Critica Sociale - Anno IV - n. 6 - 16 marzo 1894
CRITICA SOCIALE 87 Quando la .classe lavoratl'ice si ò abituata alla soddisfazione di una ce1·ta misura minima di bi– sogni, non può tollerare una maggiore riduzione del suo salal'io. Ad un simile tenlati"o essa oppor– ••ebbe la resisten,., (sciopel'O) o si sotl1·ar1·ebbealla lotta emigmndo ad alt1·eindustrie o a~ altri paesi, 1I che a\'rebbe naturalmento per effetto un nuovo ria17.c, dei salari stessi. . . . Applichiamo ora questi critel'i allo studio della quisllone tribuL,ria. Non è •lubbio che, ,·idotto il salario al minimo (!elle sussistenze, l'imposla non può ave1·esu di esso alcun eflOtto durevole, alfri– menti il la,·oratore dovrebbe soccombere. Maquando il salario è superiore al minimo dei bisogni, o, pur essendo inre,·iore ad esso, non ha ancora 1-nggiunto il minimo dello sussistenze. l'imposta deve neces– sariamente ave1'0 per effetto di l'idur1·e ancora di più il guadagno del lavoratore, avvicinandolo ap– punto al minimo delle sussistenze. Il processo per cui il proletariato subisce il ca– rico dell'imposta è quasi sempre la ripercussione. tutte le imposte, in tm certo senso, si ripercuotono sulla classe lavol'atricc. Una prima rorma di ripe,·cussione è quella che avviene per mezzo dello scambio. Il vendilo1·e, au– mentando il Jll·ezzo della merce in p,-oporziono del– l'imposta ch'esso ha dovuto anticipai-e, la l'imbalza sul comprato1·e. Se il comprato1·0 si ra vondito1·ea sua volta, anch'esso riesce asca1·ic..11·si dell'imposta, la quale in definitiva va a colpire il consumatore. Tutti, in quanto sono consumatori. so~iaciono al– l'impesta, colla dilferenza che il capil,hsta ha mezzo di rivalorsi altrimenti della pe1•dita, sia dando un impiego più frutlirero al suo capitale, sia diminuendo la retribuzione dei suoi dipendenti, sia aumentando a sua volta il prezzo dei suoi prodotti anche so sono colfiti dall'imposta. I p1-olelariato invece non ha modo di scaricare su altri l'imposL:i,, ma {)81' sopportarla devo dimi– nuire i prop1•i consumi. Si aggiunga che l'arena– mento dell'attiviti, indusll'ialc, che accompagna di solito una nuova imposizione, toglio al prolet..'\t'io sala,·iato anche la possibilità cli ottenol'e dal capita– lisL.1. un aumento del sala1·io. 'on pa,·liamo dei la– voratori già ridotti al minimo delle sussistenze. Essi, davanti alla nuova imposta non essendo in grado di diminuire i loro consumi, o si rivoltano o emi– grano. La soluzione più frequente ò la seconda. . .. Ma 0011 sempre il prodult01'0 riesco a scaricare l'impesl,. Talvolta ~lielo impedisce la concor,·enza dei produttori esteri, altra volta la stessa climinu- 1.ione dei consumi pei· effetto di im1>osizioni ti·oppo gravose. Allora il capitale, non avendo inte,·esse a continuare in quella p1'0duzione. "i rinunzia o si rivolge ad altri campi di attivifa industriale. Può anche avvenire che il ~pitale non trovi surnciente sfogo, per la diminuita produzione, e rimnnga inattivo. Il nuovo squilibrio della produzione capi– talista si ripe,·cuote sinisli'amente sulla classe OJ>e– raia sotto forma di disoccupazione e miseria. li sa– lario, dal minimo dei bisogni, si riduco al minimo delle sussistenze, discende ancom pili in gill, viene a cessare del tutto, ondo la crisi coi suoi orrori, colle calamit..\ spaventevoli che la accompagnano. Ogni legge economica è spenL,; cessato il bi– sogno del lavoro, cessa la sua retribuzione; ogni percezione di causa e clielfetto si confonde noll'an– siet;_\della comune sventura, e il proletariato ri– dotto a "ivero di elemosina, brancica nel vuoto, pronto ad alferrare quella qualunque tavola di sai- \'ezza che gli dia speranza cli leval'si da L,nta ab– biczione. Cosi tutte quante le im1>0stesi riversano ratal– mcnto sullo spalle della classe lavoratrice. E Yoro però che l'espressione « classe lavorati-ice ~ non può avere qui un significato strOUo, preciso. Essa comp1'8nde tutti quelli che per l'infima condizione economica non hanno modo di r·imbah:aro su allri l"imposla. 