Critica Sociale - Anno IV - n. 4 - 16 febbraio 1894
00 CRITICA SOCIALE elessesospetti di aver abbandonato i principi rivo– luzionari. Questo secondo è il p01•icolo maggiore. La nostra « moderazione», anche la sola appa1·enza di cedevolezza in noi, non ri.u·ebbeche pol'tar acqua al mulino degli ana,·chici, sostituendo allo forme ch·ili della lotta lo forme pii, b"rutali e violente. Noi non av1•0mmo ncquistatì amici fra le classi possidenti o avremmo portato la demo1·alizzazione nelle nosl1·0 file, 1·espingendo da esse i piit valo1·osi e ferventi. La g1·an leva dei nostri successi è rentusiasmo r-i\roluzionario,e di esso tanto pH1avrem bisogno in avrenit'e, poichè ò in avreni1·0 che ci attendono le p,·ove le più climcili. D"altro canto, quanto più diventiamo forti e i p1·01.)lemi p1·atici piu ci si im– pongono o si allaPga la cerchfa della nost,·a açita– zione anche al di ruoi·i del prolet.l!'iato in<1ustr1ale, tanto più dobbiamo schi,·are lo provocazioni e le minacce superflue . .'e1·ba1·0 in ciò la giusta misura, riconoscere i diritti del p1·esente senza perdei· di vista l'avvenire, insinuarsi nell'animo dei contadini e dei piccoli borghesi senza mai ablJandonarc il pun{o di vista proletario, cansare ogni provo~azione e al tempo stesso imp1·imere nella coscienza di tulti che noi siamo un pal'iito di lotta, cli lotta fr1·econ– ciliabile contro tutto l'ordine esistente - questo còmpito è certamente assai climcile, qualche mo– mentanea oscillazione sarà anche pet'donabile - pure questo è il còmpito no tro. CARLO KAUTZT\\'. JLBILANCIO PASSIVO DELLA BORGHESIA lii. L'evoluzione prossima. A questi ed altr·i vizi che minano il suo dominio la bo1·ghesia cerca invano l'imedio: il rimedio in– conressabile è la rinuncia dei privilegi. Certo, molte tristi eredità il quarto stato 1·ivoluzion,uio le ebbe dal passato; ma con cieco egoismo non seppe cli– sfa1·sene mai. Neppur oggi conosco alcun limite alle sue p1·etese, nè sento alcun dolore fuor dei confini della pPopria pelle. E come lo potrebbe, so lo sfrut– tamento è la sua sola fonte di vita? Tuttavia la tirauuide bol'ghese trova il suo com• plemento nell'incoscienza ciel proletai·iato, dove le passioni cozzano ancora all'oscuro senza aver tro• valo la ragione delle sconfitte sul terreno econo– mico. E poi quante forze ~conosciute si rimuovono in grembo alla civiltà! 1~ ve1-o cho l'associazione si deve al bisogno di 1>1·odur1·0 e Pipartire la ricchezza, ma appunto 1>et'Chétal bisogno è sentito in modi così diversi, le dispute souo molteplici e asso1xlanti. Chi può bandi1·e un dogma sociale, fra questo trasrormarsi di contadini in b1·accianti, di al'lieri in opc1-ai, cli borghesi in proletarì, e di disoccupati in refrattarìl In che modo gli elementi sociali possono corrispondere subito alle loro runzioni, in mezzo a questo allearsi ibrido di sangui, di usanze, di ricchezze, di pregiudizi e di privilegi? . Non si può negare che un infinito popolo bru. 1ica, si l'iproduco e muo1·e senza comp1·eudere che il suo lavoro forma l'altrui ro1·tuna: come un'eletta cli gente non sa di dove1·e il proprio agio alla ra– pina degli ad, dei pacll'i, dei congiunti. Appena il 1iopolano o lo studente stanno per affel'ral'0 la verità, ecco i pulpiti, le scuole, le chiese e le accademie a sonòca1·li sotto un ammasso di morale e di scienza pagata un tanto al sillo– gismo. E rinsiclia riesco, perché nell'incompleto sviluppo dell'ambiente, il codice dello abitudini e Bib'ioteca Gino B1arco quello delle manette fanno produrre frutti mostruosi