Critica Sociale - Anno V - n. 6 - 16 marzo 1895
CRITICA SOCIALE 91 il rigore con cui la legge è venuta proteggendo la stess3, proprietà. NO mancavano in quegli anni i Monti frumentari, che, nello scarso annate, concedendo il grano a tenuissimo interesse, permettevo.no all'agricoltore di provvedere agli Impellenti bisogni del momento: attualmente per– fino la miseria ò stata srrultat.a. dalle banche e dogli usurai. Quanti dalla pastoiizia o tlall'agricollura traenno resistenza, mal comportando il nuovo ordine di cose, furono portati, dal bisogno o dal ricordo della vita pas– sato, a reagire contro il presente ordinamento; fu senza 1h:bbio una reazione inconscia come fine agli siessi au– tori, ma che era logico dovesse avvenire. A quest e ragioni aggiungete l'osservi estese zone di· sa.bilo.te , cho ravoriscono l'estrinsecazione del reato: aggiungoto i mutati rapporti corumorciali (concorrenza slraordino.ria. di grani ostori al mercato sardo, chiusura del mercato rrancoso a.I bestiame ed ai vini, rallimonti di ba.nello) e si vedrà come la delinquenza sia un r..:– nomono ben ph\ complesso di quanto a prima vista non sembrasse. ... Delle istituzioni come i Monti rrumentari, attual– mente rimano solo il ricorJo per acuire maggiormonlo le prosonti ristrettezze economiche. La stessa proprietà rondiari& ò divonuta.-un onere CJSÌ gravoso, che richiedo tutto il sentimento o tutto raffetto del sardo per con– servarla. La formazione del catasto, compilato a van• vera, ha. dato luogo ad un"inftnità. di liti, le quali, spo– g!iJ.ndo maggiormente i piccoli possidenti, hanno la.– sciato dietro di sè rancori o maggiori appetiti di sllbili guadagni. Per tanti nnnl erano stati cullati nella speranza. dei grandi miglior.lmonti economici, o corto molto si sa· robbo potuto raro so si rosse pensato alle bonitìcho liolle paludi, all'it·rigaziono dei ca.mpi o all'arginamonlo lici fiumi, e a costruire lince di comunicazione che non a\·ossero scopi od intenti elettorali. Con l'unilà del regno i doveri si moltiplicorono, od i diritti deì cittadini di· vennero un'irrisione; lo stesso parole di libertà o di eguaglia.ma, por la sapienza. dei legisti, acquistarono un signillcato diverso da quello che le menti annolr biate do\•ovano aver dato loro. In quei casi come si può consigliare a tutto un popolo di aver ftducia nel– l'opera sa!!'gia o pronida di ua go\"Orno.1 Perchè taluno possel chiamarsi benestante, occorre cho possegga. di territorio quanto nell'alta. Italia ba.sta por mantenere dieci ramiglie; ed i piccoli proprietari - queste colonnine del regime reui.lale- ,·engono ogni giorno sgretolnadosi, non potendo sopportare i pesi era.– rio.li e comunali, i danneggia.monti dei privati e le con• dizioni climatologiche. Nb dove essere lontano il tempo in cui codesti p::iria saranno assorbili dai grossi pro– prietari o dal demanio. E ben \'Onga. anche questo ns• sorbimonlo - o noi cono staremo con le brnccia. incro– ciato - so atrreltorà. il sorgere di un'ora nuova, alla quale menti o cuori ftggono lo sguardo più che la. pa– rola non dica. Caqlla,·l. CELESTINO LOY. Il modopili spiccio per abto;1aralconsls 1 e nel mandare cartolina vaglia da L. 8 all'Ufflclo della CRITICA SOCIALE, Porttc1 Galleria, 23, Mi– lano (acrivere chiaro l'Indirizzodel mittente e Indicare se al tratta di nuovoabbonatoo di semplicerinnovazione). DUEPAROLE DIANTICRITICA Dopo la serie di discussioni vivaci, che nella li– bera arena di questa simpatica rivista, si combat– terono