Critica Sociale - Anno IV - n. 8 - 16 aprile 1894
1!6 CRITICA SOCIALE ratta cho puniva di morie coloro tutti che si fossero arbitrati a leggere noll'a.\'\'Onire. perocchè, confessa,•a lo sresso Tertulliano, quelle profezie nascondo,•ano il più sovente « l'eccitamento alla rh•olta e la pro,•oca– ziono all'assassinio• ( 1 ). Ma perchè ci fermeremo noi ai discepoli, e non risa• liremo al Maestro?.. Non c"è che dire: Gesù stesso, agli occhi della borghesia farisaica, era un pretto dinami– tardo, o a dir ,·ero, se noi scrutiamo ben addentro i suoi discor'Si, non ci torna diOlcilo dì riconoscere- e sotto il ,·ola.modegli ,·ersi strani• - in quelle continue con– traddizioni, in quell"altcrnazione perpetua di minaccio terribili o di promesse illimirn.te , i segni caratteristici, diremo patognomonici, del mat.t.oidismo .... Come nell"o– diorno dinnmitardo, duo opposti sentimenti tenzonano nell'animo di Gesù: l'amoro infinito J>ori proletari che soffrono o tacciono, e l'odio pur senza. conftne contro la grassa. borghesia cho li divora o li opprime in tutti i modi. Quando il suo pensiero si volge al primo ob– bietto, lo suo parole non spirano altro che pace: e bfali i 1>aciftci!beati i mansueti! » (Mc,ll('O, V. 9, 5): il suo intento apparo qui mani resto: egli raccomanda. al po– polo l'unione. J)erchè solo con questa po1ri\. ,•incero lo. tirannide dello Stato borghese. « Non adiratevi contro il vostro rratello (ibùt. 2·:); rato presto amichevole ac– cordo col \'Ostro avve1,gario. nltrimcnli verrete nello mnni del giudice (dello ·1a.to borghese) o il giudico vi dnrà nello mani del sorgente, o sarete cacciati in })ri– giono o ,·i faran pagare fino alt'ul1imo picciolo> (iMtl. ~5). Quando poi il pensiero del nabi si volge alla bor– ghesia tiranna, non v'ò furore che possa adeguare il suo. I.a dipintura che no r,l O di una evidenza e di una giustezza insuperata: «. Gente che ,•ive di rapina (Mal• IN>, XXIII, 23); che lega sullo spallo degli altri i più gravi 1>esi,mentre essa non muo,·o un dito (ibid. I); gente piena d'111iqui1à. (it;id. :!-8); capaco d'inghiottire un cammollo (ibùt. :? I); che non giura che per !"oro (11.,icl. 10. 11l; cho diror:1. il ptlll'imonio degli orrnni o dolio vedovo (iMd. 11); razza di vipere e di serpenti cho uccide i profeti e li portoguita di città. in ciUà."» (ibid. 33. :ilJ... E qui il sublimo mnttoide lasciando sca.l– taro tutta la sua ira divina: e Xon crediate, grida.,ch'io sia venuto a recare la paco sulla terra, no, io son ,,o-– nulo a portarvi la spada (.\lati. X, 31); son ,•enuto a mettere il ruoeo sulla terra. o non ho altro desiderio cito di vederlo ..,cceso (Luca Xli, 10)- lgnem veni m.il– tc,·e in teJ•1·ccn1. et <1ui<lvolo, uisi ut acreiuta!ur? » « I.a guerra. ve lo ripeto, non la paco, io son venuto a ro– car,·i: la guerra tra il pndro o i figli, tra. la flgliliol.1.o la. madre, Ira la suocera o la nuora, la. guerra Ira i servi o i padroni (Mali. X. 3.3. 30); imperocchò nessun uomo su questa. ten•a ha diritto di chiamarsi padrone di altri uomini> (Mali. XXIII, U, IO, 11)... Poi, volgcn– Josi di nuovo alle turbo alfumatc, lo con(orta col J>cn– siero, diremo più precisamente colla speranza della di· namite. « Vedete voi lutto questo cose L. Ebbene io ,•i dico in verità. che non ,•err-l lo.sciata pietra sopra pietra cho non sia diroccata » (.llall. XXI\', 3J. « Pur troppo i tempi non sono ancora. del lutto mn– t.uri » (nomlum. est finis; ibid. O)i « pur troppo altro guerre occorrono, o pcstilcnzo o fami, o voi in verità a.velo bisogno di essere ancora maggiormente affliUi, (') ve.,ga•I Tertulllano-APQl.1:i-37 - do,e quetto steuo padre dell11 Chleu. con un coraggio che u-11 :t.Hebbe 1,otu10 inldlare anche un Valllanl, scrh"eY:i: • allor11u:rnt10 noi ,·orremo dAY• ,.ero Yendlcarcl. lu una •ola notte, ton poche (faccOle, 11 nostro Intento urA riggiuoto ». Biblioteca Gino B1anrn avete bisogno che vi mettano lo mnni addosso o che vi uccidano eibicl. 