Critica Sociale - Anno IV - n. 18 - 16 settembre 1894
ORITIOA SOCIALE 281 tare l'oj>era e a minare l'esistenza del dominio bor– ghese. Quegli animi odierni che più sono pieni di un indeftnito ideale di progresso, nel flt!l'Ourto colle tra– giche brutture del caos reale, o cercano paurosi l"equi– librio in un rinnoYamonlo religioso, o improvvidi si esaltano in un patologico idealismo polilicoi alcuni, i più riflessivi, si piegano nella disperazione del pessi– mismo. Ma insieme e di contro si allarga o s'inalza, etTeUoanch'essa delle condizioni del tempo, la coscienza del socialismo che redimer:\ il corpo o la psiche sociale e indh•iduale. Alimento e ragiono o modi di \'ita trova noi sistema borghese il pessimismo; o per ora la vac– cinazione della dottrina socialistica ò runica cura, pro– ,·enti,•a, contro cotesto ,•aiolo nero della mente. Chi si dichiara pessimista o marxista a un tempo s"illudoi egli non ha ancora un concetto completo del socialismo. Così tu quando, per dimostrare che togliendo il ca.pitale non si toglie il mulo, osser"i per analogia. che togliendo Dio non si ra l'ateo migliore nè pill relico del credente. Se l'ateo scientifico non è miglioro nò più rolico del credente (la qual cosa mi paro già discutibi– lissima), ciò dipendo dall'essere egli ancor sempre dal minato e "i11to dalraziono "enenca dell"ambiente eco– nomico. È questo che determina la maggiore o minoro moralità e felicità dell'individuo. La religione stessa permano perchè e flnchè trova alimento nel sistema socia.lo. Tolto il ca.pitale, la reli• gione, corno chiesa, cioè corno istituzione socialmente po.rnssitaria, male adattandosi al nuo"o ambiente, dovrà cadere, e come sentimento andrà via via illanguidendo per effetto, più elio della elevata e allargata cultura scientifica, della epicurea relicità generale. L'avvenire sarà essenzialmente in·eligioso. Fallito il mondo bor– ghese, anche il Padre eterno sarà, per contraccolpo, obbligato a chiedere la moratoria. Nò il capitale rende migliore o più felice il ricco, al quale l'abuso de' piaceri e lo te1re inquietudini del– l'avarizia. depravano l'organismo nsico e psichico in una vita intellettualmente cicca e materialmente disu– mana. Nel capitale stesso si svolge cosi un "ero pro– cesso di aulo-ùafe;ionc. Non ò quindi soltanto della. classe salariata, in regimo capitalistico, la degenera– zione; ma anche, e forse più, della classe dominante. Il male vero si riduco al capitalo. Ma cho cosa sono dunque, esclami tu, lo malattie, l'imbecillità., la ingra– titudine, ecc.l Ecco. lo credo fermamente che molti mali da te enu• mero.ti saranno tolti i altri saranno di molto amevoliti. La vita sociale si s,•olgo per azioni o reazioni degli uomini tra loro e per azioni e roo.zioni tra gli uolllini o la natura. Quello cho permane nel flusso della. ,•ita sociale è !"elemento economico i in esso sta la dirrerenza caratteristica del tatto sociale dal ratto biologico. A questo elemento sono !ubordinati tutti gli altri fattori sociali. Il ratlore economico domina la società.; il con– cetto, cho lo riflette, della lotta di classe, sintetizza la slori&. Tanto essendo il potere del rattoro economico, si può diro che ad esso riconducesi razione della so– cietà sul mondo fisico. Onde, mutando il rattore eco– nom ico, si muterà anche l'aziono sul mondo tisico. Ora questo reagisce più o meno benoncamonte sullo. società, anche secondo l'azione ricevuto. da essa. Sol quando, per la grande modificazione del sistema economico, resi scientifici tutti gli ordini e i modi di ,·ita, e acces– sibile a tutti la istruzione, e possibile la sodisrazione di tutti i bisogni fisiologici, divenuta un sogno la inter-– necina concorrenza borghese, più razionale sarà il trat-. B101Joter.a Gino Bianco tamento della natura, questa corrisponderà. più beneftca all"uomo. Porchè la.vita umana si s,•olga armonicamente, bisogna ch'ossa armonizzi colla vita planetaria, bisog1m che l'uomo sposi, direi, la naturo, o che sia veramente, come lo dice Bacone, natto·tr min;11e,·et i11te1-p,·es. Egli alloro. sa11rà indirizzare lo leggi 0sicho al bono comune, o rurà. la sua storia rutura con piena coscienza. « 1..