Critica Sociale - Anno IV - n. 8 - 16 aprile 1894

CRl1'1CA SOCIALE liii 4. 0 Per ultimo il De Franceschi ha osservato, che secondo le varie fa.siche In produzione attra– versa, varie sono le leggi del salario, mentre la formola da me enunciata rispondeaduna fase sola, la più pe,'fetta. Due cose osse,·vo in linea di fatto all'amico: la prima è che, anche là dove il salario nella rorma classica si cela sotto apparenze di compartecipa7.ione, come nella mez1.adriaagricola o nel cottimo (e chiunque lo vede), la retribuzione del lavoro è in Condosempre una spesa d'esercizio sopportala dal capitalo nell'interesse di questo: la seconda, che ad ogni modo la produzione va assu– mendo sempre pii, la forma capitalista e quindi si va sempre pili genemlizzando il sala1·to, inteso nella accezione classica della parola. ... Ma, se sta nella sua rigidez1.ala legge del salario come espressione di un fatto1·eunicoe non contra– stato, come av\•iene che il fatto la smentisce quasi ovunquee sempre, con salari reali che superano pii1 o meno, ma di qualche cosa superano tuttavia <1uel minimo ferreo al quale la legge li vorrebbe limitati! Ciò pa1•mi possa spiegarsi con una ragione assai semplice; i fenomeni sociali non possono manire– stal'si cosi esatti come i mo\•imonti di una mac– china di precisione, pe1·chè nò la socieb.\ nè l'uomo sono islromenti di precisione, anzi in via assoluta noi possiamo dire che non vi sono istrumenti di precisione. Se noi enunciamo una legge sociolo– gica, all'affermazionedella sua verità si sottintende sempre la clausola: con g1•andeo grandissima ap– p1·ossima1.ione.Quan,10l'amico ing. Do Franceschi mi viene a di1·e cho da un blocco metallico ha tratto nella sua orficiua una piastm tersissima, ammetter.\ che la superficie ap1>a1·entemente levi– gata e compatta della sua piastra non è altl'O in fondo che un complesso di crepacci, di rialzi, di avvallamenti. Immaginiamo poi cosa deve essere la piastra quando,invece che trarla da una materia rigida e omogenea, come il metallo, la vogliamo trarre da una massa eterogenea, plastica ed ela– stica come è una classe sociale detel'minata.e col– l'aiuto di una spianatrice cosi imperfetta,come può essere un rattore economico. Si può insomma credere che a dete1·minare il salario concorra il solo criterio del massimo pro– fitto del capitale; che questo fattore si esplichi in tutla la sua estensiono (il che appunto nega il De Prance.schisupponendo che a limitarne la em– cacia entrino in campo fattoridi tendenzacontraria); bisogne"\ poi sempre riconoscere che la realtà ò alcun poco diversa dal dato scientifico. In una parola noi ci possiamospiegare come l'a– gente non riesca a foggiare secondo la precisione teol'ica In matm·iasulla quale ope1-a, senza ricor1'01'0 ad ostacoli est,·anei ad e,so e alla matel'ia, ma colla sola resistenza entro certi limiti invincibile che la materia stessa gli oppone. Cosi il dato di fatto, che io avevo nel mio primo articolo, per una certa qual vaghez1.adi precisione geometrica formulato, trascurando gli attriti e le teca Gino Bianco resistenze, ,•iene a modificarsi, completandosi in questo senso: Alla quota assolutamonte intangibile del reddito del pl'Olelario e cioò al salario nella sua misura teoricamente accertata,si aggiunge nel fatto a costituire il reddito 1·ealeuna quota di g,-an lunga inferiore alla prima o che i perfezionamenti del sistema tendono ad assottigliare: un ma,·otne semp,·e più cont.-aentesl. ... Ora io mi domando: modificala cosi la premessa dalla quale noi siamo la prima volta partiti per concludere in merito alla questione fributaria, si può dire che le conclusioni originarie non reggon più oltre! Cioè: l'elemento nuovo che noi abbiamo introdotto nel quesito è di sua natura tale da mu– tarne la soluzione1 Questo è quello che io non erodo, a meno che non si \ 1 oglia sostenere che il prole– tariato deve far dipendere la sua azione politica dal proposito di conservare intatto,controle insidie delle cesoie esattoriali, r1uel ma1•ginedi cui sopra abbiam detto. O il proletariato e per esso il partito che pretende rappresental'lo rinuncia al meglio per montai· la guardia intorno ad uno straccio,o lascia andare lo straccio e pensa sul serio a provvedersi il vestito. Di qui non si scappa. Ma noi non pos– siamo c1·ederenemmeno per un istante che il p1·0• leta1·iatocosciente sia poi·approvare iJ primo me– todo; e fare la politica piccolo-~01-ghese. SI, piccolo-borghese, dacchè la pl'Otesta lanciata alla Camera dal Ferri col cliché democratico della ripercussione dell'imposta è in fondo la protesL, della piccola borghesia. F,-a le due proteste c·è una sola di1Te1-eu1.a, che l'una risponde a bisogni ed in• teressi reali, l'altra è una ltruttae inopportunaimi– tazione. Mentre quel tanto del reddito del pl'Oletario, che è es1>0sto alla grandino delle imposte, è una quanti!<\ trascurabile in confronto al msto che le è sottratto, tulio il reddito della piccola borghesia, che, come quello della grande, d"altro non è costi– tuito che di interesse, di profitto e di rendita, è passibile ide..,lmente d'imposta, e in pratica noi ri– scontriamo che ne sopporL, il maggior peso, perchè è su di osso precisamonto che le imposte vanno a ripercuotersi. Naturale quindi che la piccola bor· ghesia bandisca crociate contro le imposte, il cui primo effetto è di accelerare_ il processo della sua espropriazione. Ed ha non una ma mille ragioni. Quel tanto che essa si ostina a sa.lvarovale effettivamente la pena che pe,· esso si faccia qualche cosa. Ma non è invece deplorevole che il proletariato, dopo di avere distinta la propria azione politica da que11adella borghesia, anche minuta, persista poi in fatto, almeno in uno dei campi d'azione che gli si ap1·onoinnanzi, ad usare una tatticache suppone l'assu1·do,cioè una comunan1.adi i11te1·essi fra classi distinte! li Turati, polemi1.1.andotempo fa con Zolfanello, osservava appunto che l'agitazione pura e semplice contro le lasse ò pii, propria di con– sorzi di esercenti, che non di un partito socialista serio e cosciente. Io convengo porfetlamente con lui,

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