anche all'ingegno. J,'idea dell'uguaglianza è assu1•da sinchè vivano classi con runzioni opposte; non vi può es ·ere uguaglianza cho fra i simili: il l'osto è menzogna. ~la è possibile che scompaiano le classi 1 La ti-ibù selvaggia, il patriarc1to, la colonia, il Comune, lo Stato e lo conrederazioni di Stati non sono riuscite alla pl'oduzionc di un tipo sociale omogeneo. Il più ampio internazionalismo borghese non vi riuscirà neppure. Ed ecco il socialismo affermare ch·csso lo può. L'attenzione di tutti è desta da questa dichiarazione audace. Proclamano alcuni che il socialismo e un'evolu– zione natnntle cd esce dal g1·embo stes.so dei fatti, segnatamente dallo conquiste della g1-ande industria. Alt1·i sosten~ono ch'esso è rete1·na utopia ruol'i delle leggi biolog1che, o pe1· lo meno lo sh>1•zoinane di una miuoranza. Gli ottusi, gli arretl'ali o i pusilli 1·imangono indiffo1·enti alla cli··1n1ta. Ignorano essi quanta ma– teria s~ ti·asrormi in ricchezza mediante il lavo1·0; non vedono reno1·me spe1·pero di rorze naturali e sociali che avviene giornalmente sotto i 101·0 occhi, o lo chiamano a casaccio e con vario senso: in– giustizia! li socialismo crede che J'avvenil'e appa1"terra a coloro i quali saJ)l'anno associar meglio i 101·0sforzi pc1· la produzione, e a raggiunge1·0 questo intento desta le energie latenti degli ope1·ai, spingendoli alla conquista degli strumenti di lavoro. Nel campo dei fatti, contro tale gigantesca cor- 1•ente non sta che l'inerzia cieca e l'individualismo rassegnato o pugnace. Le soluzioni inte1·medie nascono dagli interessi di piccoli gruppi o si 'l'iattaccano a pel'iocli stol"ici già trasco1-si. Quanto agli sforzi dell'uomo isolato, che vengono additati come sublimi esempi, non sono altro che rulgori~di (Jualche meteora storica. Nè gli asceti nò i geni son matel'iali per edifi– ca1·e stabilmente la società: essi cercano l'evolu– zione in un mondo spirituale, o rapp1·esenta110 la testa di una falange in moto. Erficace e soltanto razione intensa e simultanea dello masse, o la superio1·ità di un popolo non consiste nella p,·oduzione cli incli,•iclui fenomeni, bensì nello s\"iluppo de' suoi elementi attivi. La piit vigorosa funzione dei popoli sembra esser oggi la grande industria: l'agricoltura, passata in seconda linea, ne aspetta il sorfìo creatore; la scienza stessa, dimenticate lo speculazioni asti-atte, si cfa al culto delle macchine. ~lo1·cò l'industi·ia, l'ingegno si ra computo; la for"ta si ra la,·oro. E gli elementi sociali sono assorbili eia questa nuova e mirabile attività, ma non trovano modo d'intendersi. Da un lato, la borghesia, iniziatrice d"indust1·ie, n1ole averne tutti i vantaggi; dall'altro lato, gli operai, p1'0dultori della ricchezza, chiedono di goderne. Il conflitto s'inasprisce su campo an– gusto, mentre· nuove generazioni fanno ressa chie– dendo lavol'o ad alte grida. La clott,•ina nata da <1uosto connitto porla le traccie della sua complessa 0l'igine: ò oltremodo invasiva e cerca. la rormula in ogni manirestaziol'le della , 1 ita. 'l'utta\'ia, nella sua essenza, essa è la scoperta delle leggi cli produzione, e di qui muove all'o1·ganizzazione di tutte le rorze produttrici. Il socialismo aspetta che queste forze si stacchino dalla socioh\ borghese, incapace a nutrirle, indi, arricchito di elementi senza i quali gli è impossi• bile la creazione cli una civilti\ nuova, vuole affer• mare la sua onnipotenza. La borghesia, pur col disordine e lo sperpero,
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