9); ma quando alla ftno sarà giunta l'a- bominazione della desolazione ......oh allora (e qui scoppia la bomb,l) allora quelli cho saranno nella Giudea rug– gansenc sopra i monti, chi so.rà.sopra il tetto della casa non iscenda per togliere cosa alcuna di casa sua, o chi sarà. nella campagna non torni l\dllietro per prendere la sua veste, noi allora guni allo donne gra,·ide, guai a quollo che lnttoranno, perchb in quel giorno vi saril un'afllizione quale non ,·i fu mai dal principio del mondo inftno ad ora .. (.\JaU. XXIV. Jj 1 10, li, 18, 19, 21) •'• Quale meraviglia se, con una predicazione così dis– solvente, in una socielà. già. tanto avariala che solo con un'estrema coesione, opora dolln. pill grande prudenza, avrebbe potuto staro in piedi, Gesù dovesse incontrare la sor10 di Ravachol 1 li poggio si ò eho la sua dottrina non do,·o,·a.incontrare maggior ravorc noi seno del grande Stato romano. oourina. essenzialmente sociale (parlo del cristianesimo di Cristo, che sopravvisse di poco al suo rondatore e che non ha nulla a vedere col cattolieismo del 1>apa, il quale di\•enno l'erede naturale del pagane– simo borghese), mentre 1>roclamavala fratellanza di tutti gli uomini .e fondava la morato sul sentimento della simpatia universale, come ra. oggi 1>recisamente ranar• chismo. veniva ad un tempo a distruggere l"hloadi patria o a scatenare la lotta di classe. Il governo o la. bor– ghesia avo\'ano dunque eguale in1e1·essc a combatterla. col più grande accanimento, cd ò quello appunto che noi vediamo :.wvenire durante i primi secoli, do,·o la guerra contro i cristiani assume, no più nè meno, lo stesso precise formo acute, por dirla. con un vocabolo tecnico, dell"odierna lotta. dello ..tato borghese contro l'anarchia. I cristiani, come oggidì gli anarchici, erano accusati di tutti i delitti o di tutto lo pubbliche cala.– mifa (Tertulliano, Apol. ,10). Nemici degli Dei, essi veni– vano conrusi cogli Epicurei o accusa.ti come essi di ateismo: nelle riunioni dei redcli pagani, il sacerdote, prima d'iniziare il mistero, gridava.: « so vi è qui qual– che ateo, qualche cristiano o epicureo, se ne vada! ... alla porta i Cristiani! alla. porta gli Epicurei! » (Vedi Luciano, Alessandro o il falso 1wofeta, 38). « Quando - scrivo l<enan - nel seno di un grande tato una. razione ha interessi diametralmente opposti a quelli dogli altri cit•a.dini, l'odio ò inevitabile. I Cri• stiani, giova dirlo, de~iclera,•ano che tutto vi andasse alla peggio. Invoco di rur causa. comune coi buoni civ tat.lin1o di cercar di scongiura1·e i pericoli delln patria, ossi no godovano. Di qui persecuzioni e rappresaglie tremende. I.e denunzio contro i t :ristin.ni piO\'evano da ogni 1>arte: lo loro riunioni erano stato proibite come quelle di gente pericolosa. - (coelus iflicili. illicita col· legia) - e la polizia, che conosceva il luogo o rora in cui si tenevano, vi racova. spesso subitaneo irruzioni. L'interrogatorio degli incolpali fornh•a a quei rana.lici l'occasione di far pompa della loro intrepidezza. Gli atti di quelle procedure vcni,·nnll raccolti dai fedeli corno documenti trionrali che poi venivano lotti avidamente. li comparire davanti al giudico divenne un atto al quale i Cristiani ((oggi gli anarchici dinamitardi) si prepara– vano con una certa Ci\'ett.oria. La lotiura. poi Jei do– cumenti. noi quali la pute più bella. - la diresa dell,1. grande idea della giustizia - npJlarteneva all"accusato, osalta,•n. lo immaginazioni o ispirava. sempre più l'odio di una sociefa e di uno stato di coso do,•e i buoni po– tevano essere traUati cogli orribili supplizi del diritto
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy