Critica Sociale - Anno IV - n. 17 - 1 settembre 1894

260 CRl'l'ICA SOCIALE che minaccia i gaudenti nei colle(!i elettorali, cit– tadelle del dominio di classe; e 011n1 libera coscien1.a, oiini più modesto agitatore destttuito sen1.'altro dei diritti del cittadino.(') Questo complesso di cose procede da un'unica cagione. Squaderna un giornale: esso non è che la c1-onacadella reazione. Dapl"'rtutto a1·1'8Sli,sciogli– menti, persecuzioni, a1·bitr1i, ciascun dei quali in altri tempi avrebbe suscitato proteste e agitazioni unanimi e senza fine; o~gi appena un mol'morio lene di lamento. I 1-adicah, i democratici sono morti, ben morti; qualcuno, de' più audaci, le,•a il capo dal sepolcro e con voce fioca sospira bambinesca– mente che sullo scanno di Crispi ci avrebbe a staro 7.anardelli; con ciò, per conto loro, la famosa que• stione dei partiti affini ce l'han bella e l'isolta. I fuochi polizieschi e giudizial'ii sudano a cucinai· nuovi ospiti allo isole maledoUo, dovo gfa l'alta ma!la usava 1·olegaro la mana spicciola pe1· sal– ,1arsi dalla concorrenza: sono liste di proscrizione di centinaia o centinaia, quali nessun governo, stra– nie1-o insieme e dispotico, neppui·e la Russia io Po• Ionia, osò mai di allestire. Un magistrato « illumi– nato » e < liberale » (') tr-ova che tutto ciò ò sug, gcrito dalla « difesa sociale >, ma che è seccante cho la magistratui-a sia mescolata in questo lu1·i– dume; non ~li passa neppu,·o poi capo ch'es,a possa anzi esser lieta di avervi mano per resistere allo scempio tiella libertà e del diritto. O(!ni nota del– rinno dei lnvorato1·i, che si elol"a pe1 campi - di quell'inno che ebbe gia po,· tanti anni rranchigia e cittadinanza sulla gleba italiana - mette in moto la bencmcl'ita o costa mesi di carce1·e alle donne, ai fanciulli; solo la :\lagisfratura tentenna, corno pe,·sona non bon desta, a seconda del lnogo o del• l'ora, fra il clamore notturno, il grido sedizioso o altro più g,mi comminatorie del Codice. llappe1'lutto (' un anda1·0 e 1·cclire di ca1·abinieri occupati a l'i– condune i cittadini al loro paeso d'origine; l'Italia unila non è pili la tcr·ra di tutti gl'italiaui; l'ita– liano, che non sia un 1·cclditual'io, è naluralmonto un « so pollo » e un Yil'tualmontc condanuato al confino ad a1·bitrio della polizia. Togliti pe,· ,111 momento alla cil~ì, ponetl'a nello nostre campagne lvi, on111<1uo sia,,j un acçenno dì p1-oletariato, t1-ovi lo stato d'a<Sedio in pel'ma– ncnza. Invano speri di poterti inti-allenere coi con– tadini. t locali sono boycottati. le l'iunioni vietate. Il gendarme ò lo scherano del reudatario e assiste a,·mato ai patti r,·a colono e fitlabile. Una circola1·e che consiglia ai contadini cli tenor re1·mo nei patti stati conco,·dati coi padroni mercò l'autorità do! preretto, è sequesti-ata' come sowersiva ('). ~lcz- 1.adri o braccianti, che reclamino checchessia por sè e pei comp~gni, sono interdetti dal pane e ,dal sale, pr1vah d ogni la\"oro, fo1·zah ad esulal'c. E il te1'1'0t'Onero dovunque. La Russia di gran lunga ò più libera ('). (') Ciò si ottiene col dl8J)Ollo di legge che volle Ineleggibili I condannati per eccllame11to all"odlo fra le ciani e reati 11.naloghl - 011:113 per tuftl I mllllanll eoclalh!tl che combattono a .. 1,lera alzaia. (1 J Il cav. Lino l'errl111I, procuracore del re a Como, In una lettera alla J>rodncta, riprodotta nella Lo111tardla del ti ago,10. c 1 ) Ciò anenne or ora n Cremona, e l' h'co dd Popolo. che con tultn calma ne raalonn•a, ,·enne 1eque1trnto. 011 economisti ,a– lariMI Intanto cl :utlcurano che l'Ot1antano, 1 e 11.boll111. ser,·llil della IJleba. !•) Un Illustre medico e professore di Mosca, personaggio 1t.l• li·1lmo ed uffl,-falluhno. ttato di recente a )lllano, cl dichiarava con trisleu:1 : • Quante volte fui all'estero, 1e11lll tempre Il rouort d1 euere russo. Ml p11reu che gli orrori del regime moaco•ha non poteuero euere 1u1>er:1tl.Do1)() I ratll di Slcllia e tulio ciò ci~: ;7~:e~~1 1 ~Ce 1/'!to;t;;a:',::;!