Critica Sociale - Anno V - n. 2 - 16 gennaio 1895
CRITICA SOCIALE 21 che noi si ebbe torto di non lavorare prima d'ora all'inc1·emento del partito radicale; ed ammette che l'accordo con esso è « consigliato da ineluttabili interessi del momento, è logico e necessario per entrambe le parti »; e solo vuole che < al mo– mento si conceda non di più di quanto il mo– mento esige)): aforisma perfetto, ma che, se aggiun– ~esse che cosa sia questo quanto, appari1·ebbe meno rncompleto e sibillino; e ci augura «. non disde– gnosi delle alleanze, ma neppure troppo cor1•ivi a prorocarle »; insomma gelosi, come le « donne oneste •• del nostro decoro. Si non caste, saltem caute. Egli ci concede assai piU che non ci abbisogni e che noi non consentiamo a noi stessi: perchè l'or– dine del giorno milanese, non solo non p1·0,·oc..1. al• leanze, auzi chiude ad esse le porte. Tantochè, col ricusare a priori ai nomi socialisti i voti anche radicali, parve a taluno, e allo stesso Labriola, fin un tantino offensh'o. Larghi di cintola dunque non fummo; i-igidi, forse, un po' ti·oppo. Ma tutto ciò che il Labl'iola discorre della pre– cipitosa nostra adesione alla Lega J)er la litJertit, nel cui manifesto la mano socialista non si vide abbastanza. e che sarebbe uno spegnitoio delle di– vergenze di parli to, sacrificando la nostra fisionomia al desiderio di riescire ad essere in molti, ecc., ecc.; tutto ciò va rifiutato dalla prima all'ultima riga perché è resistito apertamente dai fatti. Chè a tutti fu palese, per le dichiarazioni nostre ed altrui, e scritte ed orali, che ogni partito, entrando nella Lega, deponeva alla soglia il suo positivo pro• gramma, e solo ne portava dentro il paragrafo che reclamava ampie libel'tà. Il che non vuol dire, si badi, come qualcuno fraintese, che nella Lega cia– scuno di noi sia entrato come individuo e non co,ne partilo; come pal'tito vi entrammo, ossia come forze collettive, solidali ed organiche, ma li– mitando il lavo1·0 nella Lega al solo obietth•o co– mune. E neppure vuol dire che l'adesione alla Lega non dovesse avere alcuna conseguenza elellorale: quale altra semplicemente seria ne potrebbe avere, se le «. vie di fatto » - fuorché nelle sentenze· compiacenti dei b'ibunali - sono sistematicamente escluse dai nostri programmi? Conseguenze elet– torali doveva avere, sotto pena di riescire adesione accademica e vana; ma quali conseguenze, questo è di cui si discute. « Or voi - questa raccusa capitale - fate, a simiglianza di M.1·Jourdan, un vero compromesso senza saperlo. Voi date i voti, che è l'essenziale; solo non volete nulla l'icevere in cambio. Strano altruismo! Così avete della coalizione tutti e soli gli svantaggi. E perché, se il ricevere voti è male, perchè questa immoralità rate subire ai vostri amici, i radicali? » Perché? Strano altruismo! potremmo rimbecca1•e a nostra volta. Siamo forse noi i custodi di nostro fratello il partito radicale? Ma la risposta. per es– sere sbarazzina la sua parte, non sarebbe né sin– cera né giusta. Perché non é altruismo il nostro di scambiare dei voti contro qualcos'altro che per noi e nel presente momento vale assai più e meglio dei voti. Noi vogliamo che voi 1•adicaliabbiate vit– toria e la dobbiate all'opera nostra; e vog{iamo che in comr.enso ci assicuriate ogni libertà. E cosi minchione 1I bal'atto? D'altronde, il partito radicale non è, o éllmanco pretende di non essere un pnr• tito di classe: esso è come quei plaids d'alpinista che servono a più usi e vanno a tutte le stature dritte e bilenche. li suo programma, generico, ela– stico e vngo (quesla la sua forza dell'oggi e la sua debolezza del domani), può avere i nostri voti senza