Critica Sociale - Anno IV - n. 4 - 16 febbraio 1894
54 CRIT'ICA SOCIALE mosa inimicizia dei ladroni di fiera - o non a torto. No, questa dottrina delle alleanze elettorali é la negazione della lotta di classe. è l'abbandono incon– sapevole del socialismo. In 1·oaltà essa nasce eia di– fetto o da lassitudine di quella conwalUvìtà, di quella (le,•e::;za, che è il nerbo, la corazza, l'avve– nire dei pa,·liti. Questa filo ona comoda e che paro accorta, uon ò, se ben la SJ?rcmi, che il più fatuo dei mii•aggi, il miraggio lusrngatore di quelle mal– sano impazienze che stanno alla ba:;edi ogni oppor– tunismo Pe1'Chè gli impazienti e i troppo conten– tabili sono in fondo una medesima razza. E 11011 é perciò che, levandoci al disopra delle contingenze di luogo e di momento, noi non pos– siamo, in astratto, fìgu,·arci alleanze possibili ed ancho necessarie. Co·I poco è « dommalismo » il nosll·o, che siamo disposti ad accelLwe in tutta la sua estensione il motto di Liebknecht a Zul'igo: « nella tattica 11011v'è nulla di assoluto: tutto è mutabile colle circostanze. • Ma è giustappunto dalle circosL,nze e dall'espel'ienza dell'Italia attuale, dei pa,-titi attuali, che in noi s'è radicata la con– vinzione di cui siamo difensod. Convinzione cosi p1•ofonda cd incrollabile che vi balliamo e ribat– tiamo sopra e non lasceremo presa - dovessimo apparirvi, o lettori, pili noiosi e monotoni di una grondaia. LA CRITICA SOCIALE. LAQUESTIONE TRIBUTARIA E IL PARTITO SOCIALISTA I. Si ammette universalmente che le imposte di qualunque ualura, quando non lo gravano diretta• mente, si ripercuotono sul p1·oletal'ialo. Accettando tale cl'ile1·io, il pa1·tito sociali ta si dichiara con– t1•a1·io,per bocca dei suoi rappl'escntanti pili auto– revoli, alle imposte nuove o all'aggra,•:unento d~llo auliche. Tale opinione ò logicamente dedotta dal P,t·incipio suaccennato; non é però dimostrato che 1I p1·incipio stesso sia ve,-o. Le apparenze lo giu• slilìcano, ma sono, a mio modo di vede1·e. appar·euze ingannatrici; !"origine dell'e1·1-01·c sta nella credenza comune che nella società borghese il proletariato sia qualcosa di più. che non il semplice generatore inesam·ibile della forza di lavo1'0 - nella credenza che i tH·olctari sicno, por qunnto in condizione in– feriore, cittadini - bcnchè non OJJlimo ./111·e, cives. Quando si mettono le cose a l01·0posto sulla sco,·ta di quella nozione del corpo sociale, che la dottrina socialista ci dà, l'erro1-e balza subito agli occhi e il p1·incipio generalmente p1•ofessato in materia di imposte si capovolge, dh•entando paradossale, ma non perciò meno ,·ez>o. Le tmposle lii qualunque ,uitu1·a o gravano liinttamenle o st 1-tpe1·cuoto1wsuita bo,·ghesia; 11 1n·oleta,•talo non paga imposte. In questo scambio di termini non si cela un giuoco di pa- 1-ole,ma sta chiuso l'indi1·izzo cui il 1x·u·tito si deve ispirare in materia tributa1·ia. . .. Pc1· dimostra1·0 la ,·e1·ità del nosfro pa1•adosso, bisogna a1ipunto che noi preci iamo quale é la po– sizione del p1-oletarialo nella società bo1-ghe.se ,cioè in una società la cui funzione pr· incipale, qu ella dalla c1ualo tu!te le alh·e s0110determinate e dipen– dono, ò la p1'0lluzione; e incominciamo dal l'ispon– de,·e ad una domanda: NelJ'inler·esse di chi è ese1·– citata la produzione! 'ell'interesse dei detentori del capitale, cioè della bo1~he.sia. Oè bisogno di dimosfrarlo! Non lo crediamo. I ,·isionari ognatori di assur,le armonie sociali po– franno di1·e che codesto iu1el'esso dei dete11tol'idel capib,le coincide cogli inte1·essi generali della urna- I nit.