Critica Sociale - Anno IV - n. 18 - 16 settembre 1894

280 CRITICA SOCIALB tiftci. Le quali non sono ottimistiche, com~ tu credi, nè pessimistiche qunnto vorresti. Le tue osservazioni, se possono dipendere da un concelto ineomplclo del socialismo, possono anche di– pendere da un fondo di quel misoneismo che, insieme coll'acuto senso critico dei mali offuscanti la vita, a me pare formi un contrasto caratteristico che spicca ne' più grandi pessimisti. Lo Schopenhauer,chepure fu un gran ribello in fllosofla,fu un accanito reazionario in politica. E come egli dileggiò o odiò i rivoluzionari del 48, così il Leopardi nei Pa1·ali'pomeni e nella Pa• linodia satireggiò con ironia feroce gritaliani che so– spira,·ano e preparavano la indipendenza nazionale, segnatamente i Carbonari. Nel Leopardi Il contraRto è assai notabile. Egli, il quale ha intuito la lotta. di classe od essere la catti– veria degli uomini effetto, non cagione, di loro lnreli· cità ; egli che ne · ,•orsi a O. Capponi prevede la miseria che spingerà.la gento a cibarsi di ghiande, e la potenza dell a clea cambiale. e il lusso superbo e vizioso dei pan;em,.s, e lo guer1•erratricide cagionate da lotta di interessi commercialitra le di"erse borghesie, e fin tra l'Europa. e l'America; in pari tempo rinunzia. con dis– prezzo a ogni tentativo di rirormll. sociale. Discipline &ecchis.simc hiama, in una lettera al Giordani (24 tu• glio 18?8), te scienze politiche ed economiche. Perchè essendo, secondo lui, l'individuo condannato alla inre– licità. dalla natura, non potranno mai essere felici i J>Opoli, come quelli che d'indi, 1 1dui si compongono. Se non che il contrasto ò rorse pil1 apparento che reale i la tendenza misoneicapuò essere prodotta dalla esagerazione di quello stesso senso critico, negath•o, che ò carattere essenziale del pessimismo. Il quale perciò, so abbatte il passato e il presente, tende ad abbattere anticipatamente pur l'av,·enire. Cosi, senz'accorgersi, dà una. mano ai conservatori, benchè conser,·atore non sia. E i filoson mercenari dell'atter– rita borghesia, cui nelrarranno del naurragio ò già. sruggila di mano la tavola di salvamento del darwi• nismo e del malthusianismo, si aggrappano disperati alla. dottrina ratalistica dell'indeftnibilo predominio del male, la.quale spiega molto agevolmente i loro principl cl'o,·o: la necessità dei bagni di sangue, della libera. concorrenza e Jel libero.... odio. A giustificare la ban– carotta. morale, ingrossante ogni giorno, del mondo borghese, essi accampano la malvagità. Ingenita. della natura umana; non dando cosl altra prova che quella di loro malvagità, connaturata per ereditaria labe e por l'azione pervertitrice dell'ambiente In cui ,•i\·ono. Il malo a.dunque è in natura, preponderante e im• mortale. Muterà.di rorma, se mai; non di quantità. Ma questa intuizione della vita ha essa fondamento noi fattU A me pare di no. Per quanto io croda che uno de' più torti motivi del pessimismo sia da cercare noi sistema ner,·oso e nella biograna di chi lo proressa, pure io non dirò col Turati non potere oramai essere i pessimisti che degenerati t 1 ): l'argomento potrebbe pa– rere troppo comodo. Oltre di che, tutti i pessimisti se ne offendorobboro.Cosl al Leopardi molto spiacque la. opinione, già. de' suoi tempi, che di quella. disperata. fllosona accagionava le sue inrermith.. Anzi tutto noi non neghiamo il dolore. ~la per noi anche il piacere è un reale, e che reale! L'uno e l'altro (1) Nou abbiamo tempo a rlcuche nella prelatorla di qu11ta polemica i ma n on cl par po11iblle di uer mal etpruso un Il• mlle aludlzlo - 11.tm ,noln