Critica Sociale - Anno IV - n. 18 - 16 settembre 1894

CRITICA SOCIALE 285 la parte del capitato che, trasformandosi in forza di lavoro, generava la plusvalenza. Ora, pe,· quanto, mercè la possibilità, creala dalle macchine, di scemare in più modi il costo del lavoro, aumenti il sopralavol'O e quindi il saggio della plusvalenza, tuttavia è certo che non si ottiene tale l'isultato se non diminuendo il nume1·0 degli ope,-ai impiegati, dipendente dal rapporto del capitale variabile col capitale costante. Pertanto, siccome la somma della plusvalenza é determinata dal suo saggio e dal numero degli opel'ai impiegali, così l'uso delle macchine col fine di accrescere la plusvalenza nascondo una contraddizione, in quanto dei due fattori della plusvalen,.~ uno è accresciuto a scapito dell'allro, od è innegabile che, data la depressione del saggio del salario o costo della forza di lavoro, questo non potrà essere depresso ancor•a pili ~ in ragione della rapida e p1'0nta– mente generalizzantesi introduzione di macchine. Ebbene, come si esce da tale contraddizione! Si vedrà« nei primi capitoli del libro te,·zo! •(Libro,, cap. xv, par. 111).(') b) Analoga alle contraddizioni di già rile1•ate, relatil•e alla disuguaglian,.a del saggio di profitto fra i produttori, O quella che si verifica nel caso delle industrie che esigono di essere portale al mercato in uno spazio dive1-sodi tempo. E evidente che le industrie esigenti maggiore tempo otterranno un profitto minore. Il Marx, che nel primo libro non ha preveduta questa contraddizione, si sforza di risolverla nel secondo libro (Das Kapilal, ecc.; Buch Il: De,· Ct,·1,u1ationstn·ozessdes Kapil/lU/. Herausgegeben von F. EN0ELS,Hamburg, 1885. Pag. 2i9,95). Egli dimostra ciò di cui nessuno dubitava, che il sa~gio del plusvalore è uguale qualunque sia il pe1·1odo di circolazione del capitale \ 1 ariabile. Ma la questione non istà noi saggio del plusvalore. ma nel saggio del profitto, il quale verrebbe ad essere diverso a seconda della durata. di accumu– lazione del capitale. La maggiore du1·ala corrispondo, in questo caso, per gli effelti che produce, alla maggiore 7woJJ01'– .:tone di capitale tecnico cli fronte al ·c..'lpitale-salal'i. Ci pa1'1'Cbbe che il Marx, come ha riconosciuta la con– traddizione per questo ultimo caso, così avrebbe dovuto 1·iconoscerla per quel1o ora esaminato. . .. e) Ma ad altre e non meno gm,·i contrad– dizioni con la vita economica dà luogo la teoria marxiana. (1) A questo pro1)osllo Il Soldi ml pare confonda la produttfrird dellll macchina con la sua capacità prenmta di produrre nuovo valore. l..llmacchina produce Indirettamente nuovo valore (/JhU· caletua ,·elattr:al per met.a:odelll\ dlmlnudonc delle merci che entrano nel snlarlo, nel coito del lavoro La macchina, In breve, accresce la ricchnt.11, dl@trlbucndo su di eua. - aempre secondn il Man - Il lavoro che contiene. Curioso è vedere poi, come il Soldi, traducendo erroneamente un passo del CapUale (cap. xv), cada nelrilluslone che naa erti lltrao'rdlnarl profitti al capita– lista. Ebbene, secondo il Marx, i pronttl straordinari si verincano aolo nella prima lntroJu:done di macchine, quando eue sono mo– nopolinate da alcuni 1>roduttorl,e cl1e cercano di llfruttare com. pletamente queata luna di miele•· Però, a misur;i che le mac– chine si genernlluauo In uoo steno ramo di produtlone, Il valore $0Clale del prodotto meccanico scende al suo Yalore lndh•lduale. Pure V.PARKTO accenna nl fatto, che Il produtlore non urebbe alcuno stimolo, d:'lla la teorica di Marx, ad lnlrodurre macchlt1e, accorch11rlci del tempo di hnoro, ecc. Però, per muovere queata critica, egli fa l'ipotetl di una società senta capitale approprl:ito ed in cui il valore sia adeguato al lavoro. Or:i. !aie lpote,1 toglie ogni efficacia alla riduzione all':iuurdo della teorica manlan11, chè lmpedlece di ,cori:;:ero Il contrasto etre111vo fra lll teorl:1.e la vlla econoft1icapresente. Inoltre, cosl, Il Parf'to &e0preil nancottlla gtu,ta replica \data 1•1,,o~•I :,uunla), che gli fanno li Lafargue, H Biesolatl ed il G11iudaol (v. eltra.tti citati del Cnpm,t~; p. L 1 LIII). B1b1oteca C 1noB1arco Sino ad ora non abbiamo fatto che rilevare som– mariamente gli assurdi principali da esso gene1~ati soltanto por rispetto ai prodotti indefinitamente aumentabili ed a condizioni eguali o almeno sempre meno costose di p1·oduzione. Ora, poichè - secondo abbiamo accennato nel primo articolo - le leggi onde regolasi il valore nella soci~là capilalis~~ sono tre, cosi accado che la leo1·ia di Marx è inapplicabile e suscita i pili strani conh'asti per rispetto ai prodotti di mono– polio ed a quelli che, come tutti i prodotti agrari, non sono aumentabili che con costi p1·ogre··siva– mente più elevati. Il Marx, in verità, ha r·icono– sciuto in alt1·e suo oper·o, l'eccczionaltlà dei p1·0- dotli del monopolio, che però hanno ben piccola importanza di fronte a quelli agrari o territoriali. L'elementa1·ilà della quistione fa che sia suffi– ciente l'averla accennata. . .. Mi sembra doveroso. pe1' Ò.in questo punto, il ne– gare ape,·tts verbis l'asserzione solita dei socialisti, che la teoria del ~rarx non è e.ha la teoria classica, non è, in fondo, che la teoria seguita da D. Ricardo, dal più grande economista di quesk, scuola gto– l'iosa (pe,· la quale il Marx stesso proressa la stima più alla). È falso che il Ricardo abbia ammessa una sola legge del valore, e precisamente la legge por cui il valore è determinalo sollanlo dal lavoro. E!,:li, accanto a questa legge, ha pure considerale le atu·o che ad essa si oppongono: la teoria del valore dei prodotti agrari, in baso al costo massimo di pro– duzione, la legge per cui i prodotti ottenuti con propol'zioni diverse di capitale-salari e di capitale tecnico non si scambiano fra loro a seconda della quantità di lavoro, la legge che attribuisce alla mutazione del sa~io dei salari un'alterazione dol Yalore dei prodotti conseguiti con un rapporto di– verso fra capitale fisso e circolante, ecc. li curioso è, a questo proposito, che il Marx, scrive che il Ricardo « ha posto in armonia la legge della rendita con la teoria generale del valore:» (libro 1, cap xv, nota ullima)i mentre il Ricardo ne ha fatta un'eccezione. Infatti, a causa della ren– dila, il valoro dei prodotti agral'i è determinalo dal costo massimo. Il torto del gra11de economista inglese è, invece, quello di avere attribuita. piccola importanza, non già alla teorica della rendita ed alla conseguente legge del valore dei prodotti agl'ari, ma allo va– rjazion~ determinate nel valore dei prodotti dall'e– s1steuza del secondo elemento del valore, dall'esi– ·tenza ciel profitto. Questo appunto ha lasciato credere., pil'1o meno in buona fede, che la teol'ia del Marx non fosse se non uua ripetizione della teoria e del sistema ricardiano. rn reallà, il Marx ha tratto dall'economista inglese solo la dete1·mina– zione del valore relativa all'ipotesi fondamentale ma non esclusiva che questi stabilisce. Puro da questo conrronto f1-ail Marx od il Ri– cardo viene fuori la conferma sia della speclalilli e originalità del procedimento logico cou cui lo SCl'ittore socialista ha creala la propria dottrina, sia del pl'econcetto sistematico che in tale processo e nello susseguenti analisi lo ha costantemente guidato. . .. Altre critiche ancora gli economisti hanno 1·ivollo alla teo1·ia marxiana. F1'a queste poi vanno annoverale tutte quelle che sono state dirette. in generale, conti-o la teoria della dete1·minazione del valore in base al costo di pro.. duzione.

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