'l'utti i salariati, i piccoli proprietari, i n"!ezza_dri, gli ope1-ai liberi, i piccoli produttori, i piccoli esercenti concorrono a fo1•maro la vera classe contribuente. F1·a questi ,·o no sono alcuni (esercenti, me1.1.,dri, piccoli prop1'iclari) che pos– sono, por mozzo dello scambio, rimbalzare le tasso che colpiscono direttamente i loro prodotti. Jla la parto che l'iescono a ripercuote,·o ò certamente molto minoro di quella che subiscono in causa del– l'aumentato prezzo dei genol'i di consumo. Onde un alt,-o effetto non indilferente dell'imposta. Essa getta costantemente una parte della piccola bor– ghesia nelle me del proletariato. ... Io non sono riuscito che a sfiorare l'argomento. Dal sin qui dotto però mi par lecito trarre la con– clusione cho in sostanza qualunque imposL.'l ha per elfelto cli peggiora,· lo concli1.ionidella classe larn– rat1·icc, sia colla ripercussione propriamente della, sia coll'esaurire le Conti atlttalt della produzione. Fra imposta e imposta la differenza è tutlwia g1·andissimn .. Alcuno sono di facile od immediata riporcus ione. Altro si ripercuotono lentamente ed in modo quasi insensibile. Onde la necossifa di chiedere incessantemente una riforma clol sistema t1·ibut..'l1·io, che permetta Io sg1·a\ 1 io dei minimi con– sumi, e che dia modo all'operaio di intrap1·ondero una lotta omcace per innalzai-o il proprio guadagno, oggi falcidiato, dime1.,.,to dal peso dell'imposta. Cosi dal campo della lotta samnno spazzati tutti gli elementi perturbatori. Proletari o capitalisti si trove1-anno di fronte o potranno misurare lo loro forze. La miseria ed il disordino economico av1-an110. ngli occhi di lutti, una causa sola, perchò non vi s..'\1-anno più ostacoli, nò miraggi, nò prismi che possano deviai-o l'atto11zione dei la\loratori, desido– t'Osi di am•ettal'O la One dei 101·0mali. ANTONIO L1sgoN1. Sullo stesso argomonto il sig. r'odolo Poh•ara ci scrive (Milano, Il): Tu dici, riassumondo il tuo pa.rero sull'articolo dol )taironi: «.... Lo inftuonze cho oppongono resistenza. nl pieno avverarsi della tosi affermata dal Maironi esistono al– l"inruori del rapporto d"inlluonza. dirotta dei rimaneg– giamenti tributari sullo mercedi e il Maironi non si ò mai sognato di negarle; soltanto 110n ls ha 11re1c ili e,ame 1>e1·chè 1taoo110 fuo,-i del campa del suo argo– mento.» lo non so so il M<\ironi non neghi queste innuenzo (credo anch'io non lo neghi), ma sta. il ra.tto che nel suo nrticolo le ha 11cgale, a1>p1mto perchi: 110,i le ha prese ùi c1ame. Ed è qui, secondo mo, l'errore suo od il tuo. Rileggi In. parto più im1>ortanto dolio suo conclusioni o to ne avvedrai: « .... So questo conclusioni non sono inronda.tc, è a ritenersi che non rosse noi "oro il co m pagno Ferri, quando rocentemento alla Camara. in nomo dol partito socialista si dichiarava. per principio contrario ad ogni o qualunque im1>oslao nggravamonto dolio esistenti.• Ora, sonovi in Italia quegli elem enti p erturbatori a. cui tu accenni. o cho qui non ò il ca.so di ripoloro1 E come si può dire che il Maironl non ha preso in osarne quelle intluonzo perchò 1taça110 fuo1·i llelfaruomcnto, quan~lo il Ma.ironi sto so applica. la sua. rigida. logge ad un ambiento in cui questo influenzo si trovano1 La
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