Critica Sociale - Anno IV - n. 6 - 16 marzo 1894
02 CRITICA SOCIALE un pezzo di pane. Ol'a, trnltandosi ,li venderli, sia pu,·o al p1·czzo no1·male, ciò sig11iflcho1·ll scmpl'o un ingente p1·ofitto pel capitalista, poichò il prezzo di costo \'iene sempre - o chi ha p1·atica dei nosfri paesi sa s'io esage1'0 - duplicato, ll·iplicato o ma– gari quadruplicato. Ecco adunquo come l'app:11·ento tenuità del tasso del denaro impiegato dal capita– lisla nella compera ò di molto alterata. Quel tanlo di fondo cho gli co la, poniamo, 1000 lire, egli lo vcnder~1 por t:-,00, stipulando un into1·csso mora– lodo delr8 pc,· cento. r.:opcraziono ò semplicissima. li compmtoro mo– roso sbol'serà un interesso annuo di L. 200, che pa.sscranno al capitalista. Il c1ualo, non avendo spe o nella com1>01-a che una pal'lo del suo capitalo ·eguale a 1000 li1·c, dovr;\ cousidora1·0 questo 200 lit·o come inte,·cssc annuo di li1·e 1000, o si fro\lOrà cosi ad ,wo1· impiegato il suo capitale al 20 poi· cento. Cinque anni c1·iute1·esso bastc1·anno a ,·ad– doppiargli ,I capitalo sborsato. · Menti·c da un lato assistiamo al rapido aumen– tai-si della propl'ietà capitalista, esaminiamo dal– l'alt1'0 lo condizioni del laromto1·0 fatto prop1·ictal'io. Il suo metodo di coltura s:u,\ 11aturalmcnto il , 1 ecchio metodo e··tens-ivo; poichè, alla coltu1•a in– tensh•a, olti-u l'educazione o le cognizioni scienti– fiche. gli dirottano i mezzi pe1· p1·0\lrCdero i con– ciini chimici, lo macchine indispensabili a molti lavori, ccc, ccc. Continuor;\ adunquo, il moschino, a sudare tutto l'anno quatto1·dici o sodici 01'0 al giorno - talo1·a anche più - sullo stesso glebe, cogli stehsi strumenti e allo stesso modo di prima: illuso 1>e1·òdi l:worarc sul suo, col mira~n;io di 1·iesci1·0 un gio1·no a paga1·0 i debiti, a libo1·:u~i dalripoteca. a sfuggil'e agli al'ligli dell'usuJ'iliO, a 1-o~pir-a1•e libe1-amente. Spemnza vana, rollo illusiono! Quale sia il 1·eddito della te,·,·a in Italia cogli attuali metodi di coltura, tutti sanno: taufò che i capitali ruggono l'agricolhu·a per darsi ad ogui SOl'ta di mag1·0 industl'io e speculazioni. Alla SC..'ll'· sil:l di 1wodotti, alla mise1·1·ima 1·endila della nostm ngricoltura si aggiungono i tanti g1·:wami onde son ti.uti lieti i1)1'oprict:wi di fondi nel beato 1·cgnod·1tali:1. li senatore Jacini. autol'it..\ non sospett.:1 1 nella 1·e– lazione 1·ia.ssunth•a della famosis.sima inchiesta ag1·a1-ia, calcolando il 1·eddito netto clell'agricoltu1-n itaHana, pa1·to da una cirra IOl'da di tre miliardi, cho colla deduzione delle speso (sementi, pianlini, utensili, attrezzi 1·m·ali, concimi, ccc.) ò 1·idolta a 1500 milioni. In <1uesl..'\deduzione 11011 sono com– p1·ese nè lo imposte, nè rinte1·c~so dei mutui. Poniamo pure che poi nesti-o fortilissimo~lonfe1·1-ato tali pese si riducano ad un solo terzo. Don'à 1>u1· scmp1·e dai 1·ima11euti duo terzi il piccolo prop1·ie– tt11'ÌO dedurre lo imposte e riutercsso dovuto al c.spilalista vendito,·e. •~utto ciò dedotto, ognuno vede lo enormi ,tim– colfa in cui s'impiglia e la quasi impossibil_ità di nrriva1·0 un gio1·no a pagare i suoi debiti. E gala se gli vien fallo di pagai-o ,-egola,·mente gli into– r·ossi, finchè lo annate sono p1'0pizie. Bastor;\ un racco! to deficiente, una brinata, una g1·andinala, un·es~ilo asciutta, perchè lutti i castelli del nostro prop1·ietario siano rm 1 esciati. Cho una volta sola non possa paga1·0 puntualmente gli interessi, od ecco l'arpia capitalis~, allU11ga1·0lo granfie o trou• caro tutti i suoi sogni. Dirò di più: so il rovescio non piomba sul con– tadino poi· una dello caurn accennato (catth·o rac• ·collo, ece.), è p1'0rocato dal capitalista stesso, il qua lo vi ha la sua convcnien1.a, poichò fatalmente egli non può in~1-assn1·e che della