Critica Sociale - Anno IV - n. 6 - 16 marzo 1894

00 CRITICA SOCIALE mili istituzioni, una guerra omcaco contro le banche usuraio o l'usura. bottegaia. che dei paesi a piccola.pro– prietà.sono i parassiti pii1 funesti, Contro di esse 1>er ora io non so immaginare nitri metodi di lotta, cd io erodo elio a questa lotta sarebbe utile applicare gli sforzi del partilo vostro. LUIGI EINANl>r, l,a lette,·a dell'Einaudi ci rimase alcune settimane sul tavolino appunto perchò - r,ubblicandola - a\'remmo anche desiderato di dai· e una rispost.1, se non e au1·iente in modo assoluto, almeno la mi– glio,·e che per noi si potesse: e a questo ci pareva necessario il concorso di qualcuno, che delle con• di1.ionidella piccola proprietà nel Piemonte potesse parla1·0 con cognizione di causa, non minore di quella di chi ci interpellava. Lo studio di llocca Pilo, cho pubblichiamo pii, ott,·e, sulla piccola p1·oprietà nel ~lonrerrato, ci sembra che risponda quasi interamente ai dubbii dell'Einaudi e fracci la via maestra che in pae i di piccola p,·oprietil può spettare al partito soçia• lista: dimostrare cioè an1.itutto qual è la essenza vera o <1ual è il destino di cotesta illusione di pro• p1·ietildivisa. Anche il fenomeno dell'aumento, che 111 qualche luogo si verifica, della piccola proprietà• vi è spiegato nel modo più verosimile e ridotto al suo vero va)ore. Sussiste, è vero, fra l'uno o l'altro scl'ittoro, qualche divergenza nell'esposizione dei fatti. L'Einaudi afferma cho nel suo Comune non esisti mai la grande proprietà e che la piccola pro– pl'ietà vi ò abbastan,.~ in flore. Nocca Ptto, net Mon• ferrato, ha t1'0vato l'opposto. )la, quanto alla prima asserzione, ci permetta l'Einaudi di e<Sere un po' scettici. Non ci pare pos· sibilo che il suo solo Comune faccia eccezione a quella che è storia generale della proprie!.\, non solo nel Piemonte, ma in quasi tutte le regioni d'Italia. D'altronde, se, com'egli avve,~te, i piccoli p1-oprietarii sono aumentalidi numero,cotestofatto che cosa ci prova! Delle due ipotesi l'una: o le nuove piccole propl'ietà sono il p1-odottodella rovina di altri piccoli proprieta,•ii, stati cost,·etti a vendere pal'te dei loro fondi; o sono i dol1·iU di una grande p,-oprieh\ p,·eesistente. Nel secondo caso, ecco che ci socco1•1·~ la spiegazione che del fenomeno ci cfa l1occ,i Pflo e che i lettori troveranno pii, avanti: la prima ipotesi non è certo favorevole ai prono– stici ottimisti dell'Einaudi sul 1>0ssibilepermanei-o della prop1·ieti1rrazionata. Quanto alla seconda asserzione, che cioè la piccola proprioh\ si mantenga, c1uao là, abbastanza rimu- 11erati,1a,. noi dovremmo pregat>eil signor Einaudi di melte1·si cl'acco1·do con sè medesimo. O non ci parla egli, poco dopo, de11e « catth 1 e condizioni cont,·o lo quali i contadini proprietarii si dibattono inutilmente! • Sia puro che la fillossera ed altri guai vi abbiano avuto gran parte: ecco dunque che fa piccola p1-oprietilnon vale noppu,·e ad alft-ontare, con :1 -·icu1-azioni od altrimenti, i rischi natu1-ali dell'imp1'8Sa grico1a. Neppure la grande - osserva l'Einaudi. - Tanto l >Cggio; rimbecchiamo noi. Ciò conforta Yiemeglio a tesi socialista.che batto in breccia ogni maniera di p,-opriet:\ r.rivata della te,·ra, non solo per ra– gioni di distribuzione, ma eziandio di produzione. Laconcorrenzadella grandecollu1·aintensi\•aeste1·a, e tutte le altre concause, cho p1·ecipitano l'evolu– zione economica. faranno spari,·e il proprietario. e con osso i minori intermedia1•ii. sopratutto pe1· questo: che la terra non li può più alimentare, non