Critica Sociale - Anno IV - n. 4 - 16 febbraio 1894

CRITICA SOCIALE che non può es~ere esercitata individnnlmentc dagli interessati e che perciò si es01·citacollettivamente. I buoni risultati dell'nzione collettiva nel campo tuto1·ioingenerano la conrinzione che <1uesta ziono collelliva possa esplicarsi utilmente in un altro campo, cioò nell'escogitare e noll'applica,·e quei mezzi, che non sono alla portata dei singoli deten• tori del capitale e pei quali il 1,1·evilegio economico 1>uò diventare più vantag~io o. Ed ceco lo Stato mo– de1•no,le cui runzioni ispirate ai due scopi predelti risultano chiaramente dal prospolto della organiz– zazione amminisfrativa centl'ale. I dicasteri del– J"escrcito, della giustizia, in 1>arto degli interni e so si vuole della istruzione l'ispondono al primo scopo; i dicasteri dei Iarori pubblici, in pa1·te gli interni, la istruzione, le posto o telegrafi, l'ag1·icol– tura o industria al secondo. ti mantenimento di questa macchina colossale ri– chiedo una spesa colossale; a questa spesa. si sop– pe1·isce coll'imposta. Chi la 1>aga 1 Se lo conclusioni alle quali siamo arrivati trat– tando il problema dei salari sono vere. già fin d'ora possiamo ritenere dimostrato, nel modo più convin– cente, che il p,·oletariato, dal momento che gli manca assolutamente uu reddito imponibile, non paga imposto e c1uindi, perchè c1ualcuno le paga, questo qualcuno ò la borghesia. Quel tanto della riccl1ezza, che ,·a ai lavora– tor·i sotto rorma di salario, è quel tanto che è in– dispensabile, perchò sia garantita alla borghesia la quantità cli ro,·1.adi lavoro, che lo è necessal'ia; so noi riduciamo questo salal"io fo.cendogligravar sopm J'im1losta, ecco che la quantifa sop,·adet~~ viene a diminuire, e quincii ad essiccarsi in danno della bor– ghosia la fonte delle sue ricchezze: il laroro del p1-oletariato. Ora si può crede1·e che la borghesia, la quale ha in mano il potere politico, possa farne un uso cosl contrario al prop1·io interesse1 li'acciamo il caso di un industriale che vuole as– sicurare contro l'incendio il )ll'Op1·ioopificio. (E le istituzioni politiche non sono che 1111n g1-ando coo– pc1-ativn di a.:.:sicur·azionedel p1·evilegio bol'ghese). E c,·cdibilo che l'indust,fale. per paga,·e il premio de11eassicurazioni. voglia vendc1·0 la moti-ice, la turbina~ i banchi1 A meno che non sia impazzito, preleved, il p1·emio dagli utili dell'esercizio. I.e appal'enzo tuttavia sono contra1·ie alla nostra tesi. Se ò vero che molle delle imposte sono di1•et– tamente e visibilmente prelevale dal profitto della bo1·ghesia, di altre ciò 11011 si può dil·e. Grandis– sima pa1·to delle rendile pubbliche è data dalle im• poste sui consumi. che paro inseguano il boccone rn bocca all'opemio pet• stmpparnelo e gettal'lo nelle fauci dello Stato. Procuriamo di mettere, sen1.a stir-acchial'lo ben inteso, d'accordo questo ratto colle deduzioni allo quali siam giunti, di modo che la contraddizione venga a scompa1·i1·e. Primo COmpitodei comitati cli classe, che Ja bor– ghesia incarica della gestione dello Stato, è natu– ralmente la 1·accolta dei fondi nocossa1·i al mante• nimento dell'organismo politico. Ma questo còmpito non ò il pH1facile. Se la bo1·ghesia costituisce un tutto omogeneo e compalto quando si tratti di af– fel'mare la iutangibiliti\ del pt'OJ>l'iodominio, di– venta un campo di battaglia quando si ar·l'lva al momento in cui ognuno dove mettersi le mani in tasca 1~r provvedere alla tutela di questa intangi– bilib\. E la vecchia sto,·ia dei ladri di strada cf,e vanno d'amore e d'accordo ad assaltare i passeg– gieri, salvo poi p1·cndersi a schioppettate, quando B1blloteca Gino B1anc.o