Critica Sociale - Anno IV - n. 11 - 1 giugno 1894

166 CRJTICA SOCIALE mero dei pt'Oletarii è la fonte cui attinge quell'ar– mata di riser"a (disoccupazione}, che ò la condizione, com'è noto, necessaria dello sviluppo ciel sistema capitalistico e della schiavitù automatica dei lavo– ratori. Perciò do\'ctte tanto più acuirsi la soppressione dei migliori di cui sopra parlammo: e questa si con– suma sollo fo1•ma violenta nei momenti o in occa– sione di sommosse. Certo la Comune di Parjgi ed altri fatti consimili sono preziosissima occasione per le classi dominanti ad operal'e una vera decima- 1.ionodello forze migliori o pii, saldo della classe asser,•ita. Ma simili occasiom non si l'ipresentano sovente. Invano si tenta di sfruttare l'atto violento di un fanatico o di un pazzo o di un agente p1·O– vocatore - per esempio un'esplosione - per get– tare lo sgomento nella gente timida e colorire la legittimih\ di rapp1·esaglio sanguinose e sommarie(!). Questi accidenti, che ciel resto scopl'Onotroppo spesso la {lcelle poliziesca, non bastnno di fronte al mon– tare della marea lavo1·atrice, tanto più dacchè le classi laboriose, fatte accorte dall'organizza-zione~'8'"" dall'esperienza, si astengono al possibile dai moti impreparati ed incomposti, non cedono alle provo• cazioni, o sopportano impassibili, notando e ri- co1·dando. , Perciò la selezione educatrice del ser,•ilismo, che domina l'epoca nostra, non è la sommaria e la vio– lenta; essa predilige altre e pii, coperte vie, più affini per natura al complesso del sistema di asser– vimento automatico onde si conserva il dominio de11aclasse mantenuta. L'opéraio meno ligio, meno vile o più intelligente, quello che ha partecipato a uno sciopero o che lo ha promosso, che parla ai compagni dei loro diritti ed intez•essi,ha i suoi cer– tificati scalfiti da segni misteriosi, pei quali più non trova lavoro, ed è ridotto alla dispemzione, alla fame, alla mendicità, talora ad atti indelicati, puniti dalla leggo e dalla pubblica opinione, molestato da l ll'ocessi che gli tolgono il pane per sempre. La egge, questa eterna sanziono dei diritti dei più armati, e la giurisprudenza, 101·0 mezzana compia– cente, modificansi man mano onde ottener meglio lo scopo. Oh! quanti dei nostri commilitoni operai, i più forti ed i migliori, cho pare,·an destinali a una vita cli g1·andi ed elevate compiacenze morali, che avevano l'idestato o tentavano ridestare dal– l'ignavia e dal sonno lo schie,·e elci loro compagni di fatica e di abbiezione, vennero per tal modo assillati, marchiali, percossi, ridotti all'umillà ed al silenzio, tribolati in famiglia, costretti ad emi– grare o languire in terra lontana! Quanti, onde piit non abbiamo notizie, perduti per la ca~sa della redenzione umana, che forse son morti di miseria e di schianto! Questa gra.gnuola di persecuzioni o di insidie ò assidua, minuta, non clamorosa, ma i disastri ch'essa gene1·a non si possono numerare. Essa è la vera casti·azione organizzata dei lavora– tori. Quale differenza colle crtptla spartane, cogli eccidii degli schiavi valot'Osi 11a1-rati da Ateneo? ( 1) un·~splo!tlone di orl#OH nelle miniere, do,ut:i alla mancata vigilanza e alla taccngnerlti degli azionisti, e che lascia centi– nala di •ittlme, non desta la decima parte dell'orrore e dello JJdeitno che desta, nelle daHI educate borghesemente, Il getto di una bomba anarchica - rl1lro,·evole sempre, eopralullo per– chè J)roduce etretti contrari a quel che al J)ro1>one, ma nob1li– t :i.to• o,·ente {H Il rom:mticl11modelltL morale borghese non foue Istrionismo 1>uro e semplice) dalla generosa utopia e dal coraggio llell'inc:iuto lanciatore. Agli ls11ellori della mina tocca qu11lcbe ,·olta una muilu, 1>elValllant e 1>cr.cli Henrr si erigono le ghigliot• line. Questo contrasto dl giudizi su due ratti analoghi, ma del c1uall 11 1>rìmodoHebbe suscitare, pel danni