Critica Sociale - Anno V - n. 7 - 1 aprile 1895

CRl'l'ICA SOCIALE 107 Farei torto al lettore se mi permettessi di precisare la normalità di questo caso; solo ricorderò di volo, come, oltre ai casi innumerevoli in cui l'associazione di Individui animali ha prodotto nuovi tipi a mdividu&• htà propria molto spiccata, si banno nelrevolutione toologica preumana ca.si di associazioni costituenti or– ganismi nuo,·t che hann o una individualità, se cosl posso dire, meno compatta, mono consistente, in cui il carattere sociale predomina su quello individuale. Nel grande ramo dell'albero zoologico formato dagli artro– podi troviamo l'esempio ormai banale degli imenotteri sociali: un formicaio, un alveare non sono altro che i procedenti zoologici (collaterall, non atavici, perchè non situati sul tronco dell'albero genealogico) delle società umane. Ora quosto nuovo organismo - sociale fin che si vuole, ma orgo.nismo - non può sottro.rsi alla sorte di tutti gli altri, e come Lutti gli altri lotterà por la vita: ma lotterà egli, nella somma o meglio nella com– binazione biologica dei suoi indh,idul, non più i suoi componenti come singoli. Certo, nelle società primitive, la coesione dei com– ponenti i nuovi organismi è poco salda e qu&Sinon si può dire che nella lotta per la vita il lottatore sia non più l'individuo ma la società; ma ora. le società. capi– talistiche sono strette da tanti vincoli o tanto intrec– ciate, che non si può non riconoscere l'intervento nella lotta dell'organismo sociale come tale in sostituzione dei suoi componenti come singoli. Potrà. darsi che di tra le maglie della società capitalistica qualche indi– viduo - specialmente se mingherlino - sgusci e non faccia in tempo ad esser sorretto dai ftll della sua maglia; potrà darsi che questi ftli gli si rompan tra le mani quando egli va per aggrapparvisi; ma in generale - e specialmente se l'Individuo ò grosso e Reeonseguento– monto i fili intorno a lui sian saldi e bene incatramati, spocialmente cioè pergl'indlvldui molto capilali&tici - la ,•erità di quanto abbiamo asserito ò indiscutibile: non gli individui lottano por la vita., ma la società da loro composta. Riassumendo quindi: il dire che t,•a gli uomini vi è lotta per la vit.a non è dir cosa esaLt.a, perchè, anche dato che vi siano uomini non riuniti in gruppi sociali 1 bisogna dire che la lotta por la vita impera tra gli uomini o lo società. umane. La riser,•o. inserita in questa specie di formula, colle parole anclte dalo che 1:i &iano ecc., sembrerà. quasi puerile i poichè par puerile suppotTe elle oggi esistano uomini non racenti parte di un consorzio civile pur– chessia i eppure io credo che uomini vh·enti in un simile stato di isolamento sociale, od in uno stato di associa– zione talmente rudimentale da rar si che praticamente sian sempre i singoli individui elle lottano per la. ,•ita e non la loro riunione, lo credo cho di tali individui vo ne siano ancora molti. Buta pensare alle popolazioni del continente nero; chi può negaro che in tal condizione si trovino gli abitatori del Belehuanaland, del ~lacboua• land, i Matabelo appena vengano a trovarsi in lotta con una qualunquo Jloyal Compa,,y per I& colonizzazione dell'Arrica meridionale, specialmente se presieduta da un sir Cecll Rhodes? I pionieri della società capitalistica sono appeno. comparsi, che già ò crollata l'organizzazione politica. di quello genti, o si in guerra che in paco la lotto. por la vita avverrà ormai rra. singoli neri e la compless& e comp&tta associazione bianca. E lasciando stare il presente arr:cano per dare un'occhiata al pas– sato europeo i rorse che I servi del Medio Evo di O-onte alla organizzaiione foudalo, gli schia,•i romani di fronte ai loro domini non son nello stesse precise condizioni dei neri africani o dei coolit& americani o, diciamolo pure, dei carusl slcilianu f: appunto da questa notevole posizione della. lotta per la la vita che l'organizzarsi degli uomini in società civili viene straordinariamente atrrelt1ltO; perehè il comparire dei nuclei sociali nell'agone rende più dura la ,·ila dei non associali o, mentre per un "erso au– menta quindi gli stimoli alla cooperazione, ne alTretta anche l'&Vvento mostrando la "ia da seguire, la mota da raggiungere (1). Di più, la utilità dell'associarsi s'im– prime col tempo ·cosl profondamente nelle coscienze individuali dei già associati e nelle risultanti coscienze colletu,•e dei consorzi, che l'arma riuscita villoriosa nella. contesa rra individui non può non rivelarsi altreL· tanto valida nella contesa fra gruppi 1 o questi devono necessariamente tendere a rondersi, crescendo sempre più d'estensione e diminuendo di numero. Anche qui, s'intendo, come già dapprima tra gli individui, le ru– sioni non saranno sempre spontanee, ma. ciò poco im– porla. Il ratto indiscutibile e consolatore è questo: la loUa animale per la vita, selezionando i più inlelligenti, col– li va quei tipi che ronderanno lo prime associazioni, dà cioè la spinta a quel moto associativo che, mentre tende immediatamente ad ellmlnare la lotta corpo a corpo rra. i singoli individui - per sostituirvi quella t'ra società, che diviene sempre meno brutale perchè combattuta da organismi più evoluti - potrà. forse riu– scire un giorno ad arruolare tutti gli uomini in un unico grande esercito debellatore della natura. La lotta animale per la vita è il sentiero cheJ per burroni o dirupi, rra dolori e fatiche, ci conduce all'altipiano: dal– l'alto si domina tutto il panorama e, tra i burroni on·i• de.mente belli, tra la. sinfonia del verde dei boschi e delle boscaglie, nella luco del sole ormai così abba– gliante lassù, sotto il cielo al cui azzurro sereno abbiam tenuto fisso lo sguardo noi salire, noi scorgiamo il sen– tiero brulicante di animali, ma i nostri piedi non ca.1- postano più un sentiero: Il sentiero ò di\'enuto piar.za nmpla, tranquilla. (La /in<' al 1"'0S&imo numero). G1ust:rl'K E!olANUELF. MODICll,IANI. ('> S~lalruenteoel renomenlaociall phl.auperftclall questot-.ttoM dell'lmltulone, pu dir cosi, ha Import.anta e bisognerebbe te– nerna molto maggior conto 1>erchèsene a spiegare certe rlvo– lutlonl politiche, morali e rell1loae, di cui non appare e,ldente Il ntsto col fenomeno economico locale e ebe palooo In anUd• pulone tul medulmo. Kue oon aono che Il rlfte110di coodl&lon1 pollUcbe, morali e religlo,e, allron direttamente prodotte d:illa • 11ruuura economica. La rJYolutlone unitaria Italiana è un caso eloquentissimo, Raaa Yennt, date le condizioni economlcbe, troppo prnto 1molll ora lo dicono e molli lo dluero prima: ver ttoemplo. I feJeraliaU) e pane ptrd6 pluttotto Il por1ato delle eondlzlonl dello aplrlto ltalhmo, che della economia Ila.liana. Esaa è nramente e pro– priamente uno di queali fenomeni rUleul e perciò solo non con– tr:1.ddlcealla. verità della dipendenza del fenomeno politico da quello economico. QUHto anzi •I m01tre. la 1ua dlreua influenu. nel nuto che li movimento serio, efficace, comincia nel G9dal nord, da quella parte d'Italia elle, per Haere plò.economicamente 1>ro1rredlta,era ph\ In 1rrado e di comprendere l'utllltà della rl,olutlone unllarla e di 11ce1rllere I metti opportuni al con11e~ gulmento dello ,copo. La 111.rle1ettentrlonale dell'Italia, conti~ nuando ad essere la più pro1rredlta, è poi anche quella che trae ma1glort nnta11t da.Ila con11eru1taunltl e dalla cui opera me• a:llo apptlono I mo,entl euenzlalmente economici di queate ~n– denze alle varie unllt nazionali. I.e gUe degli agricoltori lom• b11rdlnell'arro romano Informino.

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