Critica Sociale - Anno IV - n. 13 - 1 luglio 1894

198 CRITICA SOCIALE quali ne investono baroni, vassalli, sottovassalli, cho sono a loro posta nel sottoreudo i capi di una ul– teriore ge,-archia discendento 1ier gmdi molteplici fino al contadino, fino al servo della gleba. Tutta codesta compagine ge,-at'Chicacampa e vivo sul feudo di cui, come ossona il Vico. è costante propl'ict..\ 1 sia esso sacro o regio, patria1•cale o mo• dioovalo, mantene,·e i fanwlt, 1n·oteuue,-ela plebe. Certo, anche in quesk'l scala cli srrutk'lmento, sono lo ultimo schiere, cioè a dire i contadini, i s01·vi della gleba quelli che fanno le s1l8se a tutti, che saziano colle loro fatiche l'ingordigia clolt'intora ge- 1-archia. )la ciò non toglie èhe anche a questo in– fimo classi sìa assicurata sul feudo una sussistenza; talchè, quando av\'ienc il loro aflhmc..,menlo o la cosi dotta liberazione, noi lo udiamo dolersi e rim• piangere le perdute gat•anzie delta vita, iccome ci accadde con talare in quesli ullimi tempi in oc– casiono dell'abolizione della schiavitù in America, o dcll'affmncamento elci contadini in Russia. Va all1·esì notato come, nel mondo modiocvalo. questo sistema di proprietà a baso cli collotti,•it\ veniva ad essere avvalorato dal ratto> che molto to,·re, sotto rorma di beni dello Stato, dei Comuni. della Chiesa, erano soltl'l.ltle al dominio pri,•ato e costituivano quasi un rondo di dotazione pei uon abbienti, i quali si ,•cdevano cii-condati di istituti into i a soccor1·erli in ogni maniera di s,•enturc. Chi non 1·ico1xla aver letto o udito come in quei tempi. che put' si dissero barbari, anche il pili ta– pino degli uomini 01-asicuro di trovare alla po1·ta del vicino convento, non ross'alt1'0, la prorerbialc scodella di minestra cho lo avrebbe salvato dal mo– l'ire d'inedia! . ~fa veniamo alla pili reéente delle trasformazioni della pro1iriet;\, a quella della quale noi stessi siamo spettatori e che, pur essendo il pt·odotto delle eslt·emo evoluzioni dell'indi,•idualismo, per un'ironia dei pro– cedimenti storici, va spianando la strada al socia– lismo. Fino allo scoppio della rivoluzione francese eb– bero indubbiamente la prevalenza sullo altre rorme cli proprio!.\ e cli ricchez,.a i possessi territoriali. cui andavano quasi sempre congiunto prerogati,•o politiche o giurisdizionali. A quei tempi un signore senza terre non lo si sat'Obbe compreso o sarebbe sembrato qualcosa como un controsenso. Sorge la grande industria la quale, mettendo in aziono rorze naturali e meccaniche strapotenti, sgo– mina in b1·eve tempo, con una produzione altret– tanto 1•apiclac1uanto abbondante od a buon mercato, tulle le vecchie industrie paesane, ed ingombra de' suoi p1·oclottiil mondo. Or come spiegat'Ci siffatto cambiamento, tanto benefico nei riguardi dell'incremento della produ– zione, senza riconoscere che ornai l'indusfria non si reiri:o più sulla \'Ccchia base dell'attività, della intolhgcnza o del capitalo individuate, ma è piut– tosto il lll'odotto di un'azione collelli,•a di intelli– genze e cli energie, e sop,-atutto del concorso cli ingenti capitali che, tl'aSrormati in g,-andiosi ediOzii, macchine, forze motrici, vasti depositi di materie 1wimo e larorate, e mppt·osentati sul me1'Cato da una miriade di titoli o valori facilmente o rapida– mente t1-asmissibili, rendono la g1-ancle industria essenzialmente collettiva fra i portatori dei titoli medesimi? E la potenza meraviglios.'l di un tal sistema di pt'Oduziono investe sim,ttamente ogni mmo delta pubblica economia, che la stessa agricoltur-a no ri– sente ben presto gli effetti, o se non vuol soccom– bere è costretta ad assumere a sua ,·olla anda– mento o carattere