Critica Sociale - Anno IV - n. 13 - 1 luglio 1894
200 CRITICA SOCIALE E questo d11zio,quando lo potreto togliere? Quando le"cretc di serra questa granicoltura che vi è pili Cari\ della pupilla dei vostri occhi t I.&risposto. me la dato voi stessi: « 1m n" al.zo del J)1•r:zo mo,uliale dei grani i! im'()011ibile, fJei·cllC si ,·ùlucono a coltw·a coutiuua– mcnte 11uove teJ'i'(' - 1x:1·cui la p1·oclt!~ione va c,·e– sc<'ndo in una 1·agione SU)X'l'io,·e all'aumento tiella po– fMla;io,u• mo11diClk ·- ('<i Wl l:l{'IHJ)io C<· lo fon,isct' l"A1,gen1ina, clu• aumenla d'mmo in amu, la p,-opria c,"poi·ta;fom·, e <1ooe il pre:;:o alluale del rp·ano ,~ di L. 9 al r1uintale. • Questi sah•atori della nostra ngricollura, sognano dunque un'industria sempre pupilla, che non potrll, almeno per un secolo, faro a mono di barriere protet• trlci; vo~liono una agricoltura cho sprochi e rorzo e caJ>itali, cho depauperi anarchlcamcnto i terroni, che ci ronda dubbiosi ogni giorno sullo sorti della nostra mnggioro industria, di qucll:1. industria cho do,•rebbc dare, a tutti, benessere o trnnquillltà! Oppure sono le grosso rendite, ratte senza rischi e senzn rlltiche, e solo affamando i lavoratori e dissanguando i piccoli proprie• tari. che vi balenano corno sogni dorati du•anti agli occhi o che vi muovono o vi ranno parlare T e la coltura dei grani rosso lasciala. a sl', non v'ha dubbio che in Italia sparirebbe, o quasi. J.'llalia, rra le no.ziorWeuropee, è troppo ravorita dal clima, dalla po· sturo. suo, dalla natura o gincitura dei suoi terreni, dalla abbondanza o l'roquonza dei corsi d'acqun, per accanirsi intorno ad un prodotto che, oramai, si pu0 a,•ero a bassissimo prezzo in tutli i paesi del mondo. Lo specializzarsi delle colture, il ridllrsi graduale del loro numero a profitto di una o poche colture rese intonsh•e, è uno di quei renomoni, ormai inconcussi, che pronunziano rassetto futuro della produzione agri• cola. E questa legi:to dell'adattamento o della specializ• Zt'Lzione ò quella che ci spiega Il graduale abbandono, in llalin. della coltura dei grani, a profitto di altre colture e dì altre produzioni. Chè, anzi, so una cosa si può lamentare, si è appunto che tale trasformazione, inevltrtbilo o già quasi compiuta, o in ,·ia di compiersi, in molti pae~, da noi sia appena all'inizio, ciò cho con• corro o. dimostrare l'impotenza progressiva del capitale privato alla trasrormaziono dello indush-io ed all'ado– zione di un sistema di produzione di ricchezze pHt ra• zionale. Por un complesso di causo elio non ò qui il caso di analizzare, ò indubitato che manca, alla generalità della JH'Opriotà.terriera, il cnpihtle por adottare una. agri• coltura, uon diciamo razionalo, ma se mplicem ente meno barbara dell'attuale. Ad ogni azienda ruro.le occorre un capitale, da investirsi in anticipazioni e in migliora– menti, pari al ,•alore dei fondi. tando ai calcoli del ner1agnolli 1 abbiamo un capitale fondiario di circa 24 miliardi; occorrerebbe dunque un pari capitalo di esercizio. Ma,col sistema polilico od economico che ci reggo - dato e non concesso che tale capi1ale si tro,•i - è certo che, yer una parto, osso verrebbe assorbito dallo tasso o dallo speso improduttive dello Stato, dal• l"nltro. esso diventerebbe impotente a seguire - in un breve corso di anni - il no.turalo svolgersi delrindu– slrio, percllà ò nella natura del cnpitalo privato di ron• dorl!i progressi,•amonto improduttivo o di elidere gra– dualmente il profitto. E se in parecchi fati !"organizzazione capitalista polè trasformare l'agricoltura e da.rie un assetto del tutto adattato all'ambiente e rispondente al consumo mondiale - esempio !"Inghilterra - ciò si spiega con• B1bhoteca Gino Bianco siderando il