Critica Sociale - Anno IV - n. 14 - 16 luglio 1894

CRITICA SOCIALI,: 2Ì5 . .. 1.• Le tlissipaztoni e glt aggr-avi r1oven,alivl. [.'Italia politica ed economica è tuttavia organiz• zala, come lo era nei secoli andati, pei bisogni della guer'r'll e ciel vagabondaggio. Le conciizioni fallo al lavoro sono un vero anacl'onismo. Permangono ancora vastissime distese cli ter1•a, spoglie di alberi utili e di case~giati, magr'llmente sfruttale a pascoli, qua e là arauvamente sulla base dei maggesi 8'1 a coltura estensiva, 1>0ssedute da poco numerosi di– scendenti degli antichi feudatari. Ciò influisce perchè tutta la produzione agl"icola si orienti a seconda della comodità di coloro cho vivono della terra senza coltivarla. Quando una gr'lln ~arie della pro– duzione dipende da potenti parassiti, l'altra parte ne risente di necessità l'influenza indiretta. Il la,,o– ratore di pochi ettari rimnue legalo, voglia o no, al genere di produzione e alle condizioni di lavoro imposte dai grandi prop1·ietari che circuiscono la sua misera aiuola e dai quali dipende in ogni suo rapporto sociale. Lo Staio nostro, emauazione diretta dei g1'andi proprietari, deve fare la costoro poltttca, cioè 1'af– fol'zare gli eserciti e le alleanze militari, e a que– st'uopo esinanisce la minuta agricoltura paesana. tempostandola di decimi di guerra, tasse sul be– stiame e sul sale, tributi gravosi sui trapassi di p1-opriet..\, ricchezza mobile anche ::.mila colonìa e sugli afilli, aumenti della stessa sui mutui; questa tassa ricade sempre,come ognun sa,sopra i mutuata1·i bisognosi. Ora, chi viva anche per poco in cam– pagna, osserverà questo fatto: dov~ i fondi sono spogli di piantagioni, do,re la vegetazione è stentata, le catapecchie sono lul"ide o crollanti, h•i il pro– prietar1ato o è un antico rusticano carico di debiti e misoneista, o è un signorotto che vive in città e non si cura dei fondi; dovo invece il terreno ha as(>8ttO di giardino, le cascine sono ricostrutte, arieggiate, salu~ri, è quasi sempre un p1·op1·teta1"io novtzfo, un ereditiero, oppure un industriale o un comme1'Ciante ritiratosi dai commerci e che im 1 este i suoi risparmi con vera passione nella proprietà terriera. Ecco dunque che, per favorire il risorgimento agricolo, lo Slalo dovrebbe scemare le tasse che intralciano i trapassi di p1-oprietà e tassare invece l'assenteismo. Lo Slato non solo non fa questo, ma fa lutto H contrario. Quando interviene, è per pa– l'alizzaré ogni iniziativa. Valga un esempio. In Lo– mellina, ne1 Vercellese, nel Novarese, molti pro– prietal"i, incoraggiali dall"alto l?''ezzo del ri o, im– p1•eser'O a estenderne la colhvazione, utilizzando paludi o tel'reni irrigui di scarsa rertilità naturale, scavando drenaggi e pozzi profondi, pavimen~ndo abitazioni coloniche, investendo somme enormi, per lo più tolte a prestito. Che doveva fare il governo! Dinerire almeno in parte la esazione delle tas e sui torroni bonificati, onde permettere a questi intra– (ll'Clldenli propl"ietari di paga1'1li 101'0debiti. Nienlo affatto. Al contrario esso si avvide allora, solo aa ope,·a falla, che le risaie avvelena, 1 ano l'aria, e sen1.a alcuna indennità ordinò il riprislinamenlo di gran parte dei campi trasrormati. La concorrenza del l"iso asiatico, in niun modo temperata dal go– ve,·no, fece il resto: o gli arditi pionieri del tanto invocato rinno, 1 amento agricolo andarono colle gambe all"aria. Ancora. l p1·oprietari siculi, calabresi, pugliesiiecc. rifanno ed e ·tendono i vigneti; una vera rivolu– zione agraria. Pieni di speranze e di debiti, si at– tendono di mandare all'estero navi e convogli ri– gm·gitanli del delizioso liquore. Cho fa il go,•erno! Rompe i rapporti comme1·ciali colla enofila Francia e si allea colle potenze be1•itrici cli bir1'a ! B1b1otecaGino Bianco Non cito che esempi fra i più recenti e i più noti. . .. 