si lralla di dividc1·e il bollino. E cosi avviene che in seno allo lato, pe1·quanto r·igunrda la questione capitale dello imposto, si delineino pa1·ecchie cor- 1·euti u1·tan!i fra 101·0 o dete,·minato dagli interessi delle Y<ll'iefrazioni della borG"hesiaalta, piccola, in– dustriale, fondiaria Ognuna d1 quosto ,·uole, ò vero, che si provveda all'interesse comune, ma il più pos– sibile coi denari delle altre; l'eco della querela si 1·ipe1·cuotenel gorerno. Ad impcdi1·e pc,·ò che la que,·cla degeneri in lolla aperta, il che uon convenebbo ad alcuno dei liti– ganti, si impone una specie di pace armata sul ter– l'eno di un r.ompromesso. Le irn1>0stesui consumi traggono origine da questo comp,·omcsso e rapp,·c– seutano quel tanto di spese. che di comune acco1·do tutte le parti 1i1iganti ammettono di dovei· pagare. Questo tanto assume poi la forma di impos1a indi- 1·etta, perché cosi la esazione no è facilitata e nes– suno dei confraenti lo si può sotl1-n1·1·e, non le si può sollmnc, perchè porcella precisamente là donde sgorga (e sol1anto di là) la ricchezza della bo1·gho· sia, alta o piccola, industi·ialo o fondia1·ia.Cosi, per tornare al uostro ,·ecchio esempio delle macchiue, supposto per un plOmento che 11 lavoro umano non fosse più necessario e lo sostituisse in ogni appli• cnzione la macchina a ,·apore, quella che è attual– mente imposta sui consumi diventerebbe imposta 8UI cal'bono, e cosi tutti i detentori di capitale, pa– gando sul consumo del carbono, paghel'ebbero sui c,nalli-vapore sviluppati e quindi p1-o_porziooalmente sulla ricchezza ottenuta. Possiamo dire pertanto che le imposte sul consumo rappresentano uelle ent ... te dello Stato una quota, che ò in via proporzionale porcella sul profitto di tutti i detentori del capitale, misuralo il p,-ofitto sulla quantità di forza di la• voro impiegata. Questo tanto riesco anche pii, chiaro, se noi ci facciamo a considerare l'elfetto necessario di una diminuzione o aboli1.ione dello tasso sui consumi. Mettiamo che il consumo giornaliero medio di un ope1-aio rappresenti per lo Stato una entrata di 20 centesimi; abolita l'imposta, non è nemmen per ombm possibile che i 20 centesimi debbano rest,u·e all'ope1·aio in aggiunta al sala1·io; m•identemcnte torneranno in cassa al capitalista. Questo che cosa vuol dir e in fond o? Che l'imposta sui consumi la paga il capitali.la e. quando venga abolita, ò il ca– pitalista cho la 1 ·isparmia Avviene insomma a p1-o– posito della imposta sul consumo quello che della, mi si permetta di chiamarl1l cosi, im,postacom– ·merciale. La bo,·ghesia commel'ciale, in compenso del preteso ser"izio, che si att1·ibuisce, di a,•,·ici– ntu·e la merce al consumatore (p1-etoso, in quanto che a•sai spesso il suo scopo è di ostacolare tale 1·iavvicinameuto), esige in aumento del p1•ez1.o na– turale della morco un tanto, cho costituisce il suo profitto. Ol'a quanto ,·olte la pa1·assitica intromis• sione della pio"ra commerciale è in tutto o in parto eliminata e sullo merci non grava pili o gra\'a meno la camo,•ra, noi vediamo che questo sg1-avio to– tale o parziale riesce a ,·antaggio esclusiro dei pa– droni, cagionando una diminuzione nominale del sala1·io per gli operai e, poi pad1-oni, una diminu– zione reale. Dimostrato che le imposte le quali in apparenza direttamente colpiscono il prolota,·iato si ripe1-cuo– to110sulla borghesia, a maggior ragione do,•1':.\ri– tenersi che su questa esclusivamente gra,·ino an– che le altre, che colpiscono direttamente la p1-o– prielil del capitale o il profitto, e possiamo affer– mare quel che si diceva da prinèip10, che il peso

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