li soppo,·L~più. F'inalmente:le casse rurali, cui accenna l'Einaudi, non sono che una specie di mutuo soccorso fl'a piccoli proprietarii, basato su un principio affatto Biblioteca Gino Bianco borghese, quello dell'in !eresse del denaro, e al quale perciò il partito socialista non çrediamo possa in– teressarsi. Diverso ò il caso dei sindacali per la compra o vendila dei prodotti agrarii e ma1pri anche delle macchino o dei concimi. Queste istitu– zioni hanno in sè il germe del collettivismo, che al>plicanoallo scambio, in attesa di applicarlo anche a 111 p1-oduzione.Sono perciò un ponte di passaggio. OO\'O non esistono, o non possono p1'0sperarecolle solo loro forze, noi pensiamo che, nelle regioni di piccola p1'0p1'ietà,il Comune stesso possa assumersi la 101'0funzione e che ciò non rip ugni alfatt o, nè po,· ragioni di prin cipii nò di op1 >0rtuniti1.al pro– gmmma socialista. LA CRITICA SOCIALE. LAPICCOLA PROPRIETÀ Come nasce; como muore. (Si11dioBHllapiccofap,'Opritl<Ì(011dùll'ia ,id lt/o,-(errato) Quando l'anno scorso, il giorno 24 aprile, Camillo Prampolini tenne in Vignale Monferrato una coo– feren1,ape1· l'inaugurazione della bandiera del Cii'• colo« I Lavoratori•• disse - basandosi sopra la legge cho domina in generate in tutto il sistema econo– mico-bol'ghese - come la piccola proprietà vada scomparendo, ingoiata ratalmentedalla gr:mde pt'O• prietà, e come 11011 sia lontano il giorno in cui questa tanto decantata piccola p1-opriet.~non dovn\ pii, essere che un ricordo di cosa che ru. Pochi giorni dopo, il Piemonte ag,•fcolo, pe1·io– dico bo1°ghese,non potendo ra,·e alt,·i appunti alla conrerenza del Prampoliui, dice\ra non esse1'8egli nel ve1'0quando affermava il progressivo scompa– ri,·o della piccola p1-opl'ietir,dimostrando anzi, col sussidio delle statistiche ufllciali, che il numero dei piccoli pro~rietari era in continuo aumento. La questione fu messa in tnceroprima di essere, non dirò, risolta, ma noppuro studiata. Ma essa ò di tale importanza pe,· lo condizioni economiche del nostt-o paese, che a quasi due anni di distanza sono tentato di richiamarla in vita e cercare, se non di risolrnrla, almeno di espo,·re quelle poche ideo che intorno ad essa mi son potuto formare coll'assidua osservazione di anni ed anni. Come nella maggior parte, anzi, forse, nella to– tali!.~dei casi, anche qui riesce impossibile lo spie– gal'e l'attualecondizione economica dei nostri pae.si, sen,.~ risalire alquanto indieh-o e indagarne l a ror– maziono storica. Nel caso nosh'O, poi, non dovremo risalire molto in alto; anzi lo stato attuale nei nostri paesi conta sino1-auna vita si br·eve che è tulto1>a nel periodo di ro,·mazione, o possiamo coglierlo mentre si sta rormando,sorp1·euderee spia1'8 in alto i misteri della creazione economica bor-ghese. . .. Il periodo reudale ebbe nel Monrer1>ato vita rigo– glios1ssima, pili forse che in qualsiasi altro paese d'Italia: la leggenda, che tuttom aleggia sulla bocca dol po1>0lo,ne adorna od abbellisce il sorgere ; gli esuli trovatorip1'0venzali,che nelle oziose corti tro– vat'Ono ricovero, ci ll·amaudarono, attraverso i1 prisma lt-oppoottimista della 101·0 poesia, un ricordo della sua potenza; i numel'osissimi l'udet·idi castelli, che tult01-acoronano i vaghi colli, ne gridano l'er– feratez1,ae la Cl'udelUl.Quivi pertanto, come in tutti i paesi a regime reudate, imperava la grande proprieu\ nelle mani dei signorotti, marchesi, conti, baroni e simili, che spadroneggiavano su tutta la regione. Accanto alla proprietà di questi feudatari di primo,

RkJQdWJsaXNoZXIy