tempo ed il modo - si stupendamente tratteggiato dal ).farx - di lato trasrormazione; o lo. questione agro.ria irlandese, e i prov,·odimenti presi, in questi ultimi anni, dal Parl(\mento inglese, dimostrano quale cario col'roda quel colosso e.libronzo citato più sposso a sproposito che a. proposito. . econdo noi, non v'è viiLd'uscila, nè àncora di sal– vezza per l'agricoliura nostra, ruorchò nella trasforma– zione graduale o progrossh•a di lutti i rapporti tra ca– pitalo o lavoro; e il raro de,•e essere la socializzazione dei mezr.i di lavoro. Et.I,ora come oro, il socialismo, non per anco rorte nei Consigli o nei parlamenti, dovo aiutare le trasfor– mazioni agrario nel senso di condurre ogni paese alla t>roduziono di quei generi cho meglio rispondono al clima, al suolo od alla postura geografica del paese stesso, opponendosi con ogni mozzo ai dazi protettori; o de,·c, dall'altro canto, organizzando in a~sociazioni di resistenza il proletariato dello campagne, indurre il cn• µitalismo a quelle successh·o o parziali concessioni cho conducono all'impotenza I&borghesia ed alla coscienr.a completo. e alla conquista dei pubblici poteri e dei mozzi di h\Voro il proletariato. ,\chille Loria ha giÌl dimostrato, o magistralmente, quali siano gli olfctti economici o finanziari dei dnzi sui cereali: il Nacquet, in quell'omnibus di ideo che si intitoln Rifunna sociale, ha anch'esso illustrati gli otTotti « protettori e benefici » di tali dazi sulla. piccola pro• prietà. J,~ benchè si vedano molti dei nostri migliori agronomi -schierarsi sotto la bandiera protezionista, non ci paro possa esser dubbio che ogni dazio sui pro– dotti segna una sosta nel progresso agricolo, un periodo di incertezza e di immobilità. rra le igr.oranze e lo in• dolenze del passato e le soler,ti conquiste dell"av,•oniro. Il prof. Aducco - anch"egli eletto ingegno o caldo protezionista (duo coso che dovrebbero raro a pugni) - ha svolto ultimamente nell'Jtalia ag,·icola brevi con– siderazioni sul commercio italiano coll'estero, lo quali si potrebbero ritorcere contro lo sue convinzioni pro– tezioniste. Nell'interesse dello quali io lo consiglierei intanto di lasciare in disparte l'oramai vieto argomento del periColo di un nuo,·o blocco che ci affami. Si per– suada l'egregio professore cho gli affamati ,•i sono anche ora. e, se "iene noi Veneto, vedrà. quanta strage mena la denutrizione e l'eccessi,•o lavoro; o il blocco - so lo vuol sapere - lo ranno quei p_roprietari e quei granlcoltori che egli direndo con tanta valentia. E poi, col vento che spira, parlare di blocchi, ò un volere farsi torlo, o fare to1•toalla. storia ... di Napoleone. Ma io vorrei dirgli un·a1tra cosa: - Ella ha constatalo che i vini, gli spiriti, il lino o la canapa, il riso, le rrutta, il pollame, le uova, i burri hanno tendenze spiccatis– simo ad aumentare la loro esportazione, e che, se gli olil, i formaggi e gli agrumi si mostrano stazionari, lo si deve, poi primi, agli imperfetti mezzi di estrazione o fabbricazione, e, per tutti, alla mancanza, da parte del governo e da parte dei prh•ati, di quelle concessioni e di quelle associazioni elle tanto sono in uso nei paesi pi(} progrediti nei commerci. Ella. ha.,di contro, consta– tato - o melanconicamente dichiarato - che il rrumonto perde, perde· o perde anche non ostante il dazio che olla chiama protettore, o io chiamerei uccisore. A me sembra che le sue stesse conclusioni vengono a soffra• gare quanto più sopra ho scritto; o c'indicano chiara– mente - d"accordo con tanti a'l'l'Onomiinsigni -quale sia la strada da seguire. L'Italia deve adattarsi a pro– durre ciò che il suo clima, la natura dei suoi terroni
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