Critica Sociale - Anno V - n. 1 - 1 gennaio 1895
CRITICA SOCIALE 5 nè determina vibrazioni nei socialisti d'altri paesi soltanto in virtù della solirtarietà e dell'interessa– mento ast1·alti: ma le polemiche che suscita in Fr·ancia, in Austria, in tutti i paesi agricoli in– somma, traggono alimento dalle corl'ispondenti condizioni locali. In Italia, anche in fatto di varietà di forme onde ,t riveste l'economia dell'agricoltura, è proprio il s.aso di dire che e se ne vedono di tutti i colori» Lo storico stivale è un curiosissimo bazar, ove '6z'ni gusto trova di che accontentarsi. L'archeologo, che sia preso dalla malinconica brama di andare alla ricerca del ph't remoto comunismo della gleba, come il mode,·no deputato agrario, protezionista ar– rabbiato e incoraggiante l'introduzione delle sco– pe1·te che man mano la meccanica getta sul mer– cato della coltur·J. con economia a salariati1 i\•i non hanno a faticar di sove1·chio per trovarvi il fatto ]oro. Giustamente è scritto nella prefazione al Pro– gramrna agricolo del Partito ope1·aio francese, opuscolo pubblicalo dalla c,·mca sociale: L'Italia è forse il paese pili vario, mescolato e con– tradJittorio del mondo, Qui, e.la zona pMsando a zona, si trovano supergill le condizioni delrlnghilterra, della Scozia, dell"lrlando, della Francia, dell'America ed anche della Russia, ed anche, pur troppo, dell'Arrica, colla quale alcune provincie rivaleggiano in barbarie. La piccola proprietà vi abbonda. In talune regioni essa predomina largamente. V'hanno provincie in– tere alle quali ogni altra r,wma di economia rurale è totalmente sconosciuta. Ne consegue che, nella propaganrla s1,cialista, l'antagonismo coraggiosa– mente rilevato dal Bebel, stride maledettamente: così che ne sembra sia giunto anche per noi il mo– mento di affi·ontare, senza preoccupazioni, quello che riteniamo erl'ore; duplice errore: di principio e di tattica. . .. L'affermazione che alla piccola proprietà - cui sia 1·iuscito di sfuggire agli effetti dell'accentra– mento ~ della perpetua rivoluzior"ie negli strumenti di p1·oduzione,determinata dallo svolgersi del pro– cesso capitalistico - il quarto stato dovrà e potrà - nell'o,·a solenne della sua presa di possesso della gestione sociale - rilasciare come un certificato di buona condotta che le conrerisca il diritto di sott,·arsi alla espropriazione generale dei mezzi di produzione monopolizzati da individui e da asso– ciazioni - tale atformazione re,·isce e nega la parte più , 1 itale della dotti ina socialista. Qui non si tratta di fantasticare intorno a questo o a quel particolare dello « Stato ruturo >, sfrolo– gando rour,eristicamente sul domani. Se ciò fosse, niun socialista rispettabile s'indugerebbe un istante in una Accademia buona per i perdigiorni. '1'1·attasi invece di seguire lo svolgimento logico e positivo dei fatti, rilevandone l'orientazione verso quelle forme economiche, la cui ossatura fin d'ora si de– linea nello sfacelo del secolo che muore. Ora noi ci domandiamo pe1·chè mai e come mai la piccola propl'ietà dovrebbe e pot,·ebbe sop,•avvi– vere alla socializzazione rlei mezzi di produzione. Con qual diritto, anzitutto? Forse perché rlt1ssa è {l'Ul/O del lavo,·o di cht la coltiva tti,·e,tamenle e la J)Ossiede1 Nulla lii più erroneo e di inconclu– dent~ rli tale giustificazione! La piccola proprietà è frutto anch'essa della ere– dità o dell'acquisto. Essa rappresenta. nel m•l?!iior numero dei casi, le scheggie di maggiori prop1·1età pubbliche già vendute da usurpatul'i a privati, o di maggiori proprietà private che l'uso del diritto di eredità andò frazionando e riducendo entro i più angusti tel'mini. Essa è parte del patrimonio col– lettivo e 1a collettività, nel pt-oprio interesse, ha dil'itto di rivendicarla a se stessa per asse1~virsela e srrulta1·la secondo i suoi bisogni. Ma, dato e non concesso che la piccola proprietà sia effettinmente frutto del la\'oro di chi la pos– siede, come può reggere l'ipotesi che essa riesca a trasci11a1·sisiuo all'or·a della vitto1·ia del proletariato ed a trovare posto ancora negli ordinamenti del– l'economia socialista ove dessa troverebbesi come un corpo estraneo 7 La piccola proprie!.