che reca • per !"i– gnobile mo,•ente, tanto magi;iore racc:qnicclo, dà la misura del verrerllmento a cui la morale tenile Jia condotto le 1te1se muee popolari. Bib 1oteca Gino B1arço Quelli almeno erano più schietti e non s'erano ancora vestiti delle ipocrisie del diritto ('). Le istituzioni operaie non bastano a dar soccorso e ricetto a. tutti questi .perseguilati. I compagni, spesso serv1l1e mal consci, non sentono come p1·opl'ia l'offesa fatta ad essi, e vilmente li abbandonano al loro destino; quanto meno, si sentono svogliati dal seguirne le tr,1ccie. Quest'azione raffinata cli dis"t'C· gamento e di sorda minaccia porta cosi la di~or– ganizzazione nelle file dei combattenti e sembre- 1·obbe destinata a impedire per sempre il lol'O trionfo 1 se le fatalità stesse economiche, cento volte più forti delle volontà degli· individui, non p<ll'tas– sel'O rapidamente a una diversa soluzione. (la /hl~ al pro.ritmo N1mu:ro}, FILIPPO TURATI. 1 1) Chi scrh-e qulste linee ha SJ)es1> Interi :rnnl di glo,·enh'.1,ml– litnndo nel foro, a disputare 11u:uite J>iù potè di queale vittime agli arllgll del drago giudiziario - e ha finito a cedere le nrml, nella lolla Impari, col J>rofondodlegusto della ))roprla confeuata 1 1m1>olent11,)er com·ergere la propria attività In altro campo, meno fune1to ad ogni seme. Non v"è nè evidenza di ralli, nè J>l· tente gener<>"llàdi animo, nè cosclenm ed energia di dlrensore che possano, nonchè vincere, apunlftre, In questo agone, la dia• bollcamente rafllnata ferocia del potere giudiziario - l'organo 11,eclOco, Il 1>!U esercitato e Il plti potente, della cla1111e domlna.nte per quest'opera della selezione servile. I FASCI ELAQUESTIONE SICILIANA<• ,. Orlgl ne dei " Fasci n· li titolo dolio scritto mi obbliga ad accennare che l"idea di unire in una vasta associazione tutte le forze operaie nacque nella mente di Giuseppe De Fe• lico, il quale pel primo fondò a Catania nel 1891 m1 Fascio, forte sin dal suo nascere di circa 600 soci. S'è detto che Pètrina 'iccolò avesse mollo prima fondato a Messina od ideato un Fascio, la– sciato in asso per la sua cal'C81'azione;ma io nulla ho potuto conoscere su ciò dallv · stesso Pètrina, e bisogna confessare che l'idea del Fascio, so ci fu in Pètrina, 1·imase in embrione nel suo cer\'ello o si cil·coscrisse a Messina, la cui provincia non si distinse nell'ultimo e meraviglioso movimento pro– letario della Sicilia. De Felice, por la sua atti1•it,\ febbrile, per l'in– nato spil'ito di Ol'~anizzazione, fe' penol1-are la nuova forma del sodalizio operaio in parecchi Comuni della sua provincia e di quella vicinissima di Sira– cusa. Intanto Colajanni aveva pubblicato il suo So· cfallsmo, libro che, pel modo corno fu scritto, attirò alle nuove idee sociali molti giovani ropll'bblicani dell'isola, la cui classe intelligente e studiosa non si mostrava, poco prima del 1890,gran fatto tenera ciel socialismo, c1•eduto un 1·itornoa vecchie utopie e ad un ordinamento clisociale dispotismo. Codesto libro di Colajanni - ò giocoforza confessarlo - produsse grande impressione in Sicilia e raddrizzò ( 1 ) Rlchl:11nlamo l"Attenzlonedel lettorl gu que,10 scritto (ne da– remo la nne nel 1>roulmo numero) che cl manda da Olrgentl l"avv, De 1.uca, penona che delle condlilonl della Sicilia e del• l"opera del Fa1ct può discorrere con una compelen%a 1uperlore ad ogni dubbio. Il pubblic11re questa rnplda e chiara diagnosi delle COSt, elclllane è il miglior commento che per noi pose.a rare! alle nefandezze dello stato d'a1111edio e nlle sentente del cosldettl tribunali di guerra: In :utes:i che Il partito nostro Stll)pia riApon– déru cnn phl emcacl 1>roleetealle moslruose Ipocrisie ed etre– r:itene con cui la dominante borghesia con1egua Il disonore del pro1>rionome alle glu1t11le della uorla. (Nota della CRITIOA).

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