rovina altt-ui: e poi' nessuno ma1 1 quanto per lui, fu vero« il 1no1·s lua, vita mea. • Le terre per, 1 enule al capitalista si trovavano naturalmente in istnlo tutt"alfro che buono. Esse 01·nno state tt-ascurnto o sfruttalo quanto si poteva da chi sapeva di goderle poi· gli ultimi anni. E quali a lm pcr,,ennero, tali egli lo cedette al la– vo1"atore. Il quale poi, coJrillusione di fare per 1woprio conto, vi si mette attorno a tulfuomo e, con cu1·e, con fatiche incessanti, in pochi anni 1·iesco a tra::iformtll'lo totnlmonte, a miglioral'io, ad au– mentarne non poco il valo1-o. 1\1Tirnti a questo punto. l'iprcndiamo il llOstro esempio ed osserviamo ciò che a\'vionc. JI nostro conladino comprò un rondo a L. 2::iOO; in cinque anni col s110 l:wo1'0 o colle sue curo no elevò il valo,·o a I,. ,1000. Le 1500 lire aggiunto sono il suo p1·odotto esclusi"o o a lui solo do\11'0b· bei-o spett.aro. ).la in fatto In cosa corro ben dive1·s:unento. So un raccolto iusufficienlo glio no presta rocc..'\• sione, tanto meglio, ò un distu,·bo rispa1·miato; so l'occasione si fa attendere, il c..1pitalista la suscita egli stesso, e pretestando cattivi am.11·i, UJ·genzo di danaro, intima al debitore il pagamento. Implo- 1·ori1 il tapino una dilaziono, piangente. dispe1•ato. ma il capitalista non si h\Sce1'l.),nò polrà lasciai-si commuovel'e. Il capitalista Je,•e \fi\•01•0 di numeri o non di sogni, pc1• lui e ogni pietà convien cho qui sia morta •· So così non fosse, sarebbe Onita anche pet· lui; il c..1pitalista do\'o essere quello che è, o soccombere. 11 fondo allor'l.\ 1·ilo1•ne1'".i. al suo precedente pa– d1·one, allo strozzino, con un valol'O però che il la,ro1•0 del contadino aumentò dnl!o ?j()() alle 1100() lire. t vero cho il Codice parla di rifaciment.o dello migliorie, ma la legge a questo rigua,·do è tanto inceda e la p1'0C0dum lauto complicala e le con– dizioni del capitalista sono tanto so1wnffacenti, che nel pH1 dei C..'\Si nessun compenso ò corl'isposlo, 1·a1·0volto un compenso de1·isol'io.. i noti inolt1·0 che sovente la p1·op1·iet...\non l'Ìtorna direttamente al capitalis~,. ma e me'sa all'asla pubblic.,, per cui egli riesco a ria\le1·la ad un p,·ezzo minore di quello per cui l"avo,•a \lenduta. Non sempre po1'Ò la p1-opriet.\ ritorna al rendi– toro; non poche volto lo coso si 11cconciano di\'er– samente; ìl pietoso strozzino si laecia inteneri1·e, allenta un poco la co,'da o p1·otrno al disg1-azialo debitore alquanto l'agonia. - A lui urge1·e~bo propriamente il danaro, ma ,•ia, egli se lo p1·ocu1•crà da 1111 suo conoscente, una pe1'SOna cho non gli neghcrft questo ftworo. Uiso– gncri\ però co1•1·ispondergli un into1-esso adeguato, il 12 ad esempio, il 15 o magari il 20 pc,· cento. E quest'interesse è più che giuslo lo paghi chi ot– tiene il favoro: il debitore. - Se poi il debito,·o non è ancol'a allo stremo d"ogni credito, egli si 1·i, 1 olge ad altro strozzino peggioro del primo, degno suo collega o socio d'affari, quando non gli è pn,-ente. Abbiamo talo,-a nella stessa casa l'urflcio dello slt'Ozziuo padre e dello slt•ozzino Oglio. Quando il padro non sconta pili una cambiale al 20 per cento, il figlio, impiccando di seconda mano. t>UÒfCOnta1·la al 30. 'l'ornati i ter1·eni al capitalista, egli, che sa il giuoco o lo apprezza, non ta1"<leri\punto a l'ipetol'lo, sfruttando la dabbenaggine di un alll'O lavol'ato1·e. E cosi via \'Ìtl, continuando. il vero p1-opriehwio uon ò mai altri che il capitalista, il quale con sot– tilissimo inganno, fingendo cedere altrui la sua p1-opriotà, lega nl suo carro il lavoratore, come in nessun alti-o modo gli riuscirebbe. · Un'obiezione ve,·,·~ spontanea al labbro di chi legge: - I piccoli proprietari non si trovano lutti
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