Critica Sociale - Anno IV - n. 14 - 16 luglio 1894
212 I CRITICA SOCIALE il minor numero di sofforenzo, per superare il nu• mero maggiore di pericoli. Non dobbiamo lasciarci sgomentare da questa semplice parola: leggi ecce– zionali. rn realtà esse non sono eccezionali che di nome. E"se sono la estrinsecazione affatto normate della difesa di una classe che si sente al tramonto, che nei mozzi morali conressa di non ))Otere più ripo1•re alcuna fiducia, che trema anche nel furo1·0 dell"arbitrio o doll"armi. Con queste leggi essa vuol dare a. sè puerilmente l'illusione di pote1·si clirendere ancora; ma non spetta a noi di fare il suo giuoco. [.,"eccezione - se cosi si vuol chiamare il rinne– gamento dei princip'ì alla luce dei quali essa ò sorta e divenuta polente - non può essere per essa ormai che la regola, con la legge o contro la leggo. Lasciamo alla ventosità democ1•atica il tuonare contro gli stati d"assedio e i tribunali di guerra perchè sono iller1ali, contro il domicilio coalto perchè rimesso a11·a,·btlrio della JJolt:la senza le l}tta1·entlgte che offrirebbe !"autorità giudiziaria, come so questa ne offrisse qualcuna e non fosse l'ombra fedele della polizia, la sua decorazione e il suo duplicato. Solo i Cianchettini della metafisico-poli– tica possono andar lieti perchò dalla legge fu tolta la facollà di relegare nelle isole gli assolti dai giu– dici, o perchè fu abbandonata quella splendida aggiunta Mec.,cci che colpiva l'eccttamento alla tolta dt classe (qualchecosa come dil·e l"eccitamento al girare della terra attorno al sole) mentre invece è passato senza discussione un articolo terzo che. infliggendoci il domicilio coatto pel proposito di vie di fatto contro l'ordinamento sociale anche se ester·nalo tn J)rivato, ci mette lutti quanti alla mercò delle calunnie del primo confidente di que– stura pagato por calunniarci. Quisquilie, quisquilie, quisquilie! Una delle nostre forze maggiori. quella che ci fa tanto temibili e detestabili nell'ambiento bor- 1rhese, è raudacia che poniamo nel dire netta ed rntera la verità. Sul terreno delle idee non c'è pii, alcuno che ci pigli di fronte; i giornali che persi– stono a combatterci debbono ricorrere a ogni sorta di rivoltanti sofismi, e per lo pill combattono noi servendosi di fatti non nostri; i Pubblici Ministeri hanno, si può dire, rinunziato a discuterci e do– mandano la nostra condanna con requisitorie mec– caniche, con pistolotti stereotipi e senza convinzione. che mal dissimulano l'idea vera che li muove e li sforza: l"idea dello stipendio da salvaguardare. La lette·r·atura antisocialista, come le requisitorie an– tisocialiste, hanno raggiunto un grado di volgarii\ così piatta, così scema di idealità, che sembrano pensiero di scimmie anzichè di uomini. Leggete oltanto gli ultimi articoli di Fioretti e del barone Gal'oralo, due altissimi bacalari della scuola cosidetta positiva (a proposito, che ne dice Cesare Lombroso!), pubblicati nel Mattino di Napoli. lvi è dichia,·ato a chiare note che il dominio borghese ò ridotto agli estremi dalla propaganda socialista, che la sua bancarotta ò ormai ineluttabile e che, se esso vuol tentare cli salvarsi o di prolungarsi la vita, deve bandire senza indugio una guer1-a spietata e sen1,a scrupoli, guerra di sterminio, di rorca e cli depor• tazione, a tutto il pensiero socialista e ai suoi rap– presentanti, nelle unhrersità, nelle scuole, nelle piazze, nei giornali. ovunque ne trovi la traccia, l'inunciando alle fisime politiche della libertà o della immunità delle opinioni, sostituendo il c.,te– chismo alla scienza, ed al maestro il cu..ato. (') l 1) Il barone Oarofalo, ct1e è fra l'altro un allo mnglstralo giu– diziario, Odisposto a concedere che vi sia anche qualche mae– stro laico, ma a condizione ch'u,o $Ea un tiecchto e che awua de,ta,·i. Siccome II nostro lellore cl supporrà In vena di celiare, lnolcheremo Il numero del .llaU010, che è quello degli 8-9 del rorrente luglio. uegere per crcllere ! Bib 1otecaCJ1no H1arr.o I Solo con una massa completamente incretinita e I supina, solo colla menzogna francamente professata ed imposta, noi borghesi e birr-i dei borghesi po– tremo ottenere, se non salvezza, respiro - tale il senso palese di quegli articoli, che sono veri appelli disperati alle a1·mi per lo schiacciamento sanguinoso del proletariato, appelli il cui cinismo l_aidoe ri– buttante non ha al'uto esempio fino,·a. E dunque contro la forza del pensiero socialista apert.,mente professato, che chiamano a raccolta costoro, ben sentendo come esso sia la grande e solenne forza che li abbatte e che li seppellisce. 01-a, a questa forza noi non dobbiamo in verun modo rinunciare per dei piccoli calcoli utilitari e sbagliati. Noi rinunceremmo alla nostra fierezza e, senza forse avvedercene, al nostro camttere; ri– nunceremmo a gran parto della forza d'attrazione che esercitiamo sulle masse. Lo scrivere « velato», cui accenna Mercu1•io. poco può giovarci: la pa– rola non è la veste del pensiero, come insegnano i retori, ma é il pen iero medesimo, per chi scrive con emcacia. per chi gella nel proprio stile la sua fede e sò stesso; velare la parola ò rendere monco il pensiero. D'altronde, se il , 1 elo è, come dev'essere, traspal'ente, ben vi penetra l'occhio dei sorveglianti; i quali non si fanno scrupolo di lacerarlo e di guar– dare al di sollo. Solo, sapendoci provvisti di veli ed inclini ad usarne, ci sforzeranno a raddoppiarli ed a triplicarli, tanto che più nulla traspaia: e al– lora tanto var,~\ serbare il silenzio.(') Noi brameremmo sapere dai nostri opportunisti (fra i quali non collochiamo Mercnwfo, per quanto alcune sue parole si prestino ad essere invocate da loro) che cosa guadagnarono. nei mille processi in– tentati al nost1'0 partito, quei nostri compagni che accentuarono la loro tendenza legalitaria. Nello stesso processo di Palermo, dove pure tutti gli im– putati si comportarono con dignità, 'vi fu tuttavia un distacco fra ratteggiamento che chiameremo « giuridico • di alcuni e l'alleggiamento fieramente lotta di classe di un solo imputato. Ebbene, tutti quanti furono condannati ad un modo, e qualcuno dei più « giuridici i lo fu pii, degli altri. Con que– sta sola differenza: che la 1iarola di questi alcuni vani come ernmera schermaglia nell'aula giudi– ziaria, e la parola di quel solo rimane esem1>ioe monumento alle turbe più perenne del bronzo. Cosi ò che quando noi vediamo alcuni nostri com– pagni, seguendo una malsana corrente, alTercirsi a ('} Per dare altro Hemplo del come non poua approdare una lotta di furberia coll"autorlt:\ giudiziaria. citeremo un'ordinanza del procuratore del re di Hergamo, che trovlanio lntesrralrnente rlprodolta nell'ultimo numero del glornale Il Popolo. Questo gior– nale ru aequestra10 In una terle di ntlcoll, non già perchè con• ten$ero determinati f'Ccltarnenli, ma l)f"rchè • dalla loro arllft• elosa succe,l!IOne si travvede (Ile} l'intento (r.lente altro che l'in– tentn!) di rincrudire vlemmagglormente (sono dunque già molto crudi 1!) I rapporti rra le varie classi sociali, ecc., ecc.• t noto che Il Codice Zanardelll esige per la. punlbllllà di quuto reato l"estremo del perfrolo per la PHbbltca trantiulllllà, e ciò, com'è dello nei la.,·orl prepara1orll, onde Impedire la. persecutlone delle semplici crilirhe e delle opinioni. SI vuole insomma che l'ecci– tamento avvenga In modo e In circostanze tali da 1>0terprodurre un tumullo, un connitto. un danno materiale. Ora udite come quella perla. di magistrato elude Il precetto della legge: « Rlte• nuto ..•. che In cosltraue soHerslve atrermaiionl, nrlle attuali critiche condbloni ,octali e pollttche, ,ion pu6 a meno dt , ucou– trar,1 un permammle perleolo ve,· la pubblica tranq,uWltd, ec..:,• La tro,ata del p~·tcOlo perman~u·e, che certo non fu dallo za– nl\rdelli pruedula, cancellti di punto In bianco qualsiasi em– racla della P,ronlda clausola da lui Introdotta, esimendo li giudice da qualunque ricerca in proposito. Non solo: ma esP porla a questaconseguenz::l curiosa: chequa1110mAggiore sia l'opp~sslone di clagge e quindi la neceultà della critica di questa oppressione, tanto la ~nane11.ra di cotesto perlcolo diventando maggiore di altreuanto rre!ce la punlbllità dello scrittore !I
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