Critica Sociale - Anno IV - n. 17 - 1 settembre 1894

CRITICA SOCIALE 260 cola proprietà nel Yeneto ('). )li permetta di essere un po· scettico in proposito. So questa piccola pro– prietà non ò ancora sparita in Piemonte, la p1•1ma regione vitirera italiana. nè lanto meno in Francia, progredita molto più delrltalia nella viticoltura, come mai può tendere a sparire nel ,·enefo, che nella scala delle medio dei pr'Odotti occupa gli ul– limi !fradini I (') E se i grandi proprielal'i viticoli ,·enoh sono costretti a frazionare la loro propl'ietà o a darla a mez1.adria,come si può supporre che la propr'ietà, già fr,,1.ionata e lavorala direttamente dal p1·op1·ietario,debba cedere le armi di fronte a tali piccoli appo1.1.amenti posticci? Alcuni casi di tentativi capitalisti non bastano ad inrì1·ma1·e una legge ed una tendcn1.a ~enc1-ale; tanto pii, che tali tentativi mollo presumibilmente son destinati ad abo1·tiro, come accadde tanto volte qui nel Monrerl'alo. Nè posso ammetle1·e che le grandi cantine ab– biano ari assorbire lo 1>iccole pr·oprietà vilicolo. Quando due industi-io collegate, di cui una p1·e1>ara la mate1·ia p,·ima alralt1':l, non si sYiluppano con· temporaneamente, finiscono pc,· se1>a1·arsi. Quella più sviluppata si concentra pcl'dh·entare una grande 111dustria, l'altra rimane allo stadio di piccola in– dustria ed autonoma. Del resto, la sepa1-aziono della ,,iticollura dalla , 1 inific;1zione non è ideale ma in gran parte reale; gi,\ fin d"oi-a i piccoli produttol'i di ura vendono una buona metà del loro prodotto ai rrmndi p1-o- dutto1·i di vino. 0 I. - Applicazione conferma della teoricamarxista. - Chi fa la rivoluzione. I.e ~1~ch~s! onl a cui J>er,·cnni. circa la piccola p1-op1·1ota ,,1t1 col:1.non s ono punto una novit..\. ma una fedele applic:t1.ione dei p1•incipi marxisti. Il so– cialismo 1·im ;1se scmp1·c utopistico, rinchò .\la1·x. analizzaudo il sistema capitalista, non coperse la base dell'evoluzione economica, consistente nello strumento di lavo1·0. Dopo ciò il socialismo, fìno allom aspi1·azione ~i fllant1·opi,di renne una scic11za positiva, il collettivismo si pl'esentò come un p1·0- dollo naturale dell'ovoluziono capitalista e quindi quale soluzione logica della questione sociale. Il col– lettivismo adunque non è socialismo. se non perché noi momonlo alluale rovolu1.ione tende al colletti– vismo; se lo sll'Umcnto di la,•01·0 fosse rimasto ete1·!1ameut0 nano, se funzionasse tu ttom la piccola indust1·ia, la questiono sociale esisterebbe pur sem– pre, quantunque meno gmve. ma dovrebbe a,·cro una bon altra soluzione. Fanno ridere pertanto c1uoi conser\'ato,·i pili o meno miopi o interessati, i quali gridano alla ti· rrurnide socialista e si scaraventano contro gli scon– ,•olgitori degli ordinamenti sociali. Calma. o signori! Oli sconvoJgitori non sono i so– cialisti; la vcr-a, la grande riroluzionaria è la mec canic..1.;(' dessa cho va compiendo continue cspro– p1fazioni, che r·ende sempre più difficile la ~roprietil rnd1v1dualo, che toglio la liberh\ e la iniziativa in– dividuale nel lavo1-o, che cosfringe gli uomini a ( 1 J Nelll\ c,·uica. N, Il: I.a 1t'o11f1Uacldfo piccola cofllo•a nrt Vt"llt'IO, (1) Ecco le medie del 1>r~dot1l: Frnncia, ,·inl ptr la dlslill:azlone. ellolltrl SOO ad ellaro - vini da J!MIO, 53 - t•h,l On!, !5. Pie– monlt, vino comune, ts; Slclll11:, tO; l.:1:tlo.11; Sardei;nt1., l8; ne– glonl merldlonAII mediterranee. 15; Idem adri11t!che. '3; 1.0111• bt1.rdl11,, 13 i Ll"url11., U; Toecana, 1S; Mmllla, Il; vene10 1/\.i, ~el Piemonte 1>01 1 ha : Aleuandrla, !t3: Torino,~: Cuneo,~! i :-.o"ara. tO. S'intende che In tutte le 1>11.rti d'llalla "I tono Comuni che ol– tN'11:iu:rno di mollo IA 1nedl!