Critica Sociale - Anno IV - n. 11 - 1 giugno 1894

CRITICA SOCIALE lii possibile sottrarci al destino; in altro parole non pos– siamo sottrarci alle conseguenze necessarie delle nostre proprie azioni. Un sistema di produ1.iono, fondato sullo sfruttamento doi salariati ed in cui la ricchezza cresco in proporziono del numero di braccia impiegate o sfrut– tate, non può che accrescere la classe dei salariati, la classe cioò destinata a distruggere un giorno il sistema medesimo. Nel fl:•attemponon v'ò che faro: è necessità che voi continuiate a s,•iluppare il sistema capitalista, che.voi acceleriate la produzione, l'accumulazione e l'ac• ccntl'aziono della r·icchezza capitalistica ed insieme con ciò la formazione di una classe rivoluzionaria di hl\'Oratori. Che ,•oi vi gettiate nello braccia del prote– zionismo o del libero scambio, ciò non produce in defl• nitiva. alcuna differenza, o ben poca nella lunghezza. dell'intervallo che vi separa dal giorno della fine. Poichò assai prima di tal giorno il protezionismo sarà. di,•on– tato una. pastoia. insopportabile a. qualunque paese che aspiri, con qualche probabilità di successo, a. tenere il suo posto nel mercato mondiale. • FEDERICO EN'GKLS, IL SOCIALISMO ELA PICCOLA PROPRIH À Nuove considerazioni sulla piccola proprietà viticola nel l\:Conf"r1. •n.to . I. Perché la piccola proprietà è vitale nei paesi viticoli. - lnOuenza dello strumenlo di lavoro. Prima di scendere al lato pratico della questione. credo bene insiste1·e sopra un punto teorico della massima impo1·tan1.a, che, non chiarito, potrebbe destare dubbi e far supporre contraddizioni ove non esistono. Ho detto: La piccola proprietà nel Monferrato è vitale perchè l'istrumento di lavoro in viticoltura è semplice. Difatti, per supporre il contrario, con,•errebbo ri– tenere che la grnude coltura viticola fosse in g1·ado di eliminare la piccola, , 1 incendola colla conco1·renza, o che, in altri termini, potesse produrre a miglior mei·cato possedendo mezzi di lavoro pili efficaci. Ma ciò non è; gli attrezzi e le materie prime, in vi– ticoltura, sono acquistabili si dal grande che dal piccolo p1·op,·ietario; e d'altra pal'te la pi~cola col– tura vi è pHt produtti\'a, sia per la maggio1· cura di chi lavora, sia per la 1naggior intensità; ed ecco porchè vediamo qui il fenomeno inverso a quello delle altro industl'ie ed anche dell'agricoltura dei paesi di piam11•a: che cioè, i capitali (terre), invece di concentrarsi, si sminuzzano. Interpretando t,•oppo slereoli~amente la leggo dell'evoluzione economica, non s1 riesce a spiega1·si il fenomeno. D'uopo è perciò riflettere che il pro– grossh·o concentramento dei capitali ha una causa - lo sviluppo dello strumento di lavoro; - che lo strumento di lavoro si perfeziona e si complica, è vero, sotto l'impulso naturale della forza motrice ciel capitalismo - la conco1·ronza - ma che basta un qualsiasi ostacolo negli ingranaggi del sistema, pel'chò tutto il movimento si arresti. Allora lo sfru– monto cessa di sviluPl>arsi e i capitali restano smi• nuzzati. E quale è mai l'osL,colo che, opponendosi allo sviluppo dell'attrezzo rurale, 1-ende tnttom possi– bile in agricoltura, e in viticoltura specialmente, la piccola proprietà fondiaria 1 · Bib 1otec:.i Gino B1r1rco Mentre, all'inaugu1•arsi dell'Ora capitalistica, il grande capitale inélusfriale non esisteYa ancora, ma osso fu un naturale e genuino p1·odolto del nuovo sistema; esisteva invece già la grande p1--oprietà fondiar·ia, o avanzo di un vieto pl'ivilegio feudale, o frutto di recente rapina e frode; o questa g1-ande p1·op1•iet,;\preesistente, questo ae1·olito del mondo feudale, questo corpo est,·aneo noll"organismo capi– talistico, fu la pregiudiziale, fu 1"03tacolo, che, am– morzando la conco1·1-en1 .. 