-:\civile. in guisa da fo1·maro con essi una seconda edizione del bene 111sepa.,·abile, ma non potrauno mai ad ogni modo negare che nella socierà capita• lista il movente di1·etto della prortuzione sia l'intc• ,-esse dei detentol'i del capitale. La coincidenza di tale interesse coll'inte1·c se dell'umanità, sia essa ne– cessaria e continua, come voglion l01·0- sia assurda in massima e solo po sibilo in taluni casi, come crediam noi - nulla toglie al 1·igore della nostra affermazione. Ora: se nel olo inte,·osse dei detentori del capi– tale é esercitata la p1·oduzione (e non quindi sollo la ditta sociale: Capitale e Lavo,·o, ma sollo la ditta: Capitate), é chia,·o che t«llo il 7J>'Odotto, de– dotte le spese, va al capitale, perchè la ripartizione è possibile solo là dove esisto societi1. Ciò paro contraddetto dalla osserrnzione superfi– ciale. - Come! - si dice -di cento mila lire dì pro– fitto, che dà per esempio a fin d'anno l'esercizio di un filatoio, dedotte le materie prime, il combusti– bile, l'interesse e l'ammortamento del capitalo, la manutenzione, cinquantmnila se lo trattiene. il pa– dl'One, cinquantamila passano in salario agli ope,·ai. . ar:\ iniqua fin che volete la proporzione, ma una ripartizione c'è. Avreste ragione clinegarla solL,nlo tJUando noi vedessimo gli 0JJ81•ai campar d'aria e il capitalista intascare lo centomila lii-o tulle per sè. - E noi ri pondiamo: si supponga il caso che il !llatoio da noi immaginato, invece che dare a fino d'anno, dedotte materio prime, combustibili, ecc., centomila lire di profitto, ne dia al11-eltante di lie– /icil, alle quali vanno aggiunte le cinquantamila lii-e che il capitalista ha sborsato in salari. Do, 1 e è la 1·iparlizione1 L'inganno sta appunto noi non vedere che il sa– lario è puramente e somplicemonto una spesa del– l'esercizio. Se si volesse 1·ilenere che è una quota sulla riparlizione degli utili, bi ognerebbe ricono– scere tale qualità anche a tulle le al11·e spese, a costo cli cadere nell'assurdo. ~li spiego. Giornal– mente la macchina a vapore ingoia dieci, ,·enti. t1·enta lire di carbono; se no, rimane inattiva. Chi vo1·1·à dire che le dicci. ven·ti, trenta lire sono il compenso dato alla macchina per il suo lavoro! Al– h·ettanto è a dirsi dell'operaio. Giornalmente gli si ra ingoiare una determinata quantità di ca1·bone alimentare. che elabo,·ato nel vent1·icolo ingenera poi nel corpo dell'operaio la fo1·za,che si svolger,\ l'indomani coll'applicazione all'industria. 'l'utto ciò non é metafo,·ico: è matel'ialmente e.<;atto,pé1'Chè, dato che la produzione viene esercita a solo van– taggio, nel solo interesse del capitale, nell'operaio l'uomo scompare e resL, un semplice accumulatore, che si carica giornalmente. . .. Se i salari nou sono altro fuor che la spesa ne– cessaria a che uno dei fattori della produ1.1onofun– zioni1 ne viene che anche sui salari ,tebba pesare la legge del minimo mezzo, la quale nel campo della p1·oduzione e,ige appunto che si produca il più possibile colla minor possibile spesa. O1-a ecco 1I capit;11ista tendere con ogni sforzo la sua intelli– genza, che in ciò è maestn1, pc1· 1·i<lurre, come le allro spe.-.e, così anche qucst.u. L'inte1·essa11te è pe1· noi ora cli vedere quale è il limite oltre il quale non gli è possibile l'i:..pa1·mia1·e sui salari. Lassallo ha detto che la media tlel sata,•io lit Iavo1·Onette conàtzfont lii 1n·octuztone odierne t
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