLE FASI La seconda. Quantunque le rasi del nostro movimento non si stronchino, nella. realtà., l'una dall'altra con un taglio reciso e netto, puro è giuocoforza scinderle, nominal– mente, per agevolarne lo studio teorico o la compren– sione intelletti,•a. Ciononpertanto, teniamo ben fermo che ognuna di esse non dilava. mai la propria perso– nalità storica o morale nello acque del proprio alveo, ma in quelle dolrnlvoo dolrepoca che sopravviene, così come i fiumi, i quali, sboccando nei mari, protendonsi con una lunga e distinta striscia. delle loro acque dolci nel grembo delle acque salse che le accoglie; alla foce sparisce il nome del fiume,e il nome del mare comincia, ma per una. lingua d'acque il fiume è ancora flume nel mare, e il mare non è mare nel mare stesso. Chi di noi, nello fasi della nostra vita, non s'accorge che l'adolescenza si dedica ancora a qualche trastullo da bambini, che la virilità, se non è di molto inoltrata, è qua e là scretiala ancora. da ,·elleità di giovinezza 1 che la vecchiaia si richiama compiacentemente a cari ricordi e con essi allena le ore gra.vi della ,,ita, Cosi avviene nella storia: un· epoca. nasce, vive, srol– gora o tramonta; di essa va morendo una parte, un'altra si getta nell'epoca successi\•&. Se, però, con uno sguardo sintetico dall'alto abbrac– ciamo il corso delle epoche che s'inanellano, scorgiamo che attra,•erso ad esse serpeggia un filone di tradizioni immarcescibile, plasmato un po' col sangue e colla carne di tuUe o che costituisce la spina dorsale della Umanità, che cammina, si svolge e si erge sempre pili altai coS1,come allraverso la esistenza dell'individuo distinguiamo, in mezzo a roglle avvizzite e cadute, a ruderi di cose, a macerie di pensieri, a spenti amori, disegnarsi una catena continua, perenne, ad anelli fortemente collegati e sftdanti le età, cho forma la continuità e la progressività della pe1·1ona dell'indi– viduo. La prima fase del nostro movimento era signora di due rorze per rar breccia nelle mura del tempo o in– filtrarsi nella rase successiva del moto stesso: da una parte l'iride di principi sociali, la tavoloiza dei colori primi della questiono umana, l a scala r udimentale dia– tonica del nuovo verbo. Dall "altra.un grido: lat'gO al prolelat·iato! e una formula, to lta alla Internazionale: l"emancipa.:ione dei lavoratori liel)'e,,e,-e opera dei la– voratori sie.fii. La prima. forza, però, era troppo generica, troppo larga, t.roppo vaga.,e, diciamolo pure, troppo - quan– tunque soltanto teoricamente - rivoluzionaria. Per queste ragioni, a. stento alferrabile dai molli, e, in pari tempo, pel suo contenuto teorico, urlante con troppa. bruschezza contro la indefettibile legge di graduale
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