\ - bastevole a rimunerare il lavorato,·e che la possiede - è già naufragata. L'idillica casetta col relativo poderetto che pnò essere coltivato dal prop1·ieta1·io non produce più l'occor,·ente ai bisogni della vila del proprietario– lavorA.tore. Questi - se pui· vuole sbarcare il lu– nario - deve integrare le cn tra te, vendendo la propria fo1·za di lavoro al capitalismo che gli· si striuge ai fhrnchi. Infatti, l'emigrazione temporanea dalle regioni ove prevale la piccola p1'0prietà a quelle ove l'in– dustrialismo s'è piantato vittoriosamente, aumenta sempre più. li piccolo proprietario deve anche farsi muratore o scalpellino o spaccapietre, e dalla p,·e– stazione della ~ua mano d'opera di salariato s'in– dustria di 1·icavare quel che i suoi quattro palmi di ter·ra pili non gli rendono. Aslraeudo dal fatto dello scomparire vertiginoso di questa piccola propl'ietà - come si può seria– mente concepirne la sopravvivenza in una società dove - abolito il salariato - al piccolo proprie– tario ver,•ebbe tagliata la via di procul'ar,si il gua– dagno complementare 7 A meno che i sostenitori della tesi della conservazione del poderetto non vogliano spingersi sino ad affermare che al piccolo proprieta,•io - il quale partecipi alla produzione collettiva - tocche1·anno i medesimi vantaggi morali e materiali spettanti a tutti i componenti la col– lettività: piì, - a titolo cli benemerenza .... per l'azione conservatrice spiegat!\ dalla piccola pro– prietà - i prodotti della sua oasi arcaica. Ciò che sarebbe assu1-do. Come è ast1-urdoinvocare delle concessioni per il piccolo proprietario che, possedendo tanta terra quan1a è suOlciente ai bisogni suoi e della sua fa– miglia, deve - se vuol coltivarla tutta - ser,•irsi della forza di lavoro altrui, che retribuisce secondo la legge della minima spesa e giovandosi degli ef• retti d~lla concol'l'enza capitalistica (disoccupazione, rinvilimento delle me1·cedi, ecc., ecc.). Per quanto c~li til'i la vita coi denti e la sua sorte sia reo o niente dissimile da quella del salal'iato, ci non toglie che l'esercizio del suo rliritlo di proprietà lo porti ad approp riarsi il lavoro altrui, non pagan– dolo. La eia.se alla quale appartiene va quindi combattut a dal p roletariato, che non può certo far distinzioni fra il gmn ladro ed il b<msaiuolominu– scolo, il quale. dopo tutto, sarebbe felicissimo di al– largare la cerchia delle sue operazioni sol che glie se ne presentasse ]'occasione propizia. Pure, procediamo da un'ipotesi all'altra. Erl im– maginiamoci quale~• pattuglione di piccoli pro– prietari ricavanti dai 1·ispettivi poderi il neces:-;ario all'esistenza; immaginiamolo, chiudeudo quindi gli occhi dinanzi agli effetti della conco1•1-enza e di tutto il complesso delle leggi fatali ourle la piccola proprietà. viene schiacciata e spazzata via dal capi– talismo. e dimenticanrlo, pAr un momento, che tutti coloro, i quali rurono finora il merlio ceto, « cadono né! proletariato, o perchè il 101·0esiguo capitale non basta all'esercizio della grande industria e la concorl'enza di maggiori caeitalisti li schiaccia, o perchè le loro attitudini tecniche hanno perduto
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