Critica Sociale - Anno V - n. 2 - 16 gennaio 1895
ORITIOA SOCIALE 20 Perchè il fenomeno del valore si determini e nd esso si possauo ricollegar• i fenomeai della di• stribuzione della ricchezza, è necessario presupporro le istituzioni fondamentali del sistema capitalista. Ad esse, dunque, deve rivolgere primieramente l'atlenzione chiunque voglia andare a fondo della ricerca, chiunque sopratutto voglia disvelarne il carattere transitorio e magari usurpativo. Quando vi si domanda o perchè esiste la plu8valeuza marxiana, o perchè esiste il profilto capilalistico, perché, in breve, il valore dei prodotti si determina in fun• zione di dati coefficienti, voi non potete dare ri· sposta soddisfacente, anzi che non sia più. o meno apertamente paralogistica, se non uscite fuori dalla chiusa cerchia della teorica del valore e non ponete e risolvete il più grave problema dell'Economia sociale: quale la causa, l'origine della proprietà e della divisione dello genti in una classe che impera ed in un'altra che langue? Ed invero, alla grande maggioranza di coloro che rispondono essere la plusvalenza o il profitto il compenso notevole e necessario dell'accumula:.ione capitalistica, la quale altrimenti non si compirebbe, noi possiamo sempre vittoriosamente obbiettare: voi dite bene presupponendo l'esistenza della pro– prietà, effetto dell'accumulazione capitalistica, ma noi vogliamo sapere il perché o la natura di questo stesso presupposto che voi sfuggite d'indagare, che voi date per dimostrato mentre su esso appunto vogliamo essere illuminati. Un modello insupel'abilo di siffatto modo di ragionare c"è olferlo da alcune pagine d'un economista tedesco, dal KleinwH.chter; guardi il lettore, se h• tempo e desiderio di ridere, a pagina 787 del volume Xli della serie 3.• della Btbltoteca dell'Economista. Una bella conrerma di quanto osserviamo ci viene dalla circostanza che le scuole economiche, le quali non seppero o non poterono o non vollero scrutare i misteri fili ardui della nostra vita sociale, asse gnano, ne loro sistema, il primo posto a11a teoria del valoro. L'Economia classica, con a capo il Ricardo, con• siclera come preliminare d'ogni ricerca. il fenomeno del valore. Ebbene, essa che non si propose punto l'indagine ultima da noi accennata, mostra, come osserva lo Sc11EEL (Slo,-fa dell'economia politica, in Biblioteca dell'Economista, serie 3 •, voi. Xl, pag. 00), una decisa tendenza, cosciente o incosciente che sia, a formulare ed a giustiflcare teoricamente le condizioni economiche di ratto. Lo stesso dicasi della scuola ottimista, tutta intesa a trovare bello ed armonico lo stato della societ..1\:essa puro, come abbiamo veduto in Bastiat. deduce i fenomeni eco• nomici dal principio del valore da essa artificiosa• monte formulato. La moderna scuola austriaca (Bohm-Bawerk, Menger, Wieserl• che è di tendenze molto quietiste, torna a definire 'Economia politica come la scienza dtl valo,·e. Ma questa scuola non dà che la spiegazione psicologica dell'interesse, del profitto, ecc., considerando l'esistenza della pro– prietà, da cui quei redditi derivano, come naturale premessa. Orbene, se codesto-procedimento logico può appa· rire ragionevole negli scrittori che, espressamente o no, accettano i principi della scuola del diritto naturale e considerano il diritto di proprietà come connaturato nell'uomo e quindi indiscutibile ed in• distruttibile; osso è addirittura assu1'do e contrad– dittorio in coloro che, come i socialisti scientifici, di rigono le loro più acerbe critiche contro. il diritto di proprietà stesso o mirano ad abolirlo. E ine"itabile che in tale vizio il socialismo incorra dando alla teoria del valore il primo posto nella scala dei fe– nomeni e direndendo la teoria marxiana corno in• dispensabile por