'l, non stimolò al perfezio– namento della tecnica in agi-aria, od in viticoltura speeialmentc. e rose i\ 1 i perciò impossibili quei miracoli di vero concentramento che osserviamo nello alfro industrie. Ora l'evoluzione economica tende ancora, prima di incomincial'e il suo corso normale, ad eliminare dal sono dell'agricoltura il co1·1>0 estraneo, la grande propriet..\ preesistente, e vi riesce 0, 1 0 nessun altro ostacolo la conti-asta; ed ecco perchò vediamo nel Monfe1·rato le grandi prop1·iolà sfasciarsi o le pic– cole persistere. ,. IL Le afflizioni della piccola proprietà. - I suoi pa– rassiti. Ma il riconoscere un pl'incipio di vitalit& nella piccola prop1'iet..\ del Monferrato, non significa già. escludere che essa possa essei-e oppressa eia mali più o meno gravi, cioò possa essere sfruttata in diverso guise dal sistema capitalista noi quale \'ivc. Già l'Einaudi constatava nel suo Comune la rer~ ti! 1 ;tc\~1.~1T 1 ~~{r!cc6 1 ~rn~:~~~ri~;~.vE 0 ~iòa<;l~~ni;.~~t~c~ (n. O) una contraddizione; ma io non la scorgo. Si può figurarsi un oi·ganismo dotato di vitalità, ma contristato da cause esterne. In tal caso le causo este1·no di deperimento sono in lotta col 1>rincipio vitale, ma questo frionfa. Quanti, per esempio, non vivono fino alla pili tarda età, sebbene torturati eia mali fisici e morali 1 La piccola p,·opl'ietà viticola, da~, l'alluale tec– nica, non può non essere, per quanto intense siano lo cause che la sfruttano e l'opprimono, perchò la grande proprietà che venisse a fo1•mars1 sal'ebbe meno alta. alla vita che non lo sia la piccola pro– priefa attuale, perchè collo spari,·e di questa spa– rirebbe anche la viticollu1Ma;ma, mentre è costretta alla vita, può bene essere anche condannata ad uua esistenza misera cd infelice. E mi affretto a riconoscere col Rocca Pilo e co– gli alti-i che hanno \l'atta la la questione nella Cri- ~1i~ttfl:~ lfS!c'gl,~~ctf;7:,~ 1 1~.ctànel Monferrato si ti·ora In molti modi è iudiretlamenlc sfrutla~, dal ca– pitale. t un fatto, per esempio, che il nostro con– tadino, venda o compri, cade vittima di quella mi– riade di pai-assili che si frappongono tra produttore e con umatore e succhiano il meglio dolio 101·0 fa. tiche. È anche un fatto che, o per annate cattive, o perché non può vendo1·e a tempo debito lo sue derrate, o J>er altro cagioni, dovendo ricor1·ero al credito, ca e Yiltima di quell'altra cate1·va di lupi rapaci che si chiamano st1·ozzini. Ma quali l'imedì a questi mali? In altri termini, dato che il socia– lismo trionfi in un tem1,>onon troppo lontano, come organizzerà i paesi reth a piccola propl'ietil ! Poll·à ivi improvvisare il collettivismo della p1·oduzione? lii. Se il collettivismo della produzione sia fin d'ora applicabile alla viticoltura. I g,·andi pensatori socialisti, che addilarono il col• lettivismo quale soluzione naturale del problema

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