Critica Sociale - Anno IV - n. 11 - 1 giugno 1894
172 CRITICA SOCIALE sociale, non intesero gfa propo1·re una regola as• soluta per ogni caso. Pe,·chè que ta fosse possibile, bisognerebbe che tutti i rami di produzione aves– sero raggiunto il pieno sviluppocapitalistico,o che si potesse rimanere inerti nell'attesa che tutti lo raggiungano. ì\la se, da un lato, molte industrie sono ancora in via di sviluppo, ed altre, come la piccola proprieh\ viticola, sono appena ctll'iniziodell'evolu– :doneeconomica; d'allro canto il complesso della produzione capitalista ò già sviluppato per modo da riuscire d'inciampo alla produzione stessa, da portai-e ovunque il diso1•dine, la Cl'isi. Pertanto il sistema capitalista non è pii, olt,·e tollerabile, ma al tempo stesso il socialismo non può pretendere il col1etthrismo dappei-tuttoe adognicosto,ma deve adattarsi ai diversi gradi di sviluppo delle diverse industrie. Scendendo dai rami di produzione completamente sviluppati 1 dove il capitalista non adempie pili al– cuna funzione utile, v'è una scala continua sulla quale, ora il capitalista funziona da direttore, ora da operaio-direttore, ora infine si confonde intie.!. r-amente col produtto,-e. Ebbene; se il socialismo deve s01>primeresen– z'altro il capitalista dove non è che un pa1-assitae deve sopprimerlo o,•unque corno capitalista, cioè come sfruttatore del lavoro altrui, de1•e però con– servarlo a quelle funzioni utili che ancoraadempie, paga1·loda direttol'eo,•e dirige, da 01>Craio-<lirettore ove compie c1uestaduplice funzione. e infine la– sciargli l'inlero prodotto ove egli ne è il solo pro- duttore. . Il socialismo non può im1>1·ov, 1 i~are sistemi su– periori di produzione che non siano ancora nella natura delle cose, sistemi che porterebbero disor– dini nella produzionee 1>erconseguenza sfiduciae reazione; esso deve adattarsi al mododi produzione che trova; il socialismo, insomma, è sociologia, non tecnologia. Applicando questi p1·incipì al nostro caso, ripeto: Si 1}0trebbeora introdurre il collettivismo nella produzione viticola? E, 1 identemcnte no. La viticol• tura si trova ancora al primo gradino della scala, allo stadio di mestiere, stadio in cui la produzione individualo è superio,·e a <1uellacollettiva e nel quale il collettivismo, anche se fosse possibile, non converrebbe: ma esso non è possibile. Un colletti– vismo che non si basi sulle esigenze tecniche del lavoro, ò, dato il dive1'Socarattere degli uomini e il loro amore por la libert,\, un'utopia. Il socialismo non può fare assegnamento sul sentimento cli soli– darietà umana,che è effetto, 11011 causa dei diversi vincoli sociali; esso insomma non devo contare che sulla comunione volul3. dalla necessità delle cose. IV. Che cosa intanto polrebbe fare il socialismo a favore del piccolo viticultore: a) come pro– duttore di uva; b) come produttore di vino; e) come compratore-vendilore. Ma se non è J)OS ibile por ora il collettivismo nella produzione viticola, quale altro sistema 1>otr·.\ h 1 i adottare il socialismo? Come si poti~i.ivi impe– dire lo sfrultamento che pur i compie su vasta scala 1 Procediamo analiticamente. li piccolo proprietario viticolo si può considera,·e sotto due aspelti: come produttore o come vendi· toro-compratoredi merci. Come produttore, può produrre uva o vino. a) Como produtto,·e di uva, se avesse sempre la terra occorrente al suo lavoro e se l'imposta dirotta che lo colpisce non fosse esorbitante, egli si tro- Bib ,oteca Gino B,arro verebbe nella condizione più favorevole e quindi il ocialismo non avrebbe nulla da faro per questo lato. Ma non tutti i contadini dei nostri paesi sono piccoli proprietari ; parte di essi è costretta ~ lavo– rare tutto o pal'te dell'anno al salario altrui, mentre vi hanno proprietari che, o non lavorano affatto, o non la,•orano tutte le loro terre; e l'imposta diretta è 1>erlo meno tre volte superiore a quella che dovrebbe esse1•e. Dunque il c6mpito del socialismo da questo lato è: 1.