questa forma cos}auohua ed ettrema. (Nota della DIIU3:tl01'1•)· B1blloteca Gino Bianco sono positivi i l'uno e l'altro sono condizioninecessario della vita. Questa, nella sua t·eallà effelluale, ò piacore e dolore insieme, nonostante la ingegnosa aritmetica. pessimistica del poeta di Medusa. t 1) Tuttavia. ciò non ,•uol dire che il dolore o il piacere non possa scemare o crescere in dati uomini, in dati paesi, in dati momenti.Nel Leopardi il dolore ru ,,era– mente eccessivo.E si comprende com·ogliracesse escla– mare al pastore errante: a me la vita è male. Ed ec– cessivo potò fin essere per un popolo, per una razia, in un dato momento. Ma la ftlosofia non deve stare, nella interpretazione dell'uni\•erso, allo eccezioni indi· viduali, nè alle eccezioni temporanee. Ora io voglio semplicementedomandare al pessimista come l'essere ,•ivente potrebbe, non elio progredire. resistere, se ci fosso un eccesso di dolore? Come mni dalla monera si sarebbe potuto salire a quest'alta o complessa manirestazione della vita cho è l'organismo umano 1 E la medesima.cosa che per l'individuo dicasi per la società: o come questa avrebbe potuto durare o durerebbe1 Nè soltanto dura la società, ma si esplica anche. Almeno, cosl a noi pare. Dunque la ,•ila non contie.neun concetto pessimistico. Pertanto il socialismo,avendo scoperto che la cagiono del male trangliante maggiormente la umanità risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione, crede e tende, non già, che sarebbe un assurdo ottimismo fantastico, alla eliminazione totale, bensì a una grande diminuzione del male, per mezzo della proprietà. col• lettiva. Pel socialismo i mali che più imperversano nella vita sono dovuti a cagioni economichu.Non sono mali ra– talmente indissolubili dalla vita umanal ma sradicabili mediante una mutazione di rapporti economici. Sono dunque dovuti all'azione dell'uomostesso, e sotto questo aspetto possono chiamarsi mali a1•lificiali. Alla rame, per esempio, la. natura non ha condannato eternamonté l'uomo i eppure c'ò molti che, più o meno lentamente muoiono di rame. Nè eterna può essere la degenera~ zione del lavoro esauriente, il quale è contrario alla. conservazione della specie, e pel quale si conserva la parallela degenerazione di pochi oziosi briarei. La na– tura non è un giudice militare che condanni a ,•ila l'innocente umanità. 1 dolori inerenti alla vita umana non sono molti, nè i più forti. I dolori che derivano dal bisogni materiali lnsoddisratti, non soltanto di per sè sono gravi, ma sono anche fonte di molti dolori morali. Il socia– lismo col sodisracimento generale di quei bisogni ri– durrà. l'inrelicità nei termini della. natura. Ecco tutto. Del resto noi non possiamo nè dobbiamo sperare la eliminazione totnle del dolore; esso stesso, limitato come sarà, avrà una runzionebenefica,spronando l'uomo a perfezionamenti sempre maggiori. In proporzione diretta colla grande riduzione socia• lislica del dolore, dovr·~essere la. riduzione del pessi– mismo. Il pessimismo dura e può crescere perchè e ftnchè durano le presenti tristi condizioni della societil– ra,·orevoli al suo sviluppo. Esse sono le medesime che determina.nola propagazione del noocristianesimo, del buddismo e del tolstoismo in religione, dell'anarchismo In sociologia. Le disillusioni sopravvenute alla rivolu– zione francese, che determinarono, come ottimamente disse il Turati ('), la. fioritura romantica. e pessimistica della prima metà.del nostro secolo, continuano a sra- (1) v. Critica •ociale, t893, p. 374. ~) G)'fttca •OCfate, t89l, p. H.

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