Critica Sociale - Anno IV - n. 11 - 1 giugno 1894

CRITICA SOCIALE li5 solula nocessilà por risollevnro la nostra industria doi vini, impedendo la rormontaziono prematura delle uvo o creando i tipi nssi dei vini, senzn. i quali la nostra osportaziono sarà sompro tisicn. '.\laancor più interes• StLnte,perchè non si libra nel vago cielo dei progetti, ma poggia sul terreno sodo di esperienze già ratte, ci sembra lo scritlo seguente che ci manda da. Dolo (Ve– nezia) un altro nostro abbonalo, il signor Edoardo Tor~ fotti, ora trasferitosi ad Udine.Lo riferiamo tal qunlo: Ciò che il sig. Bonzo scrh•e potrà. in parte, ma solo in parte, esser giusto per il '.\lonferrato i nel Veneto,ad esempio, le cose stanno diversamente. Anzitutto non consento che la coltivazione della ,·ito si~ pii, agevolo o proficua al piccolo che al grando proprietario. Anche per la \'ilo esigonsi strumenti, ma• terio e lavori non racilmenle in potere del piccolo agri– coltore; ma, pur prescindendo da ciò, vi è poi la gran questiono della produzione del vino. ar~ 1 iv~~ic 0 ! 0 ,.~~>/:r!i°~i~~ 0 o \:,;!~ ~:::ic!tb:n~a~i:"~ buona; a tal punto egli si trova noll'nltcrnatiYa, o di \'Ondero prcc1pitosamento l'u,·a., o di faro il vino. In ambo i casi, dirotto.monte o indirettamente, egli è alla mercè del capitalista, negoziante o industri11lo che sia. So vende l'uva, è costrolto a subire i prezzi imposti da alcuni grossi compratori; se può r,tre il vino, subisco la concorrenza dei grandi produttori, i quali hanno a loro disposizione mezzi di molto più vantaggiosi rispetto al piccolo proprietario. lra~o~~cl ~~l~O l~~~r~e:t ~•~t?rc~~ sC:rt rc:,~~~ p~~n:~~= durre il qua.lo, secondo le esigenze del consumo o del commercio, occorrono capitali e macchine, o, meglio, si può dire semplicemonto capitali. Qualità precipua del vino per aver largo smercio ò il tipo: tm solo lipo e in g1•amle quantità 1wn possono ciarlo che vasti poderi coltivali con. w1ifoi-me 1i1lema,· annesse ai grandi poderi sono indisponsabili le grandi cantino, costrutto con sistemi razionali o dotato di strumenti e recipienti adatti al grosso commercio. Nel Veneto la vo.sta coltura della vite o la prodm~ione in grande del vino son già applicati in molti luoghi. Vi :~:do g(~f 0 r~~nf ~~l~~l i c~ie~~ 1 1~ 1 i 8 :~~es~::,~~,~:! d~~roli~rÒir~~ citli\. tipi costanti di vini. I piccoli produttori, por la diffusione che {>rendonoquesti ,•ini, restano sopraffatti e sono costrott1 a vendere il loro vino poi piccolo con– sumo del luogo di produzione, rica,•Rndone prezzi ben poco rimuneratori. In questa localiti1. ove io dimoro d a piìl di un a nno (Dolo),la proprietà. non òJrazionataj ò rrnziona.la.in,•eco la coltivazione, essendo distribuitn. fra tanti piccoli amt– taiuoli. La coltura della vite ò o.ssai diffusa, forma uno Jloi principnli proventi. Il contadino vi dedica lo curo più diligenn con particolare passione. Ebbene, anche qui già si manifesta la tendenza nei proprietari a \'Oler ossi esercitare dirottamento i propri podAri. C'ò un grosso capitalisla venuto dal Vicentino che impiegò, negli ultimi duo anni, forse un centinaio di mila lire nella preparazione d'un \'astissimo vigneto o nella co– struzione di una grande cantina. Per godere il fitto di ~n~ c~!tò ~·asi, 1 1ib~~o,ensto Pt~:c~l:~:::i~:~~ii~~fm~a n~~ si troverà. certo pentito del capitale impiegato. Il suo vigneto for ma. giU.l a. meraviglia di tutti questi piccoli agricoltori abitua.ti ai vecchi sistemi di coltiYaziono. Nella sua. cantina va. formando un grosso deposito di vini, col quale potrà in seguito assicurarsi uno smercio lar{{Oe continuo. l. esempio non tarderà ad essere seguito, confermando cosi la necessità, nolrattuale regimo bor~hcsc, dolrac- ceg~~~1~03~10nqct~tt!~~s}:~o i:" si:~~~ rn:~ZO,iC~re 0 1~IZ!