• Dare (') a ciasc,m ·oiticul101·e la ten·a e/te gli occori·e pel suo lavo,•o, toglie,utola a chi tlOn la lavo,·a · 2. 0 Ridun·e a giusta misu,·a le imposte cli– •·elle, potandole delle pa,·li parasSiticlte, quali quelle clte devo1vo11sialle spese mfltta ..1 e a va• ga,·e gl'tnte,-esst del debito l)t<bbltco. (') b) Come produttore di vino, la cosa muta. Qui lo ~trumento di lavoro è già complicato. e per con– seguenza le g1·andicanCiuefanno concorrenza alle piccole e tendono ad assorbirle. [nfatti esse ,•anno sorgendo qua e là sempre più formidabili. o sul sito o lontano. e il piccolo viticultore vende ad esse la pi,ì parte delle sue uve porchè trova poca con– venienza a fare il vino. l vantaggi che la grande cantina ha sulla piccola non sono pochi - eco– nomia e maggior propl'ietà di locale e di vasi vi– narii, risparmio di lavoro per l'uso di macchine enologiche non possibilinelle piccole cantine, miglior confezionamento del vino e confezionamento del tipo unico, miglior utiliz1 .. azione dei re.sidui della vinificazione, condizioni più favorevoli per la ven– dita. Essa non tarderà dunque ad impossessarsi in• tieramente della produzione vinicola, ed allora il collettivismo si p1·esenterc\come un successore le• gittimo della grande produzione. Dunque il c6mpito del socialismo per questo lato è: Dlchtaral'e et! uso collettivo le grandi cantine già eSistentt; cost,-u,.,.e delle n1<ooe ooe ancora non estste1·anno. e) Come venditore comp1'lltore, il piccolo proprie• tario è molto piì, sfruttato. Il suo prodotto, passando per la trafila di sensali, negozianti, vinai, ecc., rad– doppia· e spesso triplica di prezzo o, in altri ter– mini, a lui viene pagato la metà, il terzo di quanto si vende poi ai consumatori. Un processo opposto, ma con gli stessi effetti, segue la mercEi che egli consuma, merce eh'egli compera sp~so a mora dal piccolo bottegaio a prezzo doppio del suo costo e bene spesso adulterata. Ora, tutta questa moltitudine di parassiti, detti commercianti, non sparir.-\, flnchè piccoli produttori e piccoli consumatori, organizzandosi in società di produzione e di consumo, non troveranno modo di mettersi in comunicazione diretta fra loro. Da questo lato adunque la questione può esser risolta cooi : 1 • Organizza,·e la vendita collettiva del vino vm· mezzo di canttne sociali; 2. 0 O1·gani::zrt1·e la compera collettiva dei gene,·t di consumo e delle materie prime pe1· la oìtict<Uw·a, ve,· mezzo cli magazzini cooperattot. (') S'incenda in u1ufru1to.Un governo soclull11a. anche nel pe– riodo lnltlale o di graduale trasformazione della @ocle1A,non potrebbe mal rlcono1cere in alcuno Il mouopollo proprlelarlo della terra. (J\'010.della CtUTICA), ( 2 ) 't: da tenere presenle thf' qui, come in lulla quella. parte del 1uo aerino, Il noslro collaboralore allude 11.dun periodo nel quale II soclallamo ti atesff! mano mano i,1troducnuto, •d adat– tando. per graduale evolutlone, al ntrll amblenll della produtlone attuale. Ciò 11plegacome qui si parli di im1)06te, phl. oltre di comvere e t:1111CUU dt merci, ecc., lutti fenomeni che Inun maturo amblenle colletti•lsta tparlrebbero di necesaltù. (/\'ota ddla CRITJOA).
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