Critica Sociale - Anno IV - n. 21 - 1 novembre 1894

CRITICA SOCIALE 327 piata od ha imperato ovunque, in politica come in eco– nomia, in morale come in diritto i - ed oggi soltanto - a distanza di secoli - noi ritorniamo a consideraro i delitti como azioni della collellif,ità. piuttosto che della. vcrsona, seguendo anche noi, nel campo limitato del diritto penale, quell'onda di reazione sociologica o so– cialista, che va ad infrangersi con crescente violenza. contro l'illusione egocentrica, forse troppo a lungo durata. Ritorniamo - io dicevo - al concetto della. crimi– nalità. collettiva, ma - come la spiralo - vi ritorniamo innalzandoci. Una volta si estendeva alla famiglia, a tutto il cla11, la pena di un delitto di cui un solo era.si roso colpe– vole. E ciò dipendeva. dal ratto che, a quello epoche primitivo, ogni gruppo di rormazlono naturale - como appunto la. tribù o la ft1.miglia.- costituiva un ente indissolubile e indivisibile. L'individuo ora. ~na pa,·te, non un tutto; un 0>·ga110, non un 01·ganismo, - o col– pire lui solo sarebbe apparso allora un'assurdità, corno sarebbe adesso un assurdo il punire un membro solo dell'uomo. Questa embrionale concezione del delitto collettivo basavasi su un rapporto famigliare o di casta, od era. ingiusta nello sue conseguenze, porchò sbagliata. nelle suo causo: c.lipondeva da un concetto politico, non da. un'osservazione obbiettiva. Oggi si ò corrotto l'errore. Og~i ci siamo accorti che esistono delitti collettivi, ma non quali li scorgeva la miope, paurosa. e tirannica leggo dei tempi andati - bensl quali li ri\'0la la moderna scionzapositiva.Jel diritto pena.lo , che si affatica a distinguere la parte che in ogni azione umana - o quindi anche noi delitto - è do,•uta all'ambiente da quella che è dovuta alla co• 15tit11zionoantropologica doll"individuo. Taio distinzione, facile. so vogliamo, nel rea.to per– sona.lo, commosso da. un solo, diventa dirflcile noi reato settario, difficilissima noi reato della folla, porchè in questi ultimi lo causo determinanti sono cosi numerose o così intrecciate, da. non poterne faro lo. somma, ma da tentare soltanto di tro,•arno la risultante, - una specie di diagonale in quel misterioso parallelogramma. delle forzo psichiche, nel qualo non entro.no soltanto lo energie palesi e a noi note, ma s·agit.i anche la vita ignota dell'incosciente. Io ho tutla.via cercato di studiare questo parallelo– gramma., di tracciarne, se à possibile, le c.limensioni. E, col vostro aiuto, ciò è riuscito mono arduo e più di– vertente. Un punto però avevo soltanto di sfuggita toccato, mentre meritM•o. di essere s,•olto con qualche ampiezza. Polarizzato nello studio della mo1·alitll della rolla, avevo trascurato di ano.lizza.me l'inlelligcn::a ( 1). A\'evo dotto cho la. folla - corno la donna ( 1 ) - bo. uno. psicologia esh·ema, ca.paco di tutti gli eccessi, mira.bilo allo volle di abnegazione, spaventoso. spesso di ferocia, non mai o quasi mo.i mediocre o misurata noi suoi sentimenti. A,•ovo dimenticato di soggiungere che, so lo collottiviu.