\ data e lndil'ldul che 11rod11('ono da M :1 100 ettolitri ,id ettsro. B1brote Gino Brarco lavorare in comune, che strappa la donna al fo. colare domestico, allo curo di massaia, per farne una concorrente dell'uomo, che prepara iu una pa1-ola il collettivismo. Cessate adunquo dall'inveii·e conti-o i socialisti e di perseguitarli e, e vi piace, mandato a domicilio coatto il vostro progresso; al– meno sarete pili logici. . )la so l'ediflcio socialista posa sopra basi grani– tiche e tetragone. i socialisti devono però a,·er ben cura di mantencr:si costantemente fedeli ai 101-0 principi, se pur non vofrliono p1·esentare un fianco debole al nemico, e cosi ritardare il trionro del loro ideale. ci. - 11collettivismo del pamto e il collettivismo dell'avvenire.- La spirale dell'evoluzione. Quando gli a,·,·e1·.sari ,•ogliono combattere in noi il collotlh·ismo, dicono: il colletlivismo ò già slato, o fu nbbandonato appunto pei suoi inconve– nienti; ora volete 1·itornal'Vif Costo1-onon vedono l'onormo differ-enza cho passa tr·a il collettivismo dolla società passata o il collet– tivismo cho sar,\ nella società futura; ma disgra.– ziat.1.menle anche alcuni socialisti conrondono i due colletlidsmi e cosi danno buon giuoco agli :nre1·– sari. Nel medio ero il l'C, a nomo della nazione. oc– cupava colla forza una terra e ne preude,•a pos· sesso; ma pet· rit1·ar110 il rirc1·e per tutti, e1-aco– st1·ctto a dh•idel'la frn i suoi pdncipali guerrieri (vassalli), i qunli. alla 101· ,·olt.:,. la suddividevano fra i vah'asso1·i. i ,·aln1ssini, ecc. In ultimo la terra. o me~lio parto di essa, ,•cniva distribuita ai colti• rator1, cioò ai diversi ceti della gran plebe (ari– manni, masnadieri, aldi. servi della gleba) a di– vci--sititoli, ma scmp1·0 mediante t1·ibuto, pill o meno g1·ave, in so1·,·igi o in cle1Tatc al sig1101·0. Tullo <1ue·toclist1·iOuzionidi tc1•1·anon si racO\':.rno(eccello che poi pochi boni allodiali) a titolo di prop1·iotà. ma bens1 a titolo roudale, cioò ad usurrutto me– dianto cor1·ispottivo al signore. 1-'crtanto si può dire che, durante il feudalesimo, tutto il te,·reno e1·a vincolato, nò si poto,•a da nessuno alienare. In so• lanza il padrone del suolo or·a il re (personifica– zione della nrizionc) e solo per necessità di coltura una pal'le di esso ,·eniva distribuita, ,•incolata però semp1·e; ralft'a pa1·te l'imane,·,\ a mucchio o incolla o quasi, sotto fcr·ma di beni del castello, del con– vento, del Comune e via; e da essa non si l'ifraenrno che i frulli S[l<lnlanoi,legna, er·b.1.cacciagione. ccc. Questo r·cg,me era possibile 1>erchè, stante la mancan1.a di mezzi di comunicazione e di fra.sporto (condiziono aggrarnta alt1-esì da o tacoli artificiali c1·eati dalla dirfldeuza feudale), il commercio ora quasi nullo. e quindi ogni rillaggio, pe1· non dire ogni famiglia, era costretto a 1>1'00u1·ro ciò cho gli occor1-eva e a consumai-e ciò che produceva di ogni genere; e quindi poca produlli,•ità del larnro o, nello stesso tempo, poco stimolo a p1'0du1·1·e di più. li collettivismo medioe,•ale si basara adunque sulla poca o niuna coltivazione del suolo, causala dal poco doside1·io di elo,·a1·no la p1~0<luzione. Ma lo vie di comunicazione rurono apel'lc, i mezzi di fraspol'lo svil11p1>ati, nuovo tm·ro scopel'te, il com– mercio si fece vi\ 1 0 e grande, c1uincli nuovi mezzi cli 1,odimonto o perciò stimolo ad aumentare In pro– duzione, insomwonza degli ostacoli a1·tifìciali, de– sido1·io di liberi;\ di produzione o di scambio. La forma politica feudale di,•cnne insopportabile e, dopo alcuni secoli di oslililà J>iir o meno palese, ebbe il suo colpo modale nelr8'J o nelle rivolu– zioni seguenti. )fa non sono da conrondersi queste rivoluzioni

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