Critica Sociale - Anno IV - n. 6 - 16 marzo 1894
86 CRITICA SOCIALE io ho "oluto solo appena qui accennare, fu intera– mente colpita da Marx, il quale ben cinquanl"anni nddieh-o si pronunciò pe1· il livollato1-elibero scambio, pu1· convenendo che i socialisti son fool'i di questo, como ciel 1>1·otezionismo.Il chius uolo famoso, in cui si chiudei-:\ da sè stessa la società capit.alistic..1, chias..liuolosenza uscito, viene appunto crealo dal libero scambio e, in <1ueslo senso, noi siamo indotti a favorirlo. )la, del resto, quando il protezionismo, questa vera fabb1•icadi r,,bbricanli, si sarà pe1• un pezzo aggirato nella propria artificiosità, dovr:.\ esaurirsi nel libero scambio, ultimo poi-lo della proprie~\ capitalistica, dopo del quale il naufragio e imminente nella conclusione socialistica. ARTURO LABIUOL,\. Come letasse colpiscono i po,eri<') L'amico Maironi ha trorato il modo di semplifi– care singolarmente la tattica del partilo socialista affermando che il proletariato non paga imposte('). Conressocho questa sua brillanto asserzione, a cui non manca certo il pregio della originalità. mi ha fatto spalancare tanto d"occhi. Essa mi richiamò di un lt--ntto al pensiero lo famosoagitazioni popolari contr'Oil macinato, le 1·eccntisollevazioni contro i dazi municipali in Sicilia o la meno celebro 1·ivolta della niicca cosi funesta agli innocui pali di piazza del Duomo, tutte co e cho minacciavano di scon– cort.aro sel'iamento l"oUimismo (7) maironiano. lo mi convinsi 1>01·ò ben tosto che gli importuni ari– starchi non ave,·ano voce in caJ>itolo. l,e plebi sono forse tenute a sape1·a di economia politica 1 E passai avanti curioso di ammirare la pietra filosofaledel– l'a,•,•. Maironi, che in un attimo dovevadar di frego ai deliberati di tanti Cong1·es i, allo illusioni di tanti tribuni e allo tedioso melanconie degli ultimi al• bc1·tonisti. Ahimè, giunto in fondo all"articolo, le imJ>lacabiliombre dei tormentati carusì e dei 1na• guUt ambt'Osiani sorgevano di nuovo a protesta1·0 pili impe1·tinentiche mai. Cessato quel senso di suggestione, onde ò in– vaso di solito chi legge una novih\, io mi tro\'ai ancora al punto di pa1·tenza, e m'accorsi che la dimostrazione del parndosso em mancam. Il ragio– namento dell'a\·y. ~laironi, bisogna convenirne, non fa una grinza. E denso di concetti, se1·rato, strin– gente. Ma l'errore la nel fondamento, nella pre– messa. ... li Maironi basa la sua teo,•ia sopra la legge dei sala1·i,ch"egli formula cosi: Jt saooto det scua,·10 in oont tnàtistria è deter- (1) Il lettore lmagina di ltggltri con qual cuore rh·edl11mo le bo&&e di quello articolo, che cl fu recato In penona dal 1uo au• ~~1·e~~:.~i:\'::t:r ~~ 1 ~0~~~~!;1:f~eln:~rOUl"~'l:~u:1!i:~i·r~~ tn.lmtinle di dea. nile,:g~ndo queato 1cr1Uo. ultimo e poMumo, la ferllll cl 1i ln1t.cerbu1u; noi rl1entlamo e torniamo a mi1urare tutta la JlUdlta chit Il nostro partilo ba fauocollo11larlre di questo gloTlne. allrettanto coerente e modtsto nella Tha, qu11n1O buo11O e ,·nloroso. nllrtttanto assiduo e co1clen1.lo1 0negli srndl, q uanlo fervido nella prOJl3Jlamlll e nel l:t.Vorlo di org:mlu.ulone, col qual~. nelln. natlT:\ Monia, ove 11 rt1c1t.vnoirn1 •era llreuo la rn- ~~~~{ot~~l~!ttm~1::~1~;!t:a1~1.1 :.:~ 1 ~l .~r/~sr! 1 !i :l 1 ;1:rn~ aq ~~ 1 3aif'et t:!~n~.n~1i~~l~o:c~1:a,)~i;r:~0Pa~~~l1!n':li:.e ~ : ·:::!:t~: v:i~r~~ [ionia, Indubbiamente, lo bre\•'or:1, c111dl ch·es,a IH!r le 111econ– dldonl lnduottriall dovrebbe 111A euere; la cllladelln, Il rocoh1re phi lnlenso del 10clali1mo In 1.ombard1a. Giova 1perare che l'opera, cui egll diede un Impulso cotl vlgo- f.?:1~:i~n,!~!::!1f1 :r:ni\ 1 ~nf!. 1~ q 11 J!