\ 1 nell'ordino morale, sono suscettibili dei duo estremi opposti, della. più selvaggia criminalità o del più su– blimo eroismo, - nell"ordine intellettuale invece, non conoscono che un estremo, l'infimo; giaechè, se pos- <') Avevo anallz:tato !"intelligenza di ::i.Hrecolleith'ilà. 11oclnll: qu:111I giuri. lo commissioni, ecc... - Vedi l'Jnt,•odu.:lone nl 11aggio L4 FOila clt'llnquenle. (') Sull:.. pslcoloirla femminile, vedi l'ultimo capitolo del mio volume /A Ct"lme d della:, Lyon 1 Storck, t893. B1b1otecaGino B1arco sono discendere a dogli a.bissi di pazzia. o di imbecillità sconosciuti all'individuo isolalo, non sanno elevarsi alla manifestazione suprema dell'intelligenza. o dell"immllgi• nazione creatrice. Vi sono, infatti, eroismi collottivi: non vi sono nè nell"arto, nò nella scienza. capolavori collettivi ('). . .. Orbeno, per quale motivo - vi chiodoto voi, ferman– dovi su questo fatto che racchiude a. tutta prima una anomalia - por qual motivo l'altissima. mo.nirostaziono dell'ingegno è sconosciuta. ai gruppi sociali, mentre la grande e polente manirestaziono della volontà. e della virtU è a loro accessibile 1 « - Egli ò - dite voi, o traduco lo vostre parole - che ratto di virtù il più eroico è qua.lcho cosa di molto semplice, e non differisce dall"a.lto di moralità ordinaria che por il grado: ora, appunto, la potenza di unisono, che ò racchiusa. negli assembra.menti umani, dovo le · emozioni e lo opinioni si rafforzano rapic.lamcntc per il loro contatto moltiplicatore, ò per eccellenza ouh·an• cié1·e. Ma l'opet•a del genio o del talento è sempre com– plicata, e differisce in natura, non in grado soltanto, da un atto di intelligenza volga.re . > Se mi permettete, io, invece della "ostra fra.se giusta. ma un poco involuta, avi-ci dotto semplicemente così: l'uomo, dal punto di vista. mora.lo ò una. quantitil addi– ziona.bile; dal punto di vista Jntellottuo.le, non lo è. In a.lire parole: dei sentimenti si può raro la somma, delle ideo non si può rar che la media. Questa. ò la ragiono per cui cento uomini di coraggio da.nno una collettività. coraggiosissima, mentre cento uomini d'ingegno danno una collettività. intellottual• mente mediocre. Senonché, dicendo questo, noi non abbiamo ancora spiegato nulla, o ritol'lla insistente la domanda: porchè le facoltà momli hanno caratteri tanto diversi da quelli delle facoltà intellettuali! Perchò - io erodo - l'ingegno e il gonio non hanno quella forza di suggestiono che posseggono in grado altissimo le impressioni, lo sensazioni, gli affetti. C'è una frase - nell'uso comune - che spiega molto bene questa. differenza. Si dico cho il co1·auuio s' ùifo1u.le, od ò vero; od ò cosl anche di mollo altro doti o di molt.i a.Itri difetti morali: s'inronde la paura., rodio, la fede, la simpatia. Ma. ringegno, o tanto mono il genio, non si possono infondero. Sono facoltà incomunicabili, a1>– punto perchò sono il frutto dell'eredità piuttosto che detra.mbionte. Si nasce o non si nasco con esse; non è possibile acquistarlo. Voi mi direte che anche lo facoltà morali si eredi– tano o non si a.cquista.no, che si nasco ottimi o pessimi come si nasce intelligenti od idioti: ed ò vero in gran parto anche questo, e fu anzi la scuola positiva ad af• formare categoricamente tale verità. Ma. è certo tutta.via. che - salvo, ripeto, le eccezioni - ò più facile for– mare d'un bambino un buon uomo che non un uomo intelligente. · Del resto, la mi& osservaziono non vuol assero a.p• plica.la . allo persone che vivono in società. allo stato diffuso, bensì alle persone che vivono a.Ilostato ,·iunito. Intendo cioè parlare dogli sta.dii acuti dell'associazione umana, quale ò una folla e, in grado minoro, una seu~,– non già. dello stadio nonnale, quale è la quotidiana convivenza sociale. ( 1) \'ed!, a proposito della collabora-1to11e Intellettuale (che non 111 spinge al di là di due persooe), Il primo ca1iltolo del mio teatè citato Crime d aew~.

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