iutoruo alla teoria del valore di Marx, dopo, sopratutto, le acute osse1•vazioni che vennero esposte a difesa doJ\a \'era dottrina dal mio egregio scolaro ed amico prof. Coletli o dal valente dott. Graziadei, - non ardirci di infliggere ai lettori della Critica una nuova doso di considerazioni e di indagini sul ,•ossato argomento. Non ò dunque a riassumere i risultati della contesa, nò art esprimere intorno ad essa un avviso, ch'io prendo qui la parola, ma soltanto a ribatte1·0 alcuno obbiezioni a me perso– nalmente dirotte, noi numero precedente di questo giornale, da Al'turo Lnbl'iola; scrittore di distinto in~egno, col quale è bollo il discetlare, e nel quale mi O grato dì salut..11 1 0 una fra le più liete spe ranze della scienza economica nazionale. Procederò rapido o succinto 1 e mi occuperò sol• tanto delle critiche obbiettive del Labriola, lasciando da pa1·te i frizzi di dubbia Ioga, che egli rivolge conti-o la. mia teoria della associazione mista e che potrebbero del pari appuntarsi contro tant'altre dottrine (ricordo solo la panmixla di \Veismann) senza per questo menomarne il ,·alore od arre– starne i successi. Il Labriola ha assai fraintese lo mio considera– zioni sul rapporto di valore, che si sta.bilisce fra il produttore ed il commerciante. Ciò che io av• vertiYo nell'Analisi ò semplicemente questo - che lo stesso motivo, il quale esige che il produttore venda la sua. merce al commerciante ad un valore inferiore a. quello dato dal lavoro 1 esige cho il produttore, il quale impiega una proporzione mi– nore di capitalo tecnico, venda i suoi prodotti a quei capitali:iti, che impiegano una proporzione maggioro di capitalo tecnico, ad un valore mi1101·0 di quello che sa,·obbo determinato dalla quantità. di Ia,·oro. Questo, nè più, nè meno, è ciò ch'io ho affermato: e fu colla maggioro soddisfazione ch'io rit1·ovai questa medesima tesi, a cinque anni di distanza, nel Ili volume di Marx, ove si dice ap· punto che • il capitale commerciale si comporta. nella distl'ibuzione del valore, esattamente come il capitale fisso del capitalista industriale>. (111, 1.•, 271). Dopo ciò non so comprendere a che mil'i l'obbie– zione del Labriola, il quale ribatte: « La merce, nella quale sia contenuto il lavoro mn"'" ,i; ", capitalo tecnico minimo, si venderà lx:,.. i .1 1 11 1 prezzo inferiore nl suo valore, ma in tal fatto ò assolutamente inesistente l'influenza del capitale commercialo•· Sicuro; nè io ho mai affermato altra cosa; io ho dotto solo che, se il capitale com• merciaio ottiene il suo profitto modianle una sotto– valutazione del prodotto venduto al commerciante, anche il c.'tpitale tecnico differenziale non può conseguire altrimenti il suo profitto, che mediante una sottovalutazione dei prodotti in cui interviene un capitale tecnico minoro; o tale conclusione coincide perfettamente con quella che il Marx afferma in modo esplicito ed il Labriola accoglie e ripete. Nè meglio ra~iona il nostro M·versario, quando vuole a (orza ritrovare nel Ili volume di Mai•x i documenti che attestino il carattere Rtorico della sua leggo del valore. Che dico Ma1·x I Che la ade– guazione del prez1.o al valore, impossibile nella grande impresa, si avvera invece nella piccola industria, nella quale i mezzi di produzione non rirostono il ca1·attoro di capitalo, nò quindi In lol'O presenza in p1'0po1·1.inno m:iggiore in una industria impone che il 1,i·otluttoro in essa impiegato perce•
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