~: ~ 0 i'~~laT~1r~,~=~:11r! 1uua la ll01l013zioneoperalA di M1'n&ane accomJl:l'fllArono li fè• retro • gli diedero Il vale ,upN!lll0, (l~AOUllZJ0SK). (') V. l'RDaRICO ~IAIROSI: La QMe6tf011e trlbutarlti e Il 1XH'tito •Oclall•la. nella C,itlCII del 16 (~bbralo. Biolloter.a Gino Bianco minato 1/a ciò che è strettamente tndispensabtle JJerchè atrf>ulush•iale sta r 1ai·a11/ilo ruso della quantità ,u for;a ,u ta.vo, ·o e/te gli abbisoo11a. Conclusione: Al 111·olelal"ialo è concesso in con.– S'ltmO solo quel tanto di ,·lcche;;c, che st ,·lcltie<le JJe1·cltèsia /ìJ>•nita aua ct~ssecavt1at1sta ta for;a lit .t(wo,·o che le abbisogna. E re1·n questa affermazione? In linea assoluta non ò ,•era. Secondo mc, cd ò il positivismo che me lo insegna, non esistono leggi assolute in so– ciologia e tanto meno in economia politic.1. Da cento o pii1anni gli economisti discutonosui punti c.'\pitalidella loro scienza o anco1·anon sono 1·iu– sc1ti n mettersi d"acco1-do. Oli ò che tutti si osli• nano a cercare il p1·incipioassoluto, o il principio assoluto si ostina a 11011 lasciarsi frovare. La pili semplice logge economica presuppone la coesistenza di un nume,·o g1·audissimo di faUol'i diver&i, lo spostamento di uno solo dei quali fa sì che la stessa leggo re ti modificala. Come ò dunqu<ì possibile che in tali condizioni t>OS a esistere una legge qualsiasi s0111 ... '\ che ad ogni momento ossa Yenga contrad• dotta dalla ,·eallà dei falli I Ecco perché io credo di potei· asserire che una ,~era teoue dei salari non O stata ancora scope1·ta. Fu scopel'la bensì una ten.tlen:a dei salari a ridur3i al mimmo necessario poi· i bisogni della \'ila; ten• denza co1·ta,innegabile. Ma la tendenza non ò smen– tita neppure se una categoria di sala1·i aumenta, o se un'altra catego1·ia :si mantiene elevata per un lungo periodo di anni, mentre questi fatti sa– rcbber•oin apel'la conlraddizione col rigorismo dog• malico che caratterizza il concetto di le~e, tanto nel campo filosofico,quanto in quello politico. Una legge dei salari dov1·obbo tc11erconto di tutto le circostanze che accompagnano il fenomeno « sa– lario » nelle sue manirestazioni positive, e cho lo determinano o modificano. Non potrebbero essere trascurati il grado di ci"illà del popolo, la sua edu– cazione, lo sviluppo dell'organizzazione e della re– sistenza nella classe operain, le condizioni delle indusll-ie o doll'agricolt11111,la densità della popola– zione o cosi via. Nessuno dolio rormulc finora trovato soddisfa a queste esigenze; onde froppo sposso i fatti no smentiscono le applicazioni. . .. Dicemmoche i salari tendono a ridursi al mi• nimo necessario per i bisogni della ,•iL.'l.Maquesta cspt'CSSione è assai vaga, perchè il ;concetto di oc– cessit,\ riguardo ai bisogni della vita è appunto re– lativo o ,·aria da individuo a indh•iduo. Esisto po1-ò un minimo di salario sotto il quale non è possibile all'organismo umano di mantenersi in vita, e lo chiame1·emo il 1nini1,w delle sussi– stenze. Vi è un altro minimo di salario che rap– presenta la soddisfazionedei bisogni normali im– mediati della classe lavoralrico in quella data locali!:\ ed in quel dato periodo di lempo (minimo det bi· sognt). Il: certo che una parie del proletal'iato ha rag– giunto il minimo dellt) sussistenze, o è assai vicina a raggiungerlo. Lo dicano i contadini della bassa Lomba1-dia, della icilia, del Manto"ano e di tante alti·e regioni d'Italia. Però la maggior parte della classe lavoratrice, tanto in Italia cli0 ruori, non ha anCOl'araggiunto questo minimo, e m01'Cèla sua ere conto 01·ganizzazionc,non lo raggiun~er:.\forse mai. Il suo salario si aggira intorno al mrnimo dei bisogni. È ben difficile che lo sorpassi. Qualche "olla scende al disotto por risalire cli nuovo, non appena lo permetlano le condizioni del mercato. Si può domandare: perché, data la tendenza dei salari a diminuire, essi non si riducono sempre al minimo delle sussistenze! 1'.; facile la l'isposta.
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