d'industria. E:s1011oteca Gino l::31anco Come sempre, anche a questo riguardo l'esempio massimo ci vien dalrAmerica. h'i immense esten– sioni di te1·re trovansi gi:\ nel dominio, non di questo o di quel signore, ma di compagnie anonime, lo quali, in luogo di fattorie, impiantano vasto or– ncine agricole, che lavorano fin trenta e quaranta– mila otta1·i por volt.A.Ivi non nf!lttaiuoli, non pae– sani, non contadini, ma operai addetti alla macchina che lavora, semina, ralcia, miete, raccoglie. Ecco dunque detronizzata la vecchia proprietà te1-ritorialo collo sue pre,·ogativo. coi suoi privilegi, coi suoi titoli nobiliari; ecco gli stessi , 1 alori im– mobiliari tramutati in , 1 alori mobili, quotati corno questi alla Borsa, t1·asmissibili colla stessa facilità o rapi1lità; ecco sostituito al possesso dit'Otto e ma• tel'iale dell'ente, il possesso ciel suo rappresentativo; ecco infine sm•1-ogata,si noll'ag1·icoltura, si nell'in– dustria, alla stretta propriot.\ indi,•iduale, una p1·ima l'orma di proprie~\ collettiva, ad opera di coloro stessi che tanto la avversano nel senso socialista. Certo, non è questa la coltottivitil dei socialisti od una colleltiviu\ che risponda anche solo in parte allo esigenze della giustizia o dell'eguaglianza so– ciale. Per ottenere questo, occorrono rorme collet– ti,•o, Io quali, oltre al r,worire l'iuc,·emento della 1H·odu1.ione, nge,•olino anche l'equa distribuzione doi beni prodotti. A questo 1•igua1-doci troviamo :111co1-a, si può dire, ai termini di pl'ima. Si é passati, ò ve1'0, da una sociofa basata essen– zialmente sull'agricolh1ra, ad un'altra che, con inne– gabile vantaggio per la lll'Oclnzione,se(lile rare anche clell'ag1·icolh11-aun'industria; ma nello stesso tempo si ò andati dai baroni dolio torre ai baroni dello b,,ncho e del cotone, e, nei rigua1-di delle masse lavoratrici, dall'uo11w-cosa del mondo pagano siamo arri\•ati alt'uo11w-11uwce del mondo che vor,·ebbe esse1·e cristiano. Se non che, nessuno pensa che il corso delle evo– luzioni della p1·opriotà sia esaurito, menti·e non pochi al di d'oggi ,on convinti cho nou do,Tobbe o:-tseroanluo tradurre le attuali ro,·me colletti\•e pl'ivato in fo1·mo più ampie di collettività sociali. Avvione ciò che dico ~!achiavell:, che tolte cli mozzo, col sopravvento della democmzia, tutto le all1·0 cause di .disparik~ fra le classi sociali. una opposizione resta anco1-a da risolvere orl è quella economica. Sat'ebbo ,,ana ed irrisoria per la democrazia la stessa emancipazione politica, ove non ,,enisse co ronata e sanzionata dalla emancipazione economica. Ci può essere qualcosa cli pii, canzonatorio del sentirsi proclamare liberi, indipendenti e perfino sor1•ani., mentre si è costretti a mendicare. anche a coslo di lavoro, il frusto <li pane ai piedi di un nosti-o simile 1 ii dunque nella logica del processo storico che le condizioni economiche si ragguaglino allo mutate condizioni politiche. La socie!.~ non av,·l paco finr.hò non abbia risolL-.,o, a meglio dire. ,·ealizzata questa equazione. Ciò importa la necossit,\ cli ulleriori e,•oluzioni delta proprietà. Ma intanto, riassumendo, noi abbiam ,·isto come da una proprieu\ che nemmeno t•ispetta l'uomo, che invado il mondo morale. che vo1·1'8bbe concenti~arsi o perpetuarsi in poche mani, si perviene ad una p1·opr1età che si impone limiti in ogni senso e si rende, almeno in teol'ia, accessibile a tutti; come dallo originarie rormo ramiIiali, colletti ve, sociali ·i giunga, attraverso al rigido individualismo quiritario, alle ro,·me affatto impensato ciel rouclalismo mo– dioovate cd infine alle t'OCentissimedel colletti,·ismo industriale moderno.

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