la propria esistenza. C n ~ a I/intransigenza dottrinaria, la peggiore o pili. a~surda dello intransigenze, di cui danno esempio i socialisti a proposito della teoria del valo1•0,ci sug~erirebbe pili. generali considol'azioni e pili vive critiche contl'o la noncuranza e la diffidenza con cui assistono ai progressi ed alle ricerche dell'eco– nomia sociale. Ci limiteremo appena ad accennare il nostro pensiero. Il socialismo scientifico, chiusosi, come un ragno in rondo alla sua tela, entro l'opora di C. Marx, talvolta neppure esattamente intesa (come anche nelle nostro odierno polemiche si è veduto), corre pericolo di degenerare e di pe"le,·o il cai-atlere positivo, induttivo, storico, che il :\lnrx stesso riusci ad imprimergli, spezzando le vecchio fila del socia– lismo francese, riboccante dei principi ap1·ioristfcl della scuola del dil'ilto naturale e dell'F:nciclopedia. Ma inevitabilmente il pericolo si conve,•tit•il in fatlo qualora il socialismo, che 01•aparo quasi che neghi la possibilità di progresso nell'ordine delle idee e delle indagini, non corregga, non limiti, non spe• cializzi, non rafforzi con nuove dimostrazioni. con nuovi dati o p1•ovo,sia i principi rondamontali, sia quelli secon<la1·iidel proprio sistema. Quale meraviglia, pertanto, che scienziati compe• tenti ed imparziali come il nostro J. Vanni {La {un• zio,ie pratica della (itosor,a ,tet ,t11·11to con.stde1'Clla tn seerl tn 1·app-01"10 al socialismo contemporaneo ; pagg. 26 1:;; Bologna, Zanichelli, 1891) si racciano a sotlilizzare sul latente cal'atlel'e teleologico che macule1-ebbe il socialismo scientifico 1 L'assumere per veri assoluti, quasi astratti, corto conclusioni o cel'te va~ho previsioni del Mal'x come di alt1•i minori scr1ttorL socialisti, toglio al socialismo lo scopo pratico che lo stesso Mai·x (veggasi la Pre• fazione al \'OI. I del Captiate) gli avern prefisso e lo scaccia fuol'i della scienza entro la quale il ~[arx lo a,·eva condotto. Perchè poi tanla 1•ipugnanza conlro J"Economia sociale e le verità che essa va scoprondo od asso• dando? For5e che questa scien1,a è sistematicamente avversa al socialismo? È ben noto che ciò non è. I cultori più arditi o geniali di essa, che vanno iu giorno di giorno aumen• tamlo di numero, si sono apJ>l'Opl'iate le critiche contro l'attualo società, i principi, il metodo del fon• datore del socialismo scientifico. In un recentissimo scritto che mi capita sotto gli occhi, veggo ripetuto che ormai« la critica marxiana si è compenetrata nel sistema della vecchia economia politica, congiun– gendosi nel sono di questa colle vecchie o pu,· sempre poderose teorie di Ricardo, o rinnovan– dolo >. (L"odie,.na c1·tsi nella sclen:(l economica di u. RABBENO, 'rorino, Roux, 18n 1.) K lecito igno– rare ai socialisti italiani che di tale connubio di dottrine è massimo autore Achille Loria. che lanto favo1'e,rolmento giudica il socialismo moderno? ~fa basta su questo argomento: non la finirei più. Ritornando alla teoria del valore del Marx, io do· sidero di rivolgermi all'egoismo stesso dei socia• listi. Essi abbandonal'Ono la cosi dolta legge (e1-rea del sata1'io, che prende nome dal Lassalle, perchè compresero che essa si ritorceva contro di loro. Ebbene; lo stesso accade per la teoria del valore da essi difesa: l'ostinazione di cui danno prova li danneggia proroudamente.nella pratica della vita o nel seno della scienza. E utile per loro, quindi, il sacrificarla sull'ara della verità. Ma sorge nella mia mente un dubbio! Anche il Lafargue ha fatto capire che ritiene tutti noi quali economisti borghesi, quali difensori for'5epre1.zolati della borghesia. lo sono, dunque, veramente un vile sc,-1110,·e /Jo>'(lhese 1 Spella a lo, mio caro Turali,
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