~~f~ coltura sia appunto la coltura dolla ,·ite quella che r:~d~isfr~::tj'L c!~e~~~r~~~s!~o ro;!~~o;::;~ali~ti:~a~::~ con facilità, l'uva no: o veriderla subito o vinificar!,, cd ò appunto quest'ultima operazione che rendot-à. ne– cessaria la trasformazione nella coltura. di quella. un~e 0 ~ori:i~~/~!~:n~~~:~i~:!~~l~=~e~a~ou!\fac~!R!rand~ teca G o Bianco stria. Lo vaslc od ubertoso pianuro in ispecial modo ,•i si presta.noi la collina tuttavia non vi si sottrae. La ramosa Valpolicella, nd esempio, ò ridotta in possesso di pochi; l'arcimilionnrio Trezza. lende ad impossessar– sene completamente. Molti rra. i grossi possidenti mnndano i loro figli allo scuole agrario et.Ienologiche o li mettono poi alla di– rezione dei propri campi. Oppure stipendiano giovani :~0°nl~~t s~f:~i~U 0 c1!U.i~~"i;t,~;g:~;1~~ 1 t1 ~:~~o i rS1~~ t coltllrn). Costoro apportano vero rivoluzioni. Vengono prorusi ca.pitali in trasrorma.zioni od applicazioni di sistemi sciontillci, lasciando estasiati e sfiduciati ad un ~~~g~.[J~~~~niflr:s~~e~l~~;~t!r~c:!l ~~M~~ts~~ scor- Fin qui il nostro cortese abbonato. E noi ci domnn– diamo: Quella piccola collura della vite, di cui il TolTetli gil ci annuncia la sconfitta. noi Veneto, sarà. essa.molto più vitale o longeva nella proalpo piemontese? LA CRlTIOA. IL SOCIALISMO e « le più belle chimere umane » Nell'ormai ramosa. inchiosla del periodico la Vita Mo– dcn1a sul socialismo, una signora. notissima ha.risposto che il socialismo « condurri\ alla morto llelrarto, della poesia, della gloria. o di tulle lo pili bollo chimera umane ». Da una natura così sentimontale, cho solo « por un complesso di sentimenti » ò av,·orsa a· nuo,•i hleali 1 non si può pretendere delln. logica, ma munlro nota: « il socialismo ò la sola. cosa che mi dispiaco nella predicnzlono di Cristo », non mi parrebbe troppo ardito domandare che cosa dunque lo piace di quella predicazione. 1-~orso la tortura della carne e certe asti– nenze che ranno del maschio o della femmina. individui ncutril Ohibò! mi ripugna il pensarlo: ,·oglio credere che questa signora si sia lasciata, scrh·cndo, sorpren– dere da. una distrazione o perciò non la. prenderò io nl ,•nrco do' duo giudizi malamente accordati. Piuttosto mi "o· fermare sulla proreiia che il socialismo portori\ via tutte quello bello coso cho dico questa signora. ~fa prima di tutto ,·odiamo un po' se, concesso puro cho si verifichi la rovina di questo maraviglioso castello di chi• mere, sia proprio da deprecare l'a\'\'onto del socialismo. So l'arto o la gloria sono do!lo puro illusioni, porchò ci sforzeremo noi di chiudere gli occhi alla luce del vero, che do,•o dissiparlo como il \'Cnlo la nebbia 1 Forse che alla. chimera detrottrctomba, scbbcno cosi conroi-mo al nostro a.ttaccamento alla vita., non abbiamo rinunzia.lo senza. rimpianto o almeno senza che la so– cietà abbia per queslo cessato di vi,•ere e darsi bel tempol E non ci siamo anche mssegnali a rinunziare a.:la origine di,•ina, anzi no n abbiamo f atto di tut.to per illuminare su ciò il nostro intollet.to e rimuovere tutti i dubbi, Forse che quella signora vorrebbe bruciare Kant, Darwin e Sponcer per darsi il gusto di dire:«. ono immortale corno il Dio cho mi ha tratto dal nulla » 1 Chi ,•orrcbbe tornare alla ciecn. redo delradolescenza quando la preghiera ci pareva cosi deliziosa o scen– deva sui nostri dolori corno un balsamo soprannalu– rale? In verità l"inganno di quella eta. ci addolora oggi; ma so anche dcsidorassim<' tornare a quelle illusioni ò ratale che non possiamo; e como non può tornaf\'i l'indh'iduo, tanto mono può tornar\'i la società in ge– nerale. Senza i tramonti non si n,•rebbero le albe lu• minose che ringio,·aniscono il mondo o !"umanità. Se poi consideriamo che oggi questo chimoro dell'arte

RkJQdWJsaXNoZXIy