sospetto; non il nostro i loro. La differenza é nella a Gino B,ar o natura delle cose, e il volerle eguagliare é mero artificio di sofista Nessuna contraddizione adunque nel nostro con– tegno, nessun atto di disistima verso coloro a cui diamo la prova della stima più concreta votando per loro. Chiamatelo pure un compt·omesso,se questo vi torna. Ma sarà questo compromesso e non un altro diverso. Sarà il compromesso che ci giova, non quello che pensiamo ci nuoca. «. Di questa semi-coalizione avremo tutti i danni e non i vantaggi ». Arturo Labriola lo dice ma non lo pro,•a. Soltanto prevede che la nostra« pic– cola lista » (la porzione schiettamente socialista ed esclusivamente nostra) metterà di buon umore un po' tutti e non avr·à i voti di nessuno: neanche i voti nostri, che è tutto dire. La seriet.:\, dunque, di una lista si misura col metro? Perchè una minoranza, che si propone una affermazione e non altro, non potrà farla su po– chissimi nomi, ~agari su un solo? Ma qui noi ab– biamo di meglio. Noi preghiamo Artu1·0 Labl'iola di intendersela un po' col suo compagno di oppo– sizione, Leonida Bissala.ti; il quale ci giura che la nostra affermazione non l'iescirà pel' il motivo con– tt-ario; che la nostra« piccola lista» avrà tutti i voti, anche quelli dei radicali: i quali hanno interesse a disturbarci il nostro censimento, a scombuìare la nostr>aaffermazione di classe. Quando due discu– tono senza intendersi, essi fanno della metafisica; quando due giungono da motivi opposti a una stessa conclusione, essi fanno dell'acrobatismo dialettico; sono fuori entrambi, presumibilmente, dal t01·reno della realtà. Noi lasciamo i due geniali profeti a sbrigar~ela, dunque, fra loro; noi abbiamo più stima pel corpo elettorale, nostro ed altrui, e crediamo che in ge– nerale i socialisti voteranno la lista socialista, con i nomi radicali di cui deliberammo l'aggiunta per motivi ben noti; e che i radicali voteranno la lista radicale. Ciò è meno sublime e sottile, ma è più conrorme alle norme dell'induzione Ol'dinaria. Noi ci contentiamo cti questa. .... Con ciò passammo a Bissolati, il quale ci chiede: perchè se date i voti a Cavallotti, non li darete a Rudinìf - Già rispose la Lotta di classe, avendo facile vittoria. Perché non é cotesto, ci sembra, argomento degno dell'altissimo ingegno e della forte coltura de11'amico nostro di Cremona. Invero si ri• duce a di,• questo: perchè, nella lotta per la libertà, aiutate un liberale e non un 1·eazionario? Che Ru– dinì sia oggi oppositore di Crispi e, poniamo pure, della brutale e inintelligente e pericolosa reazione che in Crispi s'incarna, ciò non lo fa diventare meno reazionario e latifondista nell'anima. L'acqua lustrale della Sala Rossa non lo purga dal peccato d'origine. Lo stesso, supergiù, salvo la misu1•a,deve dirsi degli altri uomini e partiti che Bissolati enu– mera. Ma il partito radicale, non c'è versi, non ha altra ragion d essere specifica e vera, se non questa della difesa della libertà. In Belgio aiuta la conquista del suffi·agio universale, iii Ge1·mauia lotta, anche in questo momento, contro le minacciate nuove leggi eccezionali. Spetta a noi di stimolarne l'azione, scambio di ricacciarlo, coi nostri disdegni, in braccio ai partiti reazionari. E questa - dello sfrulta1·e a beneficio del protetartato le atlitudini, te ten– denze, gli interesst, mc.oart l'amor p,·op,·to, deglt altri partili in tot/a fra loro - questa è pure lotta di classe e lotta lli classe p1·oletaria; l'In– ghilterra insegna. Sottinteso che, se noi scriviamo oggi cosi nei ri• guardi del partito radicale, perchè ci sembra il
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