·umri– nil;\ uscirà in8ne dal regno della ratalità per entrare in quello della libertà. » (') Universalizzata poi la rormn socialistica della convi– venza umana., la civiltà cosi estesa o rortiflcata polrà. trasportarsi e resistere anche negli ambienti naturali mono ad essa ra,•ore,,oli i anzi li trasrormerà moderan– done l'asprezza di condizioni. Per tanto molte malattie saranno oliminute, special– mente le infettive, la cui patogenesi, come sostiene il mio bravissimo Bonardi ('), deve, nella. massima parte, ricondursi alla questiono sociale. I microrganismi agenti d'inrezioni non avranno più rorza di ucciderci, o non trovando pili nel nostro corpo, f1tUopiù ,•igoroso dalla buona alimentazione o dalle pratiche igieniche, ram– biente adatto, dovranno spegnersi essi. Nà solamente le malattie saranno assai ridoUei ma ben anco la derormità, anco la bruttezza, anco la im– becillità. e altre torme di degenerazione fts.ica. lo credo che la logge perretth•a, cho la società nuova s,•olgorà nell'ordine economico e morale e nel potere ideativo, sarà pur leggo perretuva della organizzazione. Emancipata e istruita la donna, elovata J"idP.alità dol– l'amoro, spazzato "ia il meretricio co· suoi morbi, sarà. la J>role più "igorosa o più bella. Con l'applicazione socializzata delle normo della 1>rogredita. pedagogia scientifica, l'educazione ftsica. render.\ l'uomo degno por la prima volta delrantica deflnizione etimologica: 11ira vi. Io credo nno in un certo accrescimento gene• ralo di longevità. Sarà, insomma, una vera t1ot1a p,·o– genies, che non scenderà. dal cielo, ma salirà. dalla. terra riconciliata con noi o ridivonlata noslra madro amo– roso. Ma eho dico io1 La morto stessa sarà. meno brutta. Nessuno può credere cho a noi; por quanto fanatici, sorrida il pazzo sogno « d'inrrangere Anche alla morte il telo». Per la natura che, nella. sua infinita. trasror– mazione, non ha riguardi po1• l'uomo pili cho por altri esseri, la morle degli indi\•idui è necessaria. Dal con– cetto, anzi dal sentimento della necessità cosmica ,lolla. morte, il qualo ha in sè una grande idealit.'.t, i nostri figli, cedendo al rato comune, attingeranno un flero contorto. offerta con la coscienza di un dovere sublimo tiella natura, senza avaro trepidazioni, senza avvilimenti 't-olil;"iHSI, nella Sicura redo di fdr posto a un nitro si– mile, capace di nuo"o o più potenti energie, utili al mondo, sarà. la. morto più docente e più serena, o si rif'rangorà in una larga e sincera simpatia di dolore. E i vizi morali? A costo di far la flgura di un apo– calittico, di un chiliasta medio,,ale, Qui raccio mio pro– prio un "erso di una famosa profezia: Infra ci:uicuno aerà honeU3de, verso In cui il poeta (probabilmente Tommasuccio da Foligno) raccoglieva il suo sogno politico, dopo aver vaticinato a « tutti i tiranni ot homini avari » la ro– vina rato.lo.E a dar la mano al prorcta mi persuaduno alcune ragioni. ( 1) JI. ~Noa1.s. Socioll.11110utopUtico e •oclatbmo •ck,iti/fco; lr:t.dut. di P. 113rllgneUI, p11g. lii. t'I Pror. EDOARDO DoNAR.01, P1'tlt:io11e atco,·•odiprotUtOlOI/IG aU't:ntcer•ittJ di Pi•a; pag. 31. "• anche A. Zo111u1 Ilprtr:iltqio dello •ntute, 1>ns!im.
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