2. 0 Nessun to,·naconio tndtviduale. Dunque niun tornaconto individuale ai miglio– ramenti. Poggio. li tornaconto è nel risospingere l"agricollura allo stato antidiluviano. In più luoghi la coltuz-a estensi\·a surroga l'intensiva, il pascolo "ien sostituito alla 11rauicoltura. I dana,-o i alfarisll che, sfruttando gli scrupoli religiosi delle masse rusticane, acquista1-ono a meL\ prezzo i beni ecclesiastici; i mcrciaiuoli arricchiti che comp1'ano a stracciamercato le spoglie dei pic– coli proprietari rovinati; i latifondisti che trovano la cuccagna delle boniflcho a spese dello Stato e delle fel'l--ovie che ratte passal'e t1·avorso i loro fondi no decuplicano il valo,·o e delle laute indenniu\ di esproprio; tulle coteste categol"ie di beati possidenti qual sufficiente 1·agione hanno essi pe1· m uta1-e uno stato di coso per es i cosi comodo! Semp,·e assenti dai toro fondi. in che li tocca la fcbbl'e 1 ranemia, la pellagra dei loro contadini! Al più, per libe1'llrsi da questa noia, essi stendono sui campi già poJ>O– losi « rin finito do! pian silenzio verde», liberando cosi i contadini datrincomodo del lavoro, e man– dandoli a cercare aria migliore .... A questi mali non sarà dunque posto riparo sin– ché non scuote1•anuo la loro apatia le categorie elci piccoli p1'1lprietari e dei lavorator·i interessati. Da esse dipende che lo Stato. da dissipatore e dissan• guatore, si trasformi in aiutatore della p,·oduzione a beneficio generale. J../attuale ordinamento della p1'0prieta basa sul p,·esupposto che l'interesse in– dil•iduale basti a stimolare !"attività doi singoli a uni1•ersale vantaggio. li fatto dimosll·audo falso que– sto presup1>0Sto, ~ la colletti, 1 ità de, 1 0 ripre11de1·0 i suoi diritti e impo1'Si allo Stato. Lo Stato. che anni fa distribuì i fondi della ma– nomorta richiedendo dena1•0, ora do, 1 rAbbe invece ,ttstrlbuire t tauro,utt tncottt ,·tchiedendo lavo,·o. Ma anche perché simile provvedimendo 1>0ssa ave1·e efficacia un'altra condizione é indispensabile. 3.• Dtfetto lii de>laro. Nel proemio ali' Inchiesta ag1·a1-ta osserva il Jacini: Nessun paese detrEuropa. occidentale presenta una pnrto aliquota cosi estesa di spazi improduttivi come l"llalia. 5.600.000ettari circa sono lasciati letteralmcntd incolti sopra una suporflcio totale di ettari 29.ù00.000, o dei rimanenti 24 milioni di ettari la denominazione di terra produttiva ò, per la metà almeno, un modo di dil'o J>iuttosto che una ronlli.\. 1.:1talia, con una popolazione elle è tro quarti della rranceso o con una. superficie di più cho la. metà. di quella della Francia, produce por tre miliardi di annue derrate agricole, mentre la Prancia ne produco 12 mi– liardi. 1.·1talia non si è nemmeno messa in grado di fornire tanti cereali che bastino al consumo dei suoi abitanti. 'rutto ciò è verissimo. Eppu1·e non ci mancano agricoltori colti, int1-aprendenti, gene1--osi.Ogni no• stra regione offr·e saggi insigni di agricollu1'a pe,·• fezionata. La Lombardia, c1·eando .una rete mel'a– vigliosa cli acque ir1·igafrici 1 adattò i prati a mal'cite e a risaie e i campi a coltul'a. p1-omiscua reracis– sima. av\"lcendando frumento, granturco, erbe fo– ragge1·e e ortaggi iu to1·reni intersecati da innu– meri filari di albel"i da legna o da foglia per la bachicoltura. Il Bolo~nese seppe utilizzare sapien– temente gli elemenh forniti dalla natura per la

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