~ }rlstamente rlco11ror1n10. 81blloteca Gino Branco Intanto, qua o 111, sotto lo stimolo delh1 compres– sione e dei solenni patli traditi, fermentano lieviti di nuove 1·ivolte. Vedi Co1·leone.E la reazione ne ti·ae argomento a maggio1·i ferocie. Tale, a bre1•i, pallidi tratti, lo stato del paese. E tu consentirai, Della Tol're, cho l'azione del noslt-o partito ne sin già ferita profondamente nelle vi– scere. In verità coloro che stanno a discutere quale sa,.it l'effetto dello leggi eccezionali, come poll·it difendersi eia esse il nostro 1>a1·tito,mi hanno un po' l'aria di Al'lecchino, o Bertoldino che rosse, il quale, sotto la graiinuola delle legnate, concepiva il sospetto che s'avvicinasse qualcuno. Lo riunioni, la pamla, la stampa - quanto dire lutta la pmpaganda - sono essenzialmente sop– presse. Sarà gala se, per speciale benignità dei su– periori, ci sad\ dato riunil'ci ad Imola, prh•nta– mente, camminando in punta di 1>iedi. Su ogni nostro moto, su ogni nosti·o passo pende una spada di Damocle. E quando i compagni nost1·i sono se– polti in gale1·n, pel'sino il gemito che· ci esco com. p1·esso dalla st1-ozza, pe1'Siuo la lagl'ima che ir·1-esi– stibile ci spunta sul ciglio, t1·ovano un manigoldo che li p,-oclama delitto. . . . Di fronte a tale stato di cose - nel quale le leggi eccezionali non sono pili che un e1>isoclio - il pa1·– tito socialista non ha che tre , 1 ie. L'una: 1·itirnrsi in buon Otilinc. Esso 1·inguaina le sue unghie, smussa i suoi spigoli, deforma la sua fisionomia. Nel momento in cui la lotta politica è più necessaria, vi l'inuncia o si 1·iru~ia in quella azione economica che, scissa dalla p1·1ma 1 ha pro– clamato fino a ieri esse1·e ste1•ilo e vana. Pe1·ché In stampa è manomessa, la parola vietata, la 1·iu– nione impedita, si ra analfabeta o mutolo ed evita i capannelli. Di ogni p:l.SSO chiede il « pe1·messo »: si astiene in p1·twe11zio11c da tutto ciò che l'arbitl'io, più o mono decorato di legalitil, (>Òltsìper awen– tul'a proibire; ra di c1uesto una massima, che pub– blica concretata in ordini del giorno per costituirsi un alibi p1•01•entivo e generalo a diresa da 011ni molestia. Più si l'ifrae o pili, s'intende, il nemico lo incalza; ma ei si rannicchia, si cu1·, 1 a, si fa pic– cino per modo, che il nemico più non lo s001-ge e ripone la spada e se ne va e pensa ad altro. Quando i bravi si samn dilungati, Don Abbondio l'imetterà il capo fuor del finestrino, come la lu– maca le co1·na, e st1·opicciandosi lo mani potriL dil'O: son salvo. Or questa, che pot1·ebb'esse1·e una tattica - non dico la miglioro - se il mal tempo non rosse che un temperalo d'estate, e la lotta di classe e il cam– mino che in Italia ha preso non fossero che una co,·sa di piacere - questa è per noi, e per te, cre– diamo, la tattica di colui che si suicida per timo1-e di incontrare la morte. Vi è un'altra via - esattamente l'op1>0sta. Il par– tito, forte del suo diritto, resiste apertamente e ad or;ntcosto a tutto ciò che vi attenti. Questo, pen– siamo, è l'atteggiamento contro cni tu ti scagh. Di fronte all'ab~so. all'arbitrio, i suoi uomini non pie• gano costa. Essi non cedono alla violenza, essi « si ranno arrestare•· Così la questione è posta e di• scussa, l'opinione pubblica accalomta, l'eccesso di persecuzione e di sacrifìcio pro, 1 oc.'\ reazione sicura. Dal peggio il mo11lio.In questa via esso trova co,•. 1-edoe presidio dt argomenti in tutla la lettemtu1·a giuridica e la storia borghese. La borghesia rivo– fuzionaria ha ~raticato semp,-e il diritto di resi– stenza. l'ha scritto persino nelle tavole della sua legge. Contm il sopruso ogni reazione è legittima; Jus t,icutpatw tu/et,,·; è la lotta pel diritto che si aft'